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Zone FAO di pesca: cosa sono e perché sono importanti

Zone FAO di pesca: un banco di pesce appena pescato
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Per avere un’idea più chiara relativamente al pesce che si acquista, e alla sua provenienza, è bene consultare l’indicazione delle cosiddette zone FAO di pesca. Sulle confezioni che troviamo in banco frigo è indicata questa dicitura. Occorre soltanto essere in grado di riconoscerla. Molti, in fase di acquisto, si saranno chiesti la provenienza del prodotto finito nel carrello. Una simile curiosità può essere fugata dal pescivendolo di fiducia, così come dall’addetto al reparto ittico interno al supermercato. Se però ci troviamo tra le mani una confezione pronta e sigillata, come possiamo capirlo in autonomia? L’informazione è visibile sull’etichetta della confezione, sebbene in molti, probabilmente, neppure lo sanno.

Riconoscere la zona FAO di pesca

Basta leggere, e saper leggere, le diciture riportate per risalire alle zone di provenienza del pesce. L’etichetta, o lo scontrino, ci indicano la zona FAO di pesca, concetto di oscura comprensione, oltre alla tipologia di prodotto, la sua data di scadenza e l’indicazione degli strumenti utilizzati. Tale informazione è, in verità, importantissima. Sebbene non le venga dato il giusto peso, o non sia proprio mai notata, è capace di segnalare la zona di provenienza di pescato, molluschi o crostacei. Di fatto, il luogo esatto in cui è stato catturato.

Il numero della zona FAO di pesca informa l’acquirente precisamente, non solo sul mare, bensì anche sull’eventuale bacino interno in cui è avvenuta la pesca. Ogni confezione di pesce deve avere l’indicazione di dove sia stata eseguita la cattura. Non si tratta soltanto del decongelato (se il prodotto arriva da mari lontani, lo si congela per prepararlo al trasporto), anche le confezioni di quello conservato devono fornire questa indicazione. La normativa è europea.

Zone FAO di pesca e loro numeri identificativi

Zone di pesca FAO: pesce al mercato
Il numero identificativo della zona FAO di pesca ci permette di capire da dove proviene il pesce

Sulla base del numero indicato sulla confezione, l’etichetta e/o lo scontrino, in corrispondenza della dicitura zona FAO, è possibile risalire al luogo di cattura del pesce. L’area di pesca più vicina a noi, quella inerente al mar Mediterraneo, la quale sta a significare che il pesce è pescato in acque italiane o dell’Europa meridionale, corrisponde al numero 37. Tutte le altre, riferite alle varie zone dei mari, sono invece le seguenti, consultabili visualizzando la mappa pubblicata sul sito della FAO.

Il numero 18 corrisponde al Mar Artico. Il 21 al quadrante nord-occidentale dell’Atlantico. Il 27 a quello nord-orientale e al vicino Mar Baltico. Il 31 all’Atlantico centro-occidentale. Il 34 a quello centro-orientale. Il 37 al Mediterraneo e al Mar Nero. Il 41 all’Atlantico sud-occidentale e il 47 a quello sud-orientale. I numeri 48, 58 e 88 stanno a indicare l’Oceano Antartico; il 51 e il 57 l’Indiano mentre con il 61, il 67, il 71, il 77, l’81 e l’87 si segnalano le zone di pesca comprese all’interno dello specchio idrico dell’Oceano Pacifico. Queste sono tutte le macroaree pescose presenti sulla superficie del nostro pianeta. A esse dobbiamo aggiungere le cosiddette sottozone, che comunicano con maggior precisione la zona di pesca.

Se ci concentriamo sul numero 37, riferito al Mediterraneo e che, dunque, ci riguarda più da vicino, troviamo queste sottozone:

  • 37.1.1 – Isole Baleari;
  • 37.1.2 – Golfo del Leone;
  • 37.1.3 – Mar di Sardegna. Queste tre aree sono tutte situate nel Mediterraneo occidentale;
  • 37.2.1 – Mar Adriatico;
  • 37.2.2 – Mar Ionio. Il .2, in questo caso, segnala la pesca nel Mediterraneo centrale;
  • 37.3.1 – Mar Egeo;
  • 37.3.2 – Levante. Qui ci troviamo nel Mediterraneo orientale;
  • 37.4.1 – Mar di Marmara;
  • 37.4.2 – Mar Nero
  • 37.4.3 – Mare di Azov. Queste ultime tre zone appartengono al bacino del Mar Nero.

Quanto è utile l’informazione sulle zone FAO di pesca

L’indicazione relativa alle zone di pesca FAO da cui proviene il pesce pescato rappresenta un’informazione utile per il consumatore. Sarebbe bene tenerne sempre conto, in fase di acquisto. Negli ultimi anni, specialmente, c’è stato un mare da evitare, o comunque limitare, dal momento che c’era il rischio che il pesce proveniente da lì potesse essere contaminato. Si tratta, naturalmente, dello specchio d’acqua a Nord del Giappone, a largo della zona della centrale nucleare di Fukushima. Come ben ricordiamo, il polo è stato protagonista, nel 2011, di una pericolosa fuoriuscita di materiale, altamente tossico, riversato poi nelle acque circostanti.

Nei mesi successivi a quel disastro, vari Paesi del mondo hanno messo in guardia i consumatori. Molti di essi hanno completamente evitato di acquistare prodotti ittici provenienti da quelle zone, identificate con il numero 61. Da qui, solo nel 2020, sono arrivati solo in Italia circa 21 milioni di chili di pesci, crostacei e molluschi, secondo i dati di Coldiretti.

Per completezza di informazione, è bene specificare che non vi sia alcuna prova sul fatto che l’acqua di Fukushima sia più radioattiva di quella di altri mari. A ben vedere, infatti, è possibile che si peschi pesce contaminato (magari saturo di mercurio) anche in altri specchi idrici. Conoscere il numero legato a una determinata area di pesca, comunque, ci consente di compiere una scelta informata sul pesce che acquistiamo.

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Mattia Mezzetti

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