Il Comitato la Goccia, a Milano, si è mobilitato per difendere il bosco urbano di Bovisa da un progetto di riqualificazione che prevede il completo disboscamento dell’area. La proposta: utilizzarlo come collegamento tra i parchi nord.
Architetti, giornalisti, artisti e tanti semplici cittadini. È variegata la composizione del comitato La Goccia, nato nel 2012 “per difendere l’area degli ex gasometri di Milano Bovisa (denominata La Goccia per la particolare forma planimetrica che la contraddistingue) da una incombente e massiccia speculazione edilizia che minaccia il pregevole patrimonio boschivo e di archeologia industriale presente al suo interno”, racconta Luciana Bordin, impegnata su questo fronte sin dalla fondazione, anche se tiene a sottolineare che più dei singoli, è la capacità di mobilitare persone con differenti competenze il vero valore aggiunto del comitato. Una delle prime proposte è di collegare, attraverso l’area della Goccia e dello Scalo Farini, i parchi a nord di Milano con la centrale area di Milano Porta Nuova.
I risultati raggiunti
Con il ricorso del 2015 per “la mancanza della prevista analisi di rischio”, il comitato ha bloccato i lavori per più di due anni. In questo arco di tempo il Comune di Milano ha rivisto i piani sull’area degli ex gasometri, decidendo di attribuire al Politecnico un ruolo prioritario. “L’attività informativa portata avanti dal comitato e il passare del tempo hanno giocato a nostro favore perché la sensibilità delle persone rispetto alle problematiche ambientali è notevolmente cambiata nel corso di questi ultimi anni”, aggiunge Bordin. “Con la creazione del Bosco delle sculture, centinaia di cittadini si sono resi conto della grande bellezza della Goccia e della necessità di salvare l’unico bosco urbano di Milano”. Il riferimento è al percorso di 27 sculture realizzate da artisti di tutto il mondo, un gesto collettivo, che rende omaggio agli alberi, intesi come simbolo di resilienza e rinascita.
Le nuove sfide
Oggi il comitato punta a evitare che il Lotto 1B, prossimo sito interessato dalle bonifiche invasive con scavo e movimentazione terra, venga completamente disboscato. Al suo interno ci sono diverse piante di notevole interesse, tra cui alcuni esemplari di gelso bianco e una quercia rovere che insiste su un suolo profondo non inquinato e ha più di 50 anni, oltre a distese di rovi che garantiscono un riparo per micromammiferi e sono culla di biodiversità. “La nostra proposta è quella di cambiare approccio e puntare sulla salvaguardia dell’ecosistema attraverso la sperimentazione di bonifica attraverso fitorimedio e lo sviluppo di attività di studio e ricerca sul bosco, con il coinvolgimento della cittadinanza” racconta Gianluca Rapaccini, giovane membro del comitato. Come si può trovare un equilibrio tra esigenze di sviluppo e tutela dell’ambiente? “La Goccia offre molte potenzialità in termini culturali – sottolinea Rapaccini – e questo potrebbe portare un grande valore alla città”.
Il valore della memoria
Imparare ad apprezzare la natura spontanea e selvatica in città sarebbe un grande passo, raccontano dal comitato, ancor più se fatto in un contesto industriale come le Grandi Officine del Gas, che portano con loro un’importante memoria storica. Questa si fonde con la memoria del suolo, che in questi anni ha fatto riscoprire specie di alberi ed essenze che venivano coltivate nella campagna della Bovisa prima dell’industria. “Questo tipo di natura ha costi di manutenzione nettamente inferiori a quelli dei parchi cittadini e, allo stesso tempo, offre maggiori potenzialità”, aggiunge Rapaccini. Nel bosco si può fare cultura, é il luogo dell’apprendimento per eccellenza. Nella Goccia si potrebbero portare servizi sociali, educativi e psico-pedagogici: “oltre ad accrescere la consapevolezza collettiva sui temi ambientali, quest’approccio porterebbe alla creazione di posti di lavoro e darebbe un forte segnale rispetto alla direzione che Milano prenderà nei prossimi anni in tema di gestione del territorio”, conclude.