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Tutti i dati del rapporto SNPA sul clima in Italia nel 2023

rapporto SNPA
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Secondo il rapporto SNPA, lo scorso anno è stato il secondo anno più caldo dopo il 2022, con un ottobre da record e temperature minime giornaliere mai così alte. All’insegna di un’estremizzazione del clima mediterraneo.

Chissà se il prossimo mese di ottobre sarà caldo come quello del 2023, che ha battuto tutti i record, superando di 3,27 gradi centigradi il valore climatologico e segnando il punto più alto della propria serie mensile dal 1961. Il dato è quello fornito dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA), che ha presentato a metà luglio il suo rapporto sul Clima in Italia nel 2023.

Un report che analizza da vicino gli eventi meteo e meteo-marini, gli andamenti di piogge e siccità dello scorso anno e traccia il quadro delle variazioni del clima nel nostro Paese negli ultimi decenni, inserendoli nel contesto climatico europeo e globale.

Mai così alte le temperature minime giornaliere

Il rapporto elaborato dal SNPA ci dice che il 2023 è stato l’anno in cui si sono registrate le temperature minime giornaliere più calde della serie storica, con un +1,20 gradi centigradi. Non erano mai state così alte. Rispetto alle temperature medie, il 2023 è stato invece il secondo anno più caldo dopo il record del 2022 (con un +1,14 gradi centigradi contro il +1,23 gradi centigradi del 2022) e il decimo anno consecutivo caratterizzato da un’anomalia positiva rispetto alla media del valore climatologico del periodo 1991-2020. Analogamente alla temperatura dell’aria, la temperatura superficiale dei mari italiani nel 2023 si è piazzata al secondo posto della serie storica, con un’anomalia di +0,9 °C rispetto alla media climatologica 1991-2020.

L’ottobre più caldo, con +3,27 °C

L’estate scorsa, l’Italia è stata investita da intense onde di calore, con le temperature di 48,2 °C registrate il 24 luglio a Jerzu e Lotzorai, nella Sardegna sud-orientale, massimo assoluto mai registrato in Sardegna, inferiore di 0,6 °C al record europeo di 48,8 °C registrato a Siracusa l’11 agosto 2021. Si sono registrate a luglio e settembre marcate anomalie superiori a +2 °C. Ma il mese relativamente più caldo è stato quello di ottobre.

Un’estremizzazione del clima mediterraneo

Un tempo tutto pazzo, si sarebbe detto una volta, quello del 2023 in Italia (e non solo), se non fosse che picchi di calore, precipitazioni eccezionali in alcune regioni e siccità estrema altrove non sono altro, ormai, che lo standard con cui fare i conti. Poiché questo tempo è il risultato del cambiamento climatico in atto; e l’aumento della temperatura segue un trend che – dopo dieci anni di superamento della media del valore climatologico del periodo 1991-2020 – si può definire consolidato, e che si accompagna di eventi meteo che riflettono un’estremizzazione del clima mediterraneo. Come le precipitazioni eccezionali che si abbattute lo scorso anno in Emilia-Romagna e in Toscana, e quelle, invece, particolarmente scarse che hanno caratterizzato l’andamento pluviometrico in Sicilia e in parte della Calabria ionica.

Precipitazioni poco al di sotto della media

Dopo il grave deficit del 2022 (–22%), le precipitazioni cumulate annuali in Italia nel 2023 risultano quasi nella media con un –4% rispetto al periodo 1991-2020. Con una prevalenza di anomalie negative mensili durante l’anno, persistenti da luglio a dicembre al Sud e nelle isole, i mesi più secchi sono stati febbraio (–56%) e settembre (–51%), mentre i mesi più piovosi maggio (+143%) e giugno (+77%). Particolarmente disastrose sono state le alluvioni che hanno colpito l’Italia centrale.

Le alluvioni di maggio e novembre in centro Italia

Nel corso del mese di maggio i territori centro-orientali dell’Emilia-Romagna sono stati investiti da due eventi pluviometrici in rapida successione, entrambi di entità eccezionale, con precipitazioni cumulate sui primi 17 giorni del mese che hanno raggiunto valori fino a 609,8 mm a Trebbio (Modigliana, bacino del Lamone) e 563,4 mm a Le Taverne (Fontanelice, bacino del Santerno). Gli eventi hanno causato 17 decessi, piene eccezionali, migliaia di frane e danni gravissimi ed estesi su tutto il territorio.

Mentre il 2 novembre in Toscana forti temporali hanno fatto registrare quantitativi di pioggia eccezionali, con cumulati massimi puntuali fino a 180-200 mm in 3 ore sulle zone settentrionali delle province di Pisa e Livorno e fino a 130-170 mm in 5-6 ore sulle zone meridionali della provincia di Pistoia e sulla provincia di Prato. Gli effetti al suolo sono stati disastrosi, con esondazioni che hanno interessato importanti aree commerciali e molte zone residenziali e causato 8 vittime.

Siccità e severità idrica continuano a interessare l’Italia

La siccità e i conseguenti problemi di severità idrica hanno continuato a interessare l’Italia nel corso del 2023, sebbene in maniera differenziata rispetto alla situazione critica riscontrata nel 2022. Infatti, dopo il minimo storico di risorsa idrica registrato nel 2022, cioè 67 miliardi di metri cubi – circa la metà del valore medio del trentennio climatologico 1991-2020 – la disponibilità di risorsa idrica naturale è in ripresa nel nostro Paese nel 2023, stimata in 112,4 miliardi di metri cubi.

L’Italia risulta comunque nel 2023 ancora in condizioni di siccità e severità idrica, avendo una disponibilità di risorsa idrica inferiore del 16% rispetto al valore medio 1991-2020. In particolare, i territori del nord e centro Italia nei primi quattro mesi dell’anno sono stati caratterizzati da situazioni di siccità severa ed estrema che si sono andate attenuando nel corso del 2023.

Negli ultimi tre mesi dell’anno, che generalmente risultano i più piovosi, si è registrato, in particolare, in Sicilia e in parte della Calabria ionica un consistente deficit di precipitazione, che ha determinato una condizione di siccità estrema. Anche la Sardegna è tra i territori in cui la disponibilità di acqua appare particolarmente ridotta.

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