Con “biodiversità” si fa riferimento ad un termine ombrello che riguarda letteralmente ogni singolo essere vivente che abita sul pianeta Terra, comprese tutte le piante e ovviamente anche le specie animali. Purtroppo, la presenza di un numero così alto (e prezioso) di esseri viventi sta piano piano diminuendo, e questo evidentemente a causa del sempre più distruttivo impatto umano. Le nostre attività quotidiane sono sfortunatamente state in grado di fare veri e propri disastri, distruggendo interi ecosistemi con il disboscamento selvaggio, l’inquinamento, e il cambiamento climatico, che di questi due ultimi fattori è diretta conseguenza.
Ciò significa che tutto è perduto e che non riusciremo mai più a ripristinare quello che è stato distrutto? Eccezion fatta per le specie già estinte, non sembra che per il momento sia ancora arrivato il momento di arrendersi. Al contrario, esistono in giro per il mondo (e anche nel nostro continente) importanti casi di successo legati alla tutela della biodiversità: ecco i migliori.
L’impegno della Comunità Europea
Senza necessariamente andare troppo distanti o cercare associazioni poco conosciute, vale la pena ricordare che la nostra stessa Unione Europea si è di recente attivata con una strategia ad hoc per la tutela della biodiversità, presentata a maggio 2020 e con degli obiettivi che fanno riferimento all’anno 2030.
I deputati UE hanno accolto in maniera favorevole l’impegno dell’UE a salvaguardare almeno il 30% delle aree marine e terrestri dell’Unione tra cui gli ecosistemi costieri, le torbiere, le praterie e le foreste. Inoltre, gli europarlamentari si sono impegnati affinché almeno il 10% delle aree marine e terrestri dell’Unione (comprese le foreste primarie esistenti e gli altri ecosistemi ricchi di carbonio) restassero indisturbate.
La strategia include anche molti altri punti importanti. Tra di essi, per esempio, troviamo la necessità di fissare degli obiettivi vincolanti per il recupero della natura, puntando all’obiettivo minimo del 30% per la superficie terrestre e marina dell’Unione. L’iniziativa include inoltre la creazione di un numero sempre maggiore di spazi verdi all’interno delle aree urbane e la protezione degli animali impollinatori a rischio di estinzione: questi ultimi, in modo particolare, svolgono un ruolo essenziale per le piante, di conseguenza la loro scomparsa potrebbe costituire un serio rischio per la nostra stessa sicurezza alimentare. L’Unione Europea, infine, si sta prodigando per limitare, per quanto possibile, l’impatto dell’agricoltura intensiva.
Extinction Rebellion
Il movimento non violento nato nel Regno Unito nel 2018 è operativo da anni con un approccio di disobbedienza civile fondamentale per alzare il livello di attenzione dell’opinione pubblica sui temi della perdita di biodiversità e sulla crisi climatica, entrambi processi che come abbiamo visto in precedenza sono strettamente collegati. Il nome dell’organizzazione fa proprio riferimento al fatto che senza azioni concrete, decise e a modo loro “ribelli”, anche lo stesso genere umano potrebbe seriamente rischiare l’estinzione. Le richieste sono dunque molto chiare: i suoi membri chiedono a gran voce ai potenti del mondo azioni decise e soprattutto radicali e immediate per evitare il potenziale impatto devastante dell’essere umano sul pianeta Terra
WWF
Si tratta probabilmente della più nota organizzazione internazionale (attiva fin dal 1961 per volere del biologo Julian Huxley) che si adopera per la protezione e la conservazione della biodiversità. Il World Wildlife Fund, con sede a Gland in Svizzera, ha da sempre chiarito nella sua mission che il suo obiettivo principale è “bloccare la degradazione dell’ambiente naturale del pianeta e costruire un futuro in cui l’uomo vivrà in armonia con la natura”. Sono dunque numerose le aree dove il WWF è attivo, dalle foreste, agli oceani e alle coste, passando per gli specchi di acqua acqua dolce, per la salvaguardia delle specie selvatiche, del cibo e del clima.
Esistono in questo senso in giro per il mondo centinaia di oasi naturali protette dal WWF, che si occupa dunque della conservazione degli ecosistemi e della biodiversità in stretta collaborazione con le popolazioni locali.
Greenpeace
Un’altra organizzazione non governativa particolarmente nota e conosciuta soprattutto per le sue “performance” plateali e spesso controverse è Greenpeace, fondata a Vancouver nel 1972. In questo caso l’organizzazione opera non soltanto per la conservazione delle specie e la protezione della natura, ma intraprende anche azioni e iniziative spettacolari (ma sempre non violente) per l’interruzione dei test nuclearI. In tempi non sospetti, in modo particolare, le attività di Greenpeace si sono focalizzate su tre aree di lavoro: la lotta contro la pesca a strascico, quella contro il riscaldamento globale e quella contro l’ingegneria genetica.
Greenpeace, che storicamente ha sempre rifiutato fondi governativi per finanziare le proprie attività, è nota soprattutto per essersi battuta contro i primi test delle bombe atomiche nell’Oceano Pacifico e contro il massacro di balene e foche per scopi commerciali.
Fridays for Future
L’impegno ambientalista di Greta Thunberg e la sua protesta pacifica ma potentissima contro il Parlamento svedese ha portato alla fondazione di un nuovo movimento, il più recente tra cui sopra citati: i ragazzi e le ragazze di Fridays for Future, tutti giovani e giovanissimi, hanno quindi iniziato a manifestare per le strade di tutto il mondo per sollevare le coscienze e chiedere ai governi mondiali azioni concrete contro il cambiamento climatico e a favore della conservazione della biodiversità. La Generazione Z, da questo punto di vista, è in assoluto quella ad oggi più interessata al riscaldamento globale e alla transizione green: d’altra parte, senza azioni concrete da parte dei policy makers il futuro del genere umano potrebbe essere, com’è ormai arcinoto, in serio pericolo.