Chiudi
Cerca nel sito:

Transizione energetica, luci e ombre del Pniec 2024

Transizione energetica, luci e ombre del Pniec 2024
Condividi l'articolo

L’Italia ha consegnato a Bruxelles all’inizio di giugno la versione definitiva del suo Piano integrato energia e clima (Pniec 2024), documento chiave per la transizione energetica nazionale e il conseguimento degli obiettivi europei sul clima. Il testo conferma l’obiettivo di 131 gigawatt di potenza da rinnovabili al 2030 e introduce uno scenario sul nucleare. Ma tradisce gli impegni sottoscritti al G7 ambiente per l’abbandono delle fonti fossili. E secondo il think tank Ecco potrebbe costarci 15 miliardi di euro per eccesso di emissioni di CO2.

Decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno dell’energia, ricerca innovazione e competitività: sono le cinque “dimensioni” prese in considerazione dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) nel definire gli obiettivi, le politiche e le misure da mettere in atto e valutare i traguardi sinora raggiunti dal nostro Paese. Il testo definitivo del nostro Pniec 2024 è stato inviato a Bruxelles il 3 giugno dai ministeri dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e delle Infrastrutture e dei Trasporti. È l’aggiornamento del Pniec 2019, con target rivisti in parte al rialzo, in parte a ribasso, in base ai mutati contesti geopolitici e agli investimenti effettuati.

L’orizzonte è al 2030, l’anno di riferimento per le valutazioni e la costruzione del piano è il 2022. Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto lo ha definito “uno strumento programmatorio che traccia con grande pragmatismo la nostra strada energetica e climatica, superando approcci velleitari del passato”; un piano che “non nasconde i passi ancora necessari per colmare alcuni gap, ma si concentra sulle grandi opportunità derivanti dallo sviluppo di tutte le fonti, senza preclusioni”, ha proseguito Pichetto, citando in particolare lo scenario sull’energia nucleare, sia da fissione nel medio termine (a partire dal 2035) che da fusione (a ridosso del 2050).

Pniec 2024, lo scenario nucleare

L’aggiornamento del Piano prevede, infatti, per la prima volta, una specifica sezione dedicata alle analisi della Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile istituita dal MASE a novembre 2023, che mirano a valutare l’eventuale utilità e convenienza di una produzione di energia tramite le nuove tecnologie nucleari in corso di sviluppo. E secondo le ipotesi di scenario sviluppate, il nucleare da fissione, e nel lungo termine da fusione, potrebbero fornire al 2050 circa l’11% dell’energia elettrica totale richiesta, con una possibile proiezione verso il 22%.

Pniec 2024, i punti chiave

I punti chiave del Pniec 2024 sono le fonti rinnovabili elettriche ma anche una forte accelerazione nella produzione di combustibili rinnovabili come il biometano e l’idrogeno insieme all’utilizzo di biocarburanti per contribuire alla decarbonizzazione del parco auto esistente, la diffusione di auto elettriche, la riduzione della mobilità privata, la cattura e lo stoccaggio della CO2, le ristrutturazioni edilizie e l’elettrificazione dei consumi finali, in particolare attraverso un crescente peso nel mix termico rinnovabile delle pompe di calore.

Per quanto riguarda le fonti di energia rinnovabile, l’Italia dovrà raggiungere al 2030 una potenza di 131 gigawatt, di cui, secondo le previsioni, quasi ottanta (79.2) deriveranno dal solare, 28.1 dall’eolico, 19.4 dall’idrico, 3.2 dalle bioenergie e un gigawatt da fonte geotermica. Sul fronte delle emissioni e degli assorbimenti di gas serra, l’Italia prevede di superare l’obiettivo del “FitFor55” riguardante gli impianti industriali vincolati dalla normativa ETS (Emission Trading System) arrivando a meno 66% rispetto ai livelli del 2005 (a fronte dell’obbiettivo UE di meno 62%).

Anche nei settori non-ETS (civile, trasporti e agricoltura) si registra un sostanziale miglioramento degli indicatori emissivi, ma “per raggiungere i target europei ad oggi ancora troppo sfidanti sarà necessario profondere ulteriori energie”, scrive il MASE.

Pniec 2024, rivisti a ribasso alcuni obiettivi fissati nel 2019

Il Pniec 2024 sottolinea come, se confrontati con gli obiettivi declinati nel Pniec 2019, i valori al 2022 hanno messo in luce delle distanze rispetto ai risultati che ci si prefiggeva di raggiungere. “A livello esemplificativo, al 2030 la penetrazione delle fonti rinnovabili a politiche vigenti assume un valore del 26%, contro un obiettivo del Pniec 2019 del 30%; il consumo finale a politiche vigenti assume un valore di 111 Mtep, contro un obiettivo del Pniec 2019 di 104 Mtep; la riduzione delle emissioni nei settori dell’Effort Sharing Regulation (ESR: trasporti stradali, edifici, piccola industria, rifiuti e agricoltura) a politiche vigenti assume un valore di 29,3%, contro un obiettivo del Pniec 2019 del 33%. Questi ‘gap’ – prosegue il testo – possono essere imputati principalmente all’eccessivo ottimismo del Piano 2019 circa la possibilità di raggiungere gli obiettivi, all’incompleta attuazione delle misure previste e al mutato contesto (pandemia, ripresa economica, guerra)”.

Secondo l’analisi di contesto del Piano nazionale, il percorso da compiere richiederà dunque uno sforzo estremo, in particolar modo per quanto riguarda la riduzione dei consumi e delle emissioni nei settori legati agli impegni dell’Effort Sharing Regulation (ESR). Questo significa che, oltre alle azioni di decarbonizzazione dei settori industriali energivori e termoelettrici legati agli obiettivi dell’Emission Trading Scheme (ETS), per i quali sarà importante sfruttare tutte le tecnologie disponibili, occorrerà agire diffusamente con misure drastiche anche nella riduzione dei consumi e delle emissioni carboniche del terziario, del settore residenziale, e in particolare del trasporto attraverso un deciso shift modale verso il trasporto pubblico e la riduzione dei fabbisogni di mobilità, senza trascurare il ricambio dei mezzi pubblici e privati verso veicoli più efficienti e a ridotte emissioni di CO2.

Pniec 2024, deludente secondo il think tank ECCO

Secondo il think tank italiano per il clima ECCO, che dettagliatamente esaminato il testo, la versione finale del Pniec è deludente rispetto alle prospettive di miglioramento dichiarate lo scorso anno con l’invio della prima proposta a Bruxelles. Soprattutto, non risponde pienamente alla necessità di abbandonare i combustibili fossili, così come è stata individuata alla Cop28 di Dubai, e come si sono poi accordati i ministri del G7, sotto presidenza italiana, a fine aprile per attuare i risultati della COP28 a livello domestico.

E i mancati tagli alle emissioni di CO2 rischiano di costare all’Italia circa 15 miliardi di euro, evidenzia Ecco: “Stando alle stime del Piano, l’Italia non centra gli obiettivi emissivi per circa 100 milioni di tonnellate di CO2 equivalente cumulate nel periodo che, sulla base di alcune delle proiezioni più recenti dei costi della CO2, equivalgono a circa 15 miliardi di euro. Una spesa che graverà sulle casse dello Stato, in un Paese già fortemente indebitato, con limitato spazio fiscale”.

L’analisi del think tank

In base all’analisi del think tank, il Piano mostra contraddizioni rispetto agli obiettivi sia nel suo impianto, sia rispetto alle norme e decreti che, nell’anno trascorso, avrebbero dovuto iniziare ad attuarlo. Il Pniec non ha forza legale né un impianto attuativo coerente, con le risorse dedicate e le valutazioni di impatto delle politiche non chiarite; manca una visione del percorso di transizione energetica e trasformazione economica del Paese, non individuando strategie per l’abbandono delle fonti fossili; l’ambizione sulle rinnovabili non è supportata dallo sviluppo di un quadro coerente di politiche; l’elettrificazione non è individuata come leva per la decarbonizzazione; manca una visione organica della trasformazione industriale nella decarbonizzazione; non c’è un piano per garantire la sostenibilità sociale di fronte ai grandi cambiamenti tecnologici e di mercato che investiranno le persone e le imprese.

I ministri G7 si sono impegnati a triplicare la capacità rinnovabile, raddoppiare l’efficienza energetica, sestuplicare (a livello globale) gli stoccaggi, aumentare significativamente gli investimenti nella rete, completare la decarbonizzazione del settore elettrico nel 2035, dare priorità all’elettrico come tecnologia chiave della decarbonizzazione dei trasporti e terminare i sussidi fossili inefficienti entro il prossimo anno. Poco o nulla di questi impegni G7 sono riflessi nel Pniec, sottolinea Ecco.

Ultime Notizie

Cerca nel sito