Semplificare le procedure di autorizzazione degli impianti di energia rinnovabile. Approvare una legge per il clima, potenziare la ricerca e rafforzare la circolarità delle produzioni. Sono alcune delle proposte per accelerare la transizione ecologica promosse dal Consiglio nazionale della Green economy.
Una legge per il clima e una per il suolo, procedure amministrative semplificate e tempi certi per gli impianti di energia rinnovabile, una riforma della fiscalità in chiave ecologica, potenziamento della circolarità di produzioni e consumi. Ma non solo. Sono 11 le proposte di misure prioritarie per ottimizzare il rapporto costi benefici della transizione ecologica presentate dal Consiglio nazionale della green economy in occasione degli Stati generali della Green Economy organizzati a Ecomondo in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e la Sicurezza energetica e la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile guidata dall’ex ministro dell’ambiente Edo Ronchi. Un pacchetto di misure approvate dalle 68 organizzazioni di imprese che compongono il Consiglio e ritenute di fondamentale importanza per lo sviluppo di un’economia decarbonizzata, circolare e rigenerativa, come richiesto dalle politiche e dagli obiettivi europei. A cominciare da quelli, vincolanti, di riduzione delle emissioni di gas serra e dall’attuazione in Italia del pacchetto europeo “Fit for 55” per la decarbonizzazione al 2030, su cui siamo invece molto indietro. “Un maggiore impegno nelle misure per la transizione ecologica all’economia di domani – ha commentato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile – potrebbe contribuire in modo decisivo al rilancio dell’economia italiana, a promuovere innovazioni e investimenti”.
Transizione ecologica: quali misure per accelerarla
L’Italia è l’unico Paese europeo in cui manchi una legge per il clima. Il Consiglio insiste, in particolar modo, sulla necessità di valorizzare al meglio le potenzialità della nostra economia circolare per tagliare i costi di importazione delle materie prime, di cui l’Italia è fortemente dipendente. Soprattutto a fronte dei nostri buoni risultati: una buona produttività delle risorse, un buon livello di riciclo dei rifiuti (il 72% nel 2020, contro una media europea del 58%), un buon tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo (del 18% nel 2021, a fronte di una media europea del 12%).
Ecco allora come, secondo il Consiglio nazionale della green economy, si può accelerare la transizione:
- semplificare, rendere brevi e certi i tempi per le autorizzazioni. La durata e la complessità delle procedure amministrative rappresentano fattori rilevanti di costo e ostacolo allo sviluppo degli investimenti per la realizzazione e l’esercizio degli impianti per la transizione ecologica;
- approvare anche in Italia una legge per il clima. In un cambiamento di vasta portata come la transizione climatica ed ecologica, serve un quadro legislativo certo, stabile, pluriennale;
- approvare una legge per la tutela del suolo con misure di adattamento. L’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi causato dalla crisi climatica genera ingenti e crescenti danni, con enormi costi economici e sociali;
- attuare una riforma della fiscalità in direzione ecologica. I prelievi e gli incentivi fiscali hanno un impatto rilevante sui costi delle misure e degli investimenti per la transizione ecologica;
- accelerare la produzione di energia da fonti rinnovabili e l’elettrificazione nei trasporti, negli usi civili e nell’industria. È urgente arrivare almeno a 10 GW di nuovi impianti per rinnovabili elettriche;
- introdurre un sistema efficace di incentivazione per l’efficienza energetica. Negli edifici (residenziali, del commercio e dei servizi) si consuma la quota maggiore di energia, circa il 45%;
- rafforzare la circolarità di produzioni e consumi. L’utilizzo più efficiente dei materiali non genera solo benefici ambientali, ma un rilevante vantaggio economico e competitivo per l’Italia;
- rafforzare le imprese nazionali con un Piano nazionale di sviluppo delle filiere produttive per la transizione ecologica;
- aumentare la quantità e migliorare la qualità del lavoro e aggiornare le competenze;
- migliorare l’accesso ai finanziamenti e l’attrazione degli investimenti;
- potenziare la ricerca e l’innovazione. L’Italia investe troppo poco in ricerca e sviluppo: l’1,6% del Pil, molto meno delle grandi economie europee.
Nasce l’Osservatorio sulla transizione ecologica dell’economia e delle imprese
Questa edizione degli Stati generali della Green Economy è stata anche l’occasione per annunciare la nascita dell’Osservatorio sulla transizione ecologica dell’economia e delle imprese italiane, istituito con l’obiettivo di indagare per indagare sui potenziali di sviluppo e di innovazioni tecnologiche significative, già in fase di industrializzazione o di produzione, utilizzate dalle imprese italiane per incentivare la green economy. Nel suo consiglio d’amministrazione siedono rappresentanti di istituzioni di ricerca nazionali (ISPRA, ENEA, RSE, CNR, ISTAT, CREA, CENSIS), di associazioni dell’industria italiana e delle parti sociali (Confindustria, CNA, Legacoop e FLC-CGIL), esponenti del mondo scientifico (Università Sapienza di Roma, Politecnico di Milano, UNIFE-CERCIS, Bocconi, Sant’Anna di Pisa) e soggetti finanziari (Cassa Depositi e Presiti e Intesa Sanpaolo Innovation Center).