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Tracciabilità dei rifiuti: passi avanti con la Prassi di riferimento

tracciabilità rifiuti
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La scarsa tracciabilità dei flussi è la principale debolezza del nostro sistema di gestione dei rifiuti. Il sistema Sistri è stato fallimentare e sono scarse le aspettative sul nuovo Rentri. Da Utilitalia arriva una prassi per quantificare i rifiuti effettivamente avviati a riciclo, certificarne la destinazione finale e verificare il rispetto degli obiettivi europei.

La mancanza di un sistema di tracciabilità dell’intero ciclo dei rifiuti, condiviso e accettato da tutti gli operatori, è stata probabilmente il vulnus principale nella gestione dei rifiuti in Italia. Tracciabilità effettiva: non l’ennesima liturgia di formalità documentale, ma concreto monitoraggio e controllo dei passaggi in cui si articolano le singole filiere dei rifiuti, soprattutto quelle derivanti dalle raccolte differenziate. Tracciabilità che dovrebbe garantire trasparenza ed efficienza economica e ambientale, ed essere la base di analisi e scelte da compiere, sia sul fronte dei rifiuti urbani che degli speciali.

La tracciabilità dei rifiuti si ferma alla fase del conferimento agli impianti di stoccaggio

A dire il vero, buone pratiche sul fronte della tracciabilità sono state implementate da Hera in Emilia-Romagna; da Contarina, nel trevigiano, su alcune filiere; e da Veritas, multiutility pubblica che fornisce servizi ambientali in 45 Comuni veneti tra cui Venezia, che ha applicato minuziosamente a quasi tutte le filiere – carta e cartone, vetro, plastiche, metalli (acciaio e alluminio), organico, verde, ramaglie e legno – un disciplinare di tracciabilità, raggruppando circa il 90% dei rifiuti urbani. Per il resto, nella maggior parte dei casi la tracciabilità si è tradotta in una sorta di autocertificazione: nella compilazione di formulari e documenti come il Mud e i registri di carico e scarico, senza controlli né verifiche esterne. Tra l’altro, dopo la fase della raccolta, una volta passati per i primi impianti di stoccaggio o trattamento, la tracciabilità dei flussi di rifiuti tende gradualmente a sbiadire. Persino nel caso di raccolta differenziata spinta, la tracciabilità si ferma alle fasi del conferimento ai primi impianti o, nel migliore dei casi, a qualche risultato ottenuto su alcune frazioni di semplice gestione (in genere l’organico). Nel caso dei rifiuti urbani registriamo esattamente percentuali e quantitativi raccolti, ma non riusciamo ad avere la stessa chiarezza su ciò che si fa con i materiali raccolti e con quali performance, quale destinazione hanno gli out put nel mercato. Dopo la raccolta, insomma, si abbassa la tensione.

La Prassi di riferimento sui rifiuti consente di verificare il rispetto degli obiettivi europei in tema di riciclo

Per rispondere a questa fragilità di sistema, anche nell’ottica di verificare il rispetto degli ambiziosi target di riciclo chiesti dall’Unione europea, è stata pubblicata a settembre la prima Prassi di riferimento UNI/PdR 132:2022. Documento promosso da Utilitalia, coinvolgendo Ispra, i principali operatori e associazioni del settore, Conai e i consorzi di filiera. La Prassi è stata elaborata partendo da alcune buone pratiche adottate a livello volontario dalle imprese associate a Utilitalia e permette di tracciare le quantità di rifiuti avviate a riciclaggio, per il monitoraggio dei dati e la verifica degli obiettivi contenuti nelle Direttive europee sull’economia circolare, basati sull’effettivo riciclaggio di quanto raccolto (obiettivo europeo è il 65% entro il 2035) e non più sulla sola raccolta differenziata. Gli operatori della filiera potranno quindi certificare la destinazione finale dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata e dare evidenza della loro corretta gestione, in ottica di trasparenza e applicazione delle migliori pratiche. “La misurazione è fondamentale per migliorare la gestione dei rifiuti – commenta il vicepresidente di Utilitalia Filippo Brandolini – e l’impegno che i cittadini mettono in atto per conferire i propri scarti deve essere supportato da un modello di gestione industriale, l’unico in grado di garantire ai rifiuti, nel rispetto della gerarchia europea, un’effettiva seconda vita”. Secondo Utilitalia la Prassi andrà a beneficio dell’intera filiera: dagli impianti di trattamento ai consorzi obbligatori, fino agli enti di controllo e alle Autorità di settore, per tutte le fasi di controllo e di monitoraggio dei dati. Giuseppe Rossi, presidente UNI (ente nazionale di unificazione e normazione, attivo in tutti i settori industriali) aggiunge: “per un effettivo recupero di valore dai rifiuti urbani è necessario monitorare e tracciare i flussi, avere definizioni uniformi e indicatori condivisi che diano credibilità all’informazione, in piena sinergia con i metodi di calcolo e quantificazione stabiliti per legge; questa è la missione della UNI/PdR 132, importante tassello nelle attività di normazione UNI per l’economia circolare, alla quale nelle prossime settimane si aggiungerà la specifica tecnica UNI/TS 11820 sugli indicatori e i metodi per la misurazione dei processi circolari nelle organizzazioni. La normazione supporta la Strategia nazionale per l’economia circolare”.

Il Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti introdotto nel 2009 è stato un fallimento

Nel dicembre 2009 l’allora Ministero dell’Ambiente aveva proposto il “Sistema di controllo della Tracciabilità dei Rifiuti” (Sistri), con il duplice scopo di contrastare il traffico illecito e lo smaltimento abusivo dei rifiuti e semplificare gli adempimenti documentali previsti per le imprese. Di fatto mai entrato in vigore. Il Sistri rispondeva quasi esclusivamente a una logica securitaria, cresciuta in anni segnati dalle ricorrenti emergenze rifiuti in Campania, e puntava su un sistema di rilevamento satellitare tramite chiavette USB inserite all’interno delle motrici che trasportavano i rifiuti. Il risultato è stato un fallimento, che ha interessato persino la Procura di Napoli in merito alle procedure di affidamento dell’appalto per la sua messa in campo. Attualmente il Ministero della Transizione ecologica sta lavorando ad una sorta di Registro elettronico denominato Rentri, che non pare avrà impatti sostanziali per gli operatori: la carta verrà sostituita dai bit, ossia la documentazione sarà digitalizzata, senza cambiare nulla nella pratica.

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