Chiudi
Cerca nel sito:

Tassa sui rifiuti (TARI): si paga di più (e si evade di più) dove il servizio funziona peggio

Rapporto Rifiuti Speciali
Condividi l'articolo

L’istruttoria elaborata dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio scatta un’istantanea sulla Tari, tra livelli di efficienza, sistemi di calcolo e ancora alti livelli di evasione, dove i Comuni più in difficoltà sono anche quelli che fanno peggio, soprattutto al Centro-Sud.

A inizio di quest’anno l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (upB) ha pubblicato il Focus n. 5/2024 “La tassa sui rifiuti: carico fiscale, riscossione e implicazioni sui bilanci dei Comuni”, un’analisi che prova a fare il punto sullo stato di salute sul sistema di finanziamento del servizio di raccolta e gestione dei rifiuti.  Un’istruttoria resa necessaria dalle disposizioni contenute nella Legge di Bilancio 2024, che è intervenuta sul sistema di calcolo, nel suo tentativo di incentivare la tariffa puntuale – Tariffa corrispettiva puntuale (Tcp) –, ovvero il pagamento sulla base del livello di raccolta differenziata.

La Tari rappresenta, infatti, il tributo locale destinato alla copertura dei costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani, è riscossa dai Comuni e viene pagata dai proprietari o detentori di immobili in grado di produrre rifiuti, indipendentemente dall’uso effettivo degli stessi.

In particolare, il Focus dell’Ufficio parlamentare affronta la questione della sua mancata riscossione, essendo una risorsa particolarmente rilevante per i Comuni, soprattutto per la solidità dei loro bilanci.

I punti salienti

Dall’analisi puntuale emergono alcuni spunti, che possono essere sintetizzati come segue.

I costi della Tari sono più elevati al Centro e al Sud

I costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani (quindi della Tari) risultano più elevati nei Comuni del Sud e del Centro rispetto a quelli del Nord, sebbene con notevoli differenze all’interno di ciascuna macro-area. Vi influiscono, da un lato, i maggiori costi variabili della gestione dei rifiuti, che riflettono soprattutto le carenze impiantistiche e, dall’altro, la dimensione comunale, che incide sia sui costi fissi che su quelli variabili del servizio, con i Comuni più grandi che tendono a pagare una Tari più alta.

La capacità di riscossione dei Comuni

Nonostante i miglioramenti degli anni post pandemia, dai dati emerge una capacità di riscossione dei Comuni limitata che tende a diminuire con l’aumentare della popolazione residente. Gli incassi complessivi nel triennio 2021-23 sono stati mediamente pari a circa l’85 per cento degli importi accertati, con valori decrescenti passando dal Nord al Sud (94 per cento nel Nord, 86 nel Centro e 77 nel Sud).

I crediti tributati alti vengono più frequentemente evasi

I versamenti spontanei e la capacità di recupero dei crediti tributari della Tari tendono a diminuire all’aumentare del livello del tributo.

Il cittadino soddisfatto paga più frequentemente la Tari

L’adempimento spontaneo è tanto maggiore quanto più elevati sono la qualità percepita del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, la ricchezza dei contribuenti e l’impegno del Comune nella gestione amministrativa del tributo. Si tratta di fattori che, da un lato, rendono plausibilmente più accettabile il versamento da parte del contribuente e, dall’altro, meno semplice sfuggirne.

Nei Comuni più grandi la riscossione della Tari è minore

La minore riscossione della Tari che si osserva nei Comuni più grandi è spiegata sia dall’impatto negativo conseguente ai più elevati livelli del tributo – dovuti ai più alti costi del servizio – sia dal maggiore grado di urbanizzazione. “Il più elevato carico fiscale (la Tari pro capite) e la percezione di una qualità del servizio relativamente più bassa a causa della maggiore complessità della gestione dei rifiuti determinata da un’utenza più vasta, può disincentivare il contribuente al pagamento del tributo”.

    Anche da questo angolo d’osservazione, quindi, non ci sono dubbi che l’efficienza del servizio di gestione dei rifiuti urbani nell’ambito della privativa, ricadendo all’interno di un servizio pubblico, porti a minore evasione e che, specularmente, si paghi di più dove c’è meno efficienza. Ennesima riprova del fatto che puntare su un ciclo integrato di carattere industriale capace di costruire le catene del valore rispetto alle singole filiere, oltre a dare enormi benefici ambientali, aiuti anche i cittadini a ridurre il peso delle bollette.

    PNRR e superamento dei divari territoriali

    Il Focus dimostra anche come il superamento dei divari territoriali nella dotazione impiantistica delle Regioni del Centro-Sud, che è tra gli degli obiettivi teorici del PNRR, sia cruciale, non solo affinché la Tari diventi uno strumento efficace per ridurre le quantità dei rifiuti prodotti, ma soprattutto per rendere l’imposizione della Tari equa tra diverse aree del paese e per aumentare la capacità degli Enti locali di coprire i costi del servizio. Come le risorse che arriveranno nei territori dal PNRR serviranno davvero a questo scopo lo scopriremo a breve, anche se la partenza non induce a facili ottimismi.

    L’evasione della Tari incide sugli altri servizi pubblici

    Ciò che è certo è che “la mancata riscossione di parte della Tari compromette l’integrale copertura dei costi di gestione dei rifiuti con gli introiti della tassa”, con ricadute negative anche sugli altri servizi curati dagli enti. Nonostante questo, spiegano gli autori del Focus, “la spesa per il servizio di gestione dei rifiuti non risulta risentirne, rimanendo allineata alla Tari accertata e non a quella riscossa, suggerendo che i Comuni attingono ad altre voci di bilancio per garantire la continuità del servizio a scapito di altri. Ciò avviene soprattutto tra i Comuni del Sud, normalmente caratterizzati da minori disponibilità di spazi finanziari e da livelli di fornitura dei servizi comunali già mediamente deficitari”. C’è da immaginarsi, infatti, che almeno una parte dei mancati introiti vadano a impattare sui servizi sociali offerti ai cittadini.

    La copertura dei costi di gestione dei rifiuti con risorse diverse da quelle rivenienti dalla Tari, reso possibile nella gestione di cassa dei bilanci comunali, avviene soprattutto nei Comuni del Sud (1.072 milioni nel 2021, 871 nel 2022 e 677 nel 2023, a fronte di importi molto più ridotti nelle restanti macro-aree), per i quali si registra una maggiore non riscossione della tassa.

    Infine, la compensazione della Tari non riscossa con altre risorse comunali riduce la percezione del tributo da parte delle comunità locali come una benefit tax, i cui oneri dovrebbero invece essere connessi direttamente all’intensità e alla qualità del servizio, e lo depotenzia come strumento per incentivare la riduzione delle quantità dei rifiuti prodotti.

    A ciò si aggiunga che, spesso, essendo l’evasione legata direttamente all’inefficienza gestionale, disincentiva gli stessi Comuni a serie azioni di riscossione, soprattutto laddove la fiducia è al minimo e il rapporto con l’elettorato in bilico, principalmente durante le tornate elettorali. Come un cane che si morde la coda, insomma.

    Ultime Notizie

    Cerca nel sito