Parte dai Consorzi di bonifica della Toscana la proposta di un tavolo tecnico regionale per ampliare le conoscenze e definire linee guide regionali di contrasto alla diffusione di specie invasive aliene, che minacciano l’equilibrio degli ecosistemi.
Poligono del Giappone, l’ailanto e millefoglio americano. Sono alcune delle specie vegetali aliene che i Consorzi di bonifica, sempre più spesso, identificano sui corsi d’acqua toscani durante le attività di manutenzione. Le specie vegetali aliene sono piante che, a causa dell’attività umana, si trovano a colonizzare territori che non rappresentano i loro areali storici, riuscendo ad autosostenersi e riprodursi anche nei nuovi habitat, alterandone spesso l’equilibrio. Le nuove specie entrano infatti in competizione con quelle autoctone, a volte prendendo il sopravvento grazie all’assenza di predatori e parassiti specifici, in grado di contrastarne la crescita. Ad oggi sono migliaia le specie aliene introdotte pressoché in tutti gli ambienti del mondo, spesso con significativi impatti ambientali ed economici. In Europa si stima che siano state introdotte oltre 13mila specie aliene, e che oltre 1.300 di queste causino impatti negativi sull’ambiente.
Specie invasive aliene: in Toscana del Nord è diffuso il millefoglio americano
Nei corsi d’acqua del comprensorio gestito dal Consorzio di bonifica 1 Toscana Nord (Lunigiana, Valle del Serchio, Versilia e Massaciuccoli) è frequente la presenza del millefoglio americano (myriophyllum aquaticum), già inserito dalla Commissione Europea nell’elenco delle specie esotiche e invasive di rilevanza comunitaria. Una pianta aliena, che rappresenta un significativo ostacolo al regolare deflusso delle acque e una minaccia alla biodiversità degli ecosistemi fluviali. La forte espansione della pianta, favorita da un ideale clima mite e dall’assenza di competitori naturali, ostacolo il deflusso delle acque, ha impatti negativi sulla biodiversità e crea un ambiente potenzialmente favorevole a veicolare malattie finora assenti. Per tale motivo il Consorzio di bonifica almeno due volte all’anno procede alla rimozione del millefoglio americano dagli alvei, adottando particolari cautele nella pulizia delle attrezzature utilizzate, per evitare che frammenti della pianta possano essere trasportati in altri luoghi, favorendole la diffusione. Il Consorzio ha inoltre avviato una serie di studi con le Università di Firenze e Pisa per individuare, in assenza di letteratura in merito, le tecniche più efficaci per il contenimento del fenomeno. “Da anni portiamo avanti una battaglia contro il myriophyllum acquaticum, probabilmente diffuso da un acquario casalingo abbandonato – ha spiegato Nicola Conti dell’ufficio ambiente del Consorzio di bonifica 1 Toscana Nord – Ora la situazione è drammatica, sia dal punto di vista idraulico che ecosistemico, ma sta diventando anche un problema economico, a causa dei costi che dobbiamo affrontare per liberare i corsi d’acqua da questa pianta. Servono un supporto normativo, linee guida generali per tutti, ma anche sostegno economico: sarebbe necessario che la Regione mettesse in campo fondi destinati al contrasto delle specie aliene”.
Le ricerche sul contrasto alla diffusione del poligono del Giappone e dell’ailanto
La Toscana è protagonista nella richiesta di un progetto comunitario Life per il contrasto all’espansione del poligono del Giappone, una specie originaria dell’Asia Orientale, introdotta in Europa a scopo ornamentale a metà del 1800 e diffusasi rapidamente anche in Italia. La sua espansione può causare maggiore erosione del suolo fino a compromettere la stabilità degli argini fluviali mentre, negli spazi urbanizzati, i rizomi possono spaccare muri e pavimentazioni. Dal 2018 il Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno sperimenta metodi di contenimento e dal 2019 è stato avviato a tale proposito uno studio col CNR di Firenze. L’allarme per la proliferazione del poligono del Giappone è stato lanciato anche dal Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno che ne ha riscontrato la presenza su corsi d’acqua nel Valdarno aretino e in Casentino, nei pressi dell’Arno. Qui la specie aliena ha conquistato 25 km di sponde, rese più instabili dalla sua presenza, e condiziona l’esecuzione degli interventi di manutenzione ordinaria lungo i corsi d’acqua. Per questo Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno, Università Pisa e CNR Firenze, insieme a partner austriaci e greci, nonché alla Provincia Autonoma di Trento, sono promotori del progetto Life per il contrasto alla diffusione della specie aliena. A questo lavoro il Consorzio di bonifica fiorentino ha aggiunto una ricerca con l’Università di Pisa su un’altra grande pianta infestante, l’ailanto, arrivando ad isolare un fungo (verticillium dahliae) che rende possibile una lotta biologica contro la sua rapida espansione.
In Toscana nasce un Tavolo tecnico regionale per il contrasto alle specie aliene
Per ampliare la conoscenza sulle specie vegetali aliene che infestano i corsi d’acqua della Toscana e definire delle linee guida regionali per contrastarne la diffusione, i Consorzi Bonifica della Toscana hanno attivato una collaborazione organica tra Regione Toscana, Arpat e Consorzi di Bonifica riuniti in Anbi Toscana. L’obbiettivo è dotarsi di linee guida su queste specie invasive nocive, attivando un tavolo permanente che coinvolga la Regione Toscana e Arpat in modo da condividere e mettere a sistema le conoscenze sulle specie aliene, dando vita protocolli da diffondere tra chi lavora sul territorio, Consorzi in testa. Un tavolo tecnico allargato dove segnalare specie aliene, individuarle, lavorarci insieme e fornire risposte organiche rispetto a un’emergenza che riguarda tutta la Toscana. E non solo. “Il radicarsi di piante aliene, come di animali ed insetti quali gamberoni della Louisiana e zanzare-tigre, sono favorite dalle mutate condizioni climatiche, creando nuovi rischi per l’equilibrio territoriale e la sua biodiversità, fino a minacciare, in taluni casi, la stessa salute umana” commenta Massimo Gargano, direttore generale Anbi. “È una nuova frontiera, sulla quale si trovano ad operare i Consorzi di bonifica, supplendo con la ricerca universitaria, nonché la formazione del personale, a finora insufficienti conoscenze e dimostrandosi, ancora una volta, innovativi laboratori a cielo aperto. Certo è – conclude il presidente di Anbi, Francesco Vincenzi – che non possono essere lasciati soli in questa battaglia; auspichiamo che gli allarmi lanciati da territori finora circoscritti vengano raccolti sollecitamente dalle autorità competenti”.