Siamo da sempre stati abituati a gettare via le confezioni dei prodotti usati, e questo nonostante in alcuni i casi i loro packaging fossero davvero ben fatti, sia da un punto di vista estetico sia dal punto di vista della qualità dei materiali. Nella società dove viviamo oggi, al fine di risparmiare sui costi, i produttori tendono a a ricoprire tutto con la plastica, un materiale che com’è tristemente noto oggi ha inquinato ogni angolo del mondo. Questo principio vale soprattuto nell’attuale società consumistica, basata su modelli di produzione lineare e sull’usa e getta.
I prodotti per l’igiene personale come gli shampoo sono prodotti in ingenti quantità e il loro packaging è incredibilmente economico da produrre. Non soltanto questo packaging è di norma usa e getta, ma ha anche un ciclo di vita piuttosto ridotto, di norma di 1 o due mesi al massimo. Si stima a proposito che nel corso della sua vita una persona utilizzi circa 800 bottigliette di shampoo, la maggior parte delle quali poi vengono gettate via, inquinando così l’ambiente visto che tali prodotti poi hanno bisogno di migliaia di anni per degradarsi.
Ecco dunque perché l’idea della ricercatrice Mi Zhou è così interessante e geniale: la studiosa è infatti riuscita a sviluppare un particolare brand, Soapack (nel cui nome sono incluse le parole soap, sapone, e pack, confesione) grazie al quale ha costruito confezioni di shampoo e di altri prodotti direttamente usando del sapone. La speranza è dunque che con questa invenzione si possa riuscire a rivoluzionare il modo in cui i prodotti vengono immessi sul mercato, con un occhio di riguardo nei confronti della nostra impronta di carbonio.
Indice
- Cos’è il progetto Soapack
- Come funzioano le confezioni Soapack
- Il tempo di degradazione della plastica
Cos’è il progetto Soapack
L’interessantissimo progetto Soapack è per l’appunto nato dalla genialità di Mi Zhou, una studentessa del programma di laurea magistrale in Material Futures presso il Central Saint Martins dell’University of Arts di Londra. La giovane studiosa ha dunque rivisto la natura usa e getta dei contenitori per prodotti da toeletta, dando vita a confezioni non soltanto eco-friendly ma anche molto carine a livello estetico.
Invece di contenitori di plastica riempiti di crema, sapone o shampoo, i Soapack sono per l’appunto fatti di sapone stesso (come suggerisce il loro nome). In tonalità delicate di verde menta, pesca e giallo, i contenitori traslucidi presentano design sofisticati che richiamano le forme classiche delle bottiglie di profumo e delle scatole di cipria. Per completare il suo concetto, Zhou ha collaborato con Yanhao Shi, un artigiano del sapone, e Luis Spitz, un esperto del settore del sapone che hanno lavorato con lei per dare vita ad un risultato finale a dir poco eccezionale.
Come funzionano le confezioni Soapack
In sostanza, grazie all’idea innovativa di Mi Zhou gli utilizzatori del relativo prodotto possono conservare le bottiglie di Soapack in un luogo asciutto per preservarle, oppure appoggiarle su un porta saponetta e consentire loro di sciogliersi al contatto con l’acqua e con l’utilizzo nel corso del tempo.
Questo progetto si vuole dunque porre come alternativa valida alla natura usa e getta del classico packaging in plastica per prodotti da toeletta. A proposito, la sua creatrice ha spiegato:
Le confezioni di prodotti sono sempre state gettate via, indipendentemente da quanto siano ben progettate o dal materiale di cui sono fatte. Voglio rivoluzionare il concetto di confezionamento per aiutarci a ridurre la nostra impronta di plastica.
Una bottiglia di plastica standard può impiegare fino a 450 anni per degradarsi, e la plastica non riciclata finisce spesso in acqua, inquinando così l’oceano.
Il tempo di degradazione della plastica
Questa idea così innovativa potrebbe concretamente aiutarci, in un futuro prossimo, a liberarci di una grossa fetta delle bottigliette di plastica in commercio, che com’è noto costituiscono un enorme problema ambientale. Sappiamo infatti che nei nostri oceani sono presenti almeno 5 enormi isole di plastica generate dall’accumulo di tali materiali nel corso di decenni di uso e abuso di prodotti usa e getta (e non solo).
Il problema principale è che come abbiamo visto la plastica richiede dei tempi biblici per potersi degradare completamente nell’ambiente. Il tempo di degradazione delle bottiglie di plastica può variare notevolmente in base al tipo di plastica e alle condizioni ambientali. Le bottiglie di plastica sono generalmente realizzate in polietilene tereftalato (PET), che è una plastica nota per la sua durabilità. Il tempo di degradazione del PET può superare facilmente i 500 anni, ma in alcune condizioni potrebbe durare ancora più a lungo. Le condizioni ambientali svolgono un ruolo significativo nel tempo di degradazione delle bottiglie di plastica. L’umidità, la luce solare, la temperatura e la presenza di microrganismi influenzano la velocità con cui la plastica si decompone. Trovare delle soluzioni alternative, proprio come l’esempio di Soapack, è assolutamente fondamentale. A proposito, oggi sono in molti i business che stanno cercando di sviluppare plastiche biodegradabili e compostabili che si decompongano più rapidamente nell’ambiente senza causare danni significativi. Tuttavia, è importante notare che alcune plastiche biodegradabili richiedono condizioni specifiche per degradarsi completamente, come temperature elevate e umidità, che potrebbero non essere comuni in tutti gli ambienti.