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Sindrome nimby, che cos’è e come influisce sui progetti ambientali

Sindrome nimby: una protesta
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Della cosiddetta sindrome nimby sentiamo parlare ormai da qualche anno. Il termine si utilizza in vario modo, e in contesti anche molto differenti tra loro, ma sempre per mettere in evidenza lo stesso aspetto: le resistenze da parte delle comunità locali ad accettare novità (nuovi impianti, stabilimenti di riciclaggio o tecnologie di prima adozione) vicino alla propria residenza. Ne fanno uso soggetti diversi, amministratori nazionali e locali, media della carta e dell’etere, nonché associazioni ambientaliste. Ogni volta che si fa uso di questo termine si indica la possibile comparsa di una novità, spesso accompagnata da una tecnologia definita all’avanguardia e affidabile, ma che non riscuote la piena fiducia dell’opinione pubblica.

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La sindrome nimby

Sempre più di frequente, quando si avalla una nuova realizzazione o ristrutturazione, emergono in modo evidente crescenti difficoltà nel suo sviluppo. Non si tratta soltanto di reperimento fondi, espletamento di pratiche burocratiche e gestione del cantiere. Spesso, a fare opposizione sono i residenti delle zone interessate, preoccupati che i nuovi progetti possano avere ricadute negative sul loro stile di vita. I locali danno vita a vere e proprie proteste, organizzate per dare voce alle loro ragioni. Vi sono anche occasioni nelle quali l’avversione proviene da detentori di interessi acquisiti, i quali corrono il rischio di essere danneggiati dagli sviluppi proposti.

Non di rado, le voci degli oppositori sono più incisive rispetto a quelle dei sostenitori. Quando ciò accade, è possibile bloccare sviluppi potenzialmente validi, a prescindere dal fatto che possano o meno portare benefici netti alle comunità locali e/o all’intero Paese. Simili timori si fondano, il più delle volte, su motivazioni fragili. Tipicamente, trovano terreno fertile nelle paure ingiustificate o nell’incapacità di comprendere quanto siano elevati gli standard di sicurezza che devono essere rispettati, al giorno d’oggi. Questo fenomeno è comunemente noto come nimby, scritto talvolta anche in maiuscolo. Si tratta di un acronimo inglese corrispondente a not in my backyard, traducibile letteralmente con non nel mio cortile.

Esistono anche espressioni più pittoresche, utilizzate da chi ha un’idea opposta, poiché quegli stessi progetti li vorrebbe invece vedere realizzati.

Per esempio CAVE, citizens against virtually everything, i cittadini che si oppongono praticamente a tutto, o BANANA, build absolutely nothing anywhere near anything, che significa non costruire assolutamente nulla vicino a nulla. Il movimento nimby è generalmente popolare, parte dal basso, ma vede l’adesione di politici desiderosi di consensi, pronti a sposare il fenomeno per convinzione oppure opportunismo. Questi vi intravedono la possibilità di scambiare il sostegno a una causa con i voti alle urne. Per queste persone è stato coniato l’acronimo NIMTO, not in my term of office, ovvero non durante il mio mandato. 

Prospettive nimby

Sindrome nimby: una manifestazione notturna
La sindrome nimby muove spesso da informazioni inesatte o sbagliate

Il problema del nimby, talvolta italianizzato in nimbysmo, può essere meglio compreso se lo si analizza da tre prospettive, differenti e complementari.

Da un punto di vista politico, la sindrome nimby può essere vista e interpretata come legittimità democratica. D’altra parte, c’è forse qualcosa di più espressivo di gente comune che si batte per una stessa causa, sebbene oppositiva? Questa idea acquisisce vigore se si considera come le persone che si mobilitano contro le opere pubbliche siano di solito una minoranza, spesso esigua. Gli interessi concentrati hanno frequentemente più voce in capitolo rispetto a quelli diffusi. Non è però detto che vengano tutelati più degli altri.

Da un punto di vista economico, le infrastrutture possono o meno apportare benefici alla comunità. Occorrono necessariamente analisi accurate dei costi e dei benefici, che tengano conto anche di una notevole dose di incertezza. Raramente però ai fautori del nimby importa ciò che riportano queste specifiche analisi, a meno che non sostengano i loro stessi pregiudizi, naturalmente.

Per quanto riguarda l’aspetto dell’opinione pubblica, qualora un’infrastruttura presenti chiari benefici, ma molti si mobilitano contro la sua realizzazione, convinti che finirà per arrecare danni economici o ambientali, gli opinionisti e i propugnatori dell’infrastruttura in questione dovrebbero interrogarsi su come ottenere una comunicazione più efficace. Non è raro che la sidrome nimby si diffonda a causa di informazioni inesatte, se non proprio inaccurate.

I paradossi della sindrome nimby

Il paradosso nimby è che più si diffonde, più aumenta il costo delle opere pubbliche. Di fatto, l’opposizione all’edificazione è un fattore che fa pendere l’ago della bilancia dei costi-benefici verso un aumento della spesa. Uno studio sulle conseguenze del nimby, relativo a progetti legati alle energie rinnovabili, ha dimostrato che questo fenomeno causa un’errata allocazione sistematica degli investimenti, che potrebbe aver determinato un incremento dei costi di diffusione dell’energia eolica tra il 10 e il 29%. Nel caso dell’energia, questi dati sono particolarmente preoccupanti. Potrebbero infatti ostacolare il raggiungimento della neutralità delle emissioni di carbonio

Al fine di superare l’opposizione nimby, l’opzione più immediata è quella di scavalcare le comunità locali. Molto spesso, si procede in questa maniera. È una soluzione semplice e indolore, ma resta sbagliata.

Il coinvolgimento dei cittadini non è la causa del nimby, come qualcuno potrebbe erroneamente pensare. Al contrario, è più simile alla sua cura. Le migliori pratiche nella gestione delle infrastrutture ruotano tutte intorno a forme di coinvolgimento dell’opinione pubblica, a una comunicazione trasparente e a un’informazione onesta su obiettivi, procedure, benefici e costi. Sia in fase di costruzione, sia a lungo termine. I ritorni economici sono molto importanti, naturalmente, ma prima di tutto i cittadini devono sentirsi considerati, oltre che percepire la presa in considerazione delle proprie obiezioni. Se infondate, è giusto che vengano debitamente smentite, ma in maniera chiara e costruttiva.

Le infrastrutture hanno un impatto sulla vita quotidiana della gente comune, ciò è fuor d’ogni dubbio. Informare gli interessati sugli sviluppi futuri, spiegarne le motivazioni e compensarne i potenziali danni può trasformare la sindrome nimby in accettazione e partecipazione razionale.

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Mattia Mezzetti

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