A giorni le famiglie della comunità energetica solidale di Napoli est saranno agganciate al portale del GSE. Lo step finale del progetto. Il loro impegno è iniziato un anno fa, con un percorso di educazione energetica e ambientale finalizzato ad accrescere consapevolezza e solidarietà.
Le comunità energetiche sono associazioni tra cittadini, pubbliche amministrazioni e piccole medie imprese che cooperano per dotarsi di uno o più impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. A San Giovanni a Teduccio, per le 20 famiglie che hanno aderito alla comunità energetica e solidale di Napoli est, il beneficio economico dovrebbe scattare a giorni. Dopo un’attesa durata più di un anno. L’impianto solare fotovoltaico da 53 kilowatt – a cui saranno collegati, a progetto compiuto, 40 nuclei familiari e la Fondazione Famiglia di Maria – è stato installato infatti sul tetto di questa fondazione a marzo 2021. Nessuno però si è dato per vinto. E il tempo trascorso in attesa di risposte burocratiche e del nulla osta della Soprintendenza è stato adoperato per sviluppare i percorsi di educazione ambientale previsti da questo progetto, promosso da Legambiente, in collaborazione con la Fondazione Famiglia di Maria e finanziato dalla Fondazione con il sud. Il primo progetto a essere realizzato in attuazione del decreto Milleproroghe 2020, che ha recepito la direttiva 2001/2018 sulle comunità energetiche per progetti fino a 200 kW introducendo la possibilità che l’energia prodotta possa essere immessa in rete. Abbiamo fatto il punto della situazione con la presidente di Legambiente Campania, Mariateresa Imparato.
A che punto siamo e che novità ci sono?
“Più che di novità possiamo parlare di un percorso che continua: siamo partiti l’anno scorso con un’idea e ora è diventata una concretezza. Manca l’ultimo step, che poi è quello vero per la condivisione di energia: attendiamo l’aggancio al gestore delle prime 20 famiglie. Intanto, però, prosegue in maniera forte l’educazione energetica e ambientale rivolta ai bambini e alle mamme, che non si è mai fermata nonostante il progetto sia stato bloccato per mesi dalla burocrazia e dalla Soprintendenza. Oltre all’impianto e alla produzione di energia, la costruzione dal basso della comunità è, infatti, sostanzialmente la parte centrale della nostra azione. La condivisione è molto importante. Siamo in un quartiere dove le priorità di famiglie e bambini non erano il tema ambientale, né tantomeno quello energetico, che veniva preso in considerazione solo in relazione ai costi in bolletta e alle difficoltà economiche. Il percorso è stato sicuramente molto utile. Le mamme oggi, di fronte al caro bollette, sono molto più consapevoli di come incidano stili di vita e modalità di consumo. Il secondo punto importante è che questa esperienza, sotto il profilo pratico, è stata fondamentale per la creazione di una rete nazionale di comunità energetiche rinnovabili e solidali, che abbiamo messo in piedi a dicembre”.
Che cosa manca esattamente affinché le famiglie producano insieme energia attraverso l’impianto e ne dividano il ricavato?
“In questo momento, l’impianto produce energia e la mette in rete. Manca la parte della condivisione. Stiamo per agganciare le prime 20 famiglie al portale del GSE che la settimana scorsa ha avuto problemi tecnici. Sarà fatto a giorni. Inizieremo a condividere, e a usufruire dell’incentivo”.
Quella di San Giovanni a Teduccio è la prima comunità energetica rinnovabile in Italia?
“Sicuramente è la prima comunità energetica solidale, ossia che prova a costruire il protagonismo delle comunità attorno alla tecnologia, all’innovazione e all’utilità dello strumento. Ciò è fondamentale per l’accettazione sociale della transizione energetica, affinché non sia solo uno slogan. Per esempio, la realizzazione di grandi parchi agrivoltaici o eolici spesso provoca conflitti sui territori; le comunità energetiche sono invece uno strumento che avvantaggia il protagonismo delle comunità. Questa nostra costruzione di una buona pratica dal basso è stata utile per creare maggiore consapevolezza e per mettere in piedi una rete nazionale di comunità energetiche rinnovabili e solidali. Uno strumento che ci permette di tenere insieme la diffusione delle comunità energetiche con la lotta alla povertà energetica e il protagonismo delle comunità nella transizione energetica”.
Chi partecipa a questa rete nazionale?
“Ci sono più di 50 soggetti, tutti molto diversi: dalle associazioni studentesche ad Anci, Federparchi, Uncem, Coldiretti e alle comunità energetiche che si stanno costituendo, sul modello di San Giovanni, e che vogliono realizzare un progetto solidale a supporto della comunità stessa. L’obiettivo, infatti, non può essere solo la condivisione di energia e quindi l’incentivo alle famiglie, ma deve passare anche da iniziative di solidarietà. La rete condivide un manifesto valoriale e promuove la condivisione degli strumenti. Ad esempio, lo statuto della nostra comunità energetica, essendo una delle prime, è stato messo a disposizione di tutti gli altri. La rete, inoltre, è anche un’alleanza per rappresentare gli interessi delle comunità presso le istituzioni pubbliche”.