L’11 dicembre si celebra la Giornata internazionale della montagna, che quest’anno sarà focalizzata sul tema del turismo sostenibile.
Ospitano quasi il 90% degli uccelli e dei mammiferi presenti nel mondo, pur essendo appena un quarto della massa terrestre. Le montagne sono cruciali per gli equilibri del globo, eppure sono uno degli ecosistemi più minacciati. Cambiamento climatico e scioglimento dei ghiacciai, uso intensivo del suolo, deforestazione e sviluppo urbano sono tra le cause principali. Per accrescere la consapevolezza su questi temi l’Onu ha istituito la Giornata internazionale della montagna, l’11 dicembre, che quest’anno è focalizzata sul turismo sostenibile. Attualmente il turismo di montagna attira circa il 15% dei flussi globali: una quota importante, che può contribuire a promuovere la riduzione della povertà, l’inclusione sociale, nonché la conservazione del paesaggio e della biodiversità.
Le opportunità del Pnrr
L’Italia è tra le principali mete europee del turismo montano per la varietà di paesaggi, che ha pochi pari. Purtroppo il nostro Paese presenta anche una serie di situazioni di degrado dovute a incuria e carenza di investimenti nella salvaguardia degli ambienti naturali. Oggi c’è molta attesa verso il Piano nazionale di ripresa e resilienza che, pur non avendo un capitolo ad hoc sulle aree montane, prevede una serie di misure pensate per rispondere alle esigenze degli enti territoriali delle Alpi e degli Appennini. Come i fondi destinati alle connessioni diagonali ferroviarie, per collegare le aree di costa e di fondovalle con quelle interne appenniniche. O il piano per le green communities, che si concretizza in una serie di stanziamenti per aree territoriali accomunate dalla stessa strategia su alcuni capitoli della transizione ecologica ed energetica. La difesa della montagna passa anche dallo sviluppo tecnologico, che consente di raggiungere risultati inimmaginabili fino a poco tempo fa. Ne è un esempio l’accordo tra Università di Parma e Consorzio della bonifica parmense per rafforzare la tutela delle aree montane e delle comunità che le abitano, sviluppando la ricerca e la formazione sul rischio frane. In particolare, è prevista l’acquisizione di big data (enormi quantità di dati disponibili in forma disaggregata, che vengono “ordinati” per ricavarne strategie di azione) per mettere a punto modelli predittivi in grado di prevedere possibili frane e agire tempestivamente.