Obiettivi sempre più ambiziosi di riforestazione e naturalizzazione prevedono di piantare una grandissima quantità di alberi per contenere la crisi climatica e rendere le nostre città più resilienti. Ma per il successo dei progetti è fondamentale l’attività dei vivai, dove avviene la moltiplicazione delle specie vegetali.
Obiettivo: piantare almeno 6,6 milioni di alberi. Lo prevedono il Pnrr e un progetto per la tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano del Ministero della Transizione Ecologica. Ma sono tante le iniziative e i progetti per piantare nuovi alberi, da Treedom a Mosaico verde a “Un albero in più”, e procurarsi tutte le piante da mettere a dimora non è banale; perciò in estate si svolge una vera e propria caccia ai semi.
La moltiplicazione delle specie autoctone inizia con la caccia ai semi
Il Centro biodiversità vegetale e fuori foresta di Veneto Agricoltura – agenzia veneta per l’innovazione nel settore agricolo – svolge un’importante attività vivaistica, focalizzata proprio sulla moltiplicazione di specie vegetali autoctone. A partire dall’estate e per tutto l’autunno, i tecnici di Veneto Agricoltura percorrono in lungo e in largo boschi e prati individuati e catalogati nel corso degli anni per raccogliere i semi di numerose specie di piante native: alberi come il faggio e la farnia, arbusti come il corniolo e il pallon di maggio, erbe come la carice spondicola e la salcerella. Non tutti i boschi e i prati sono adatti alla caccia ai semi: la differenza la fa la genetica delle piante. Nella Regione, importanti boschi da seme sono il bosco di Basalghelle a Mansuè (Treviso), i Campazzi di Onigo (Treviso), il Cansiglio (Belluno), i prati umidi di Sant’Agostino ad Arcugnano (Vicenza). Ma non servono solo alberi: per gli interventi di ripristino in ambienti di montagna, ad esempio quelli legati alle Olimpiadi invernali di Cortina 2026, tra i principali siti di prelievo di sementi ci sono i pascoli alpini. “Questa prima e fondamentale fase – spiega Roberto Fiorentin, responsabile dei vivai di Veneto Agricoltura – prevede degli attenti sopralluoghi sul territorio e presuppone competenze botaniche, occhio allenato ed esperienza”.
Dopo un anno in vivaio le piante sono pronte per gli interventi di riforestazione
I semi arrivano poi nei vivai dove, a seconda delle esigenze della specie, vengono sottoposti a differenti trattamenti. “I semi – racconta Fiorentin – spesso manifestano varie forme di dormienza: non tutti germinano appena seminati. Si tratta di adattamenti evolutivi delle specie vegetali, molte delle quali non si fanno trarre in inganno dalle condizioni favorevoli alla germinazione che, in natura, possono rivelarsi temporanee ed effimere. Per questo i semi di alcune specie necessitano, in vivaio, di essere convinti a germinare attraverso opportune tecniche e tempistiche”. Una volta nate, le giovani piante vengono seguite con cura dai tecnici, con particolare attenzione alle esigenze idriche. “Con l’arrivo del secondo autunno – spiega ancora Fiorentin – giunge finalmente il momento per mettere a dimora le piante negli interventi di ripristino ambientale e riforestazione”.
Programmazione e formazione le chiavi per raggiungere gli obiettivi del MiTe
Ma i vivai italiani sono pronti a fornire gli oltre 6 milioni di alberi necessari per gli interventi di riforestazione previsti? “Oggi probabilmente no – ammette Fiorentin – Ma neanche chi poi dovrebbe utilizzarli è pronto. Noi attualmente produciamo circa 250 mila piante forestali all’anno per la pianura e altrettante per la montagna”. Le forze in campo non mancano: se la vivaistica pubblica e quella privata faranno sinergia, ma soprattutto con una buona programmazione per le quantità e le qualità dei vegetali, gli obiettivi previsti dal MiTe possono essere raggiunti. “Per i vivai il tema della programmazione è essenziale – ribadisce Fiorentin – Il piano di produzione delle piante forestali si fa a giugno, per avere le piante pronte per essere messe a dimora l’autunno dell’anno successivo”. Di fondamentale importanza per la riuscita dei progetti è la manodopera, sia quella impegnata nei vivai che quella necessaria per la manutenzione, che è importante tanto quanto l’impianto: operazioni come lo sfalcio dell’erba, l’irrigazione di soccorso, la pacciamatura finalizzata a mantenere l’umidità del suolo, proteggere il terreno dall’erosione ed evitarne il compattamento eccessivo devono essere realizzate da personale competente. E la formazione per le professioni legate alla vivaistica e alla manutenzione non sempre è all’altezza. “Le imprese che operano gli impianti e le manutenzioni, così come molti dei committenti, non hanno sempre chiara l’importanza della formazione della competenza. Per questo – conclude Fiorentin – stiamo pensando a redigere delle linee guida su come si fanno gli impianti e le manutenzioni, in modo che queste operazioni diventino una cosa definita e formalizzata”.