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Rifiuti: via libera al nuovo sistema di tracciamento

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È entrato in vigore il nuovo Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti. Per digitalizzare e semplificare il sistema, nella speranza di rendere più efficienti le filiere di approvvigionamento delle materie prime da riciclo. 

Un nuovo sistema di tracciamento dei rifiuti. È entrato in vigore con la pubblicazione il 6 giugno scorso in Gazzetta Ufficiale del Decreto 4 aprile 2023, n. 59), che sancisce l’entrata in vigore del Registro Elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti (Rentri). Il nuovo sistema è gestito dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con il supporto dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali e del sistema delle Camere di Commercio per la gestione del sistema informativo centrale. Il Rentri è organizzato in due sezioni: una riguarda l’anagrafica degli iscritti, che raccoglie anche le autorizzazioni ambientali; l’altra segue le movimentazioni dei rifiuti, raccogliendo i dati annotati nei registri e nei formulari. 

Registro elettronico per la tracciabilità dei rifiuti: quali sono le novità 

Obiettivo del provvedimento è dare il via libera alla digitalizzazione del sistema di tracciamento dei rifiuti, in un’ottica di semplificazione e innovazione, anche se non cambia la sostanza delle cose, nel senso che non si impongono nuovi criteri di tracciabilità, né si prevedono nuovi oneri a carico di produttori, trasportatori e imprese di trattamento. Il Registro elettronico consente il passaggio da un modello cartaceo (fino a oggi previsto tramite la compilazione di registri di carico e scarico, Formulari d’identificazione dei rifiuti e Modello Unico Ambientale) a uno digitale, basato sempre sugli stessi documenti. Probabilmente, la novità più rilevante del Decreto è l’aver previsto l’integrazione tra i registri cronologici di carico e scarico con i FIR. A partire dalla data di iscrizione al Rentri, i registri dovranno essere redatti e vidimati in modalità digitale, mediante l’assegnazione di un codice univoco dal servizio delle Camere di Commercio. Inoltre, la documentazione digitale dovrà essere consultabile dagli organi di controllo: gli operatori dovranno dunque garantire la possibilità di riproduzione dei documenti e l’estrazione delle informazioni dagli archivi informatici, qualora sia richiesto in sede di ispezioni o verifiche. I formulari digitali, nello specifico, potranno essere esibiti durante il trasporto anche su dispositivi mobili. Le modalità tecniche di compilazione, così come tutte le principali modalità operative del sistema – a partire da quelle relative alla trasmissione dei dati al Rentri – saranno definite solo successivamente dal Ministero dell’Ambiente con uno o più decreti direttoriali. In ogni caso, i nuovi modelli di registro cronologico di carico e scarico dei rifiuti e il formulario di identificazione sono applicabili a partire dal 15 dicembre 2024. 

Registro elettronico per la tracciabilità dei rifiuti: chi deve iscriversi? 

Chi deve iscriversi al nuovo Registro elettronico per la tracciabilità dei rifiuti

  • enti e imprese che effettuano il trattamento dei rifiuti; 
  • produttori di rifiuti pericolosi, fatto salvo quanto previsto dal comma 3 dell’articolo 9; 
  • enti e imprese che raccolgono o trasportano rifiuti pericolosi a titolo professionale o che operano in qualità di commercianti e intermediari di rifiuti pericolosi; 
  • consorzi istituiti per il recupero e il riciclaggio di particolari tipologie di rifiuti; 
  • soggetti di cui all’articolo 189, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006, con riferimento ai rifiuti non pericolosi. 

In ogni caso, i produttori di rifiuti non iscritti al Rentri manterranno il formulario di identificazione del rifiuto in formato cartaceo. 

Registro elettronico per la tracciabilità dei rifiuti: le differenze con il Sistri 

A differenza di quanto accadde con il Sistri, il sistema di tracciabilità ideato nel 2009 e abrogato quasi dieci anni dopo senza essere mai entrato in funzione, il Rentri non prevede alcuna black box posizionata negli automezzi: i trasportatori non dovranno installare alcun sistema di rilevamento Gps, né è previsto un obbligo generalizzato che scatterà con una dead line. Al contrario, il nuovo sistema prevede un ampio periodo transitorio, con adesioni scaglionate in un arco temporale che va dai 18 ai 30 mesi dall’entrata in vigore del regolamento, a seconda delle dimensioni delle aziende. Le prime iscrizioni, riservate ai produttori di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi con più di 50 dipendenti, arriveranno solo a partire da dicembre 2024. Anche le tariffe di iscrizione saranno progressive: dai 100 euro ai 15 euro per il contributo del primo anno, mentre per i successivi si va dai 60 ai 10 euro. Per quanto riguarda eventuali inadempimenti non sono previste nuove sanzioni: si farà riferimento a quelle già previste, rimanendo all’interno delle fattispecie contravvenzionali già in essere. Soddisfatto il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, secondo il quale “lo scopo principale del Rentri è quello di garantire un sistema efficiente per nuove catene di approvvigionamento delle materie prime da riciclo. Serve un tracciamento efficace che, anche attraverso procedure digitali e nuove tecnologie, semplifichi gli adempimenti delle imprese: ed è questa la sfida del nuovo Registro”.

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