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Riciclo dei metalli preziosi: la lunga Odissea delle terre rare

Terre rare: alcuni lavoratori impiegati in una miniera per la loro estrazione
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Il comparto industriale moderno si fonda sull’impiego dei cosiddetti Critical Raw Materials, in italiano materie prime cruciali. Si tratta di tutti quegli elementi che non sono fonti di energia ma sono necessari alla produzione di una vasta gamma di prodotti e servizi utilizzati ogni giorno. Queste materie prime cruciali, dette anche terre rare, per semplicità, sono fondamentali nello sviluppo e utilizzo delle tecnologie più moderne.

Tutte le batterie, da quelle per gli smartphone a quelle per le automobili elettriche, necessitano di materie prime cruciali per immagazzinare e fornire energia. I dispositivi elettronici di cui facciamo ampio uso oggi necessitano di grandi quantità di minerali e metalli. Da ciò deriva l’aggettivo cruciale – tradotto a volte anche con critico. Le terre rare sono molto importanti per l’economia europea, e occidentale in generale. Per questo motivo corrono un elevato rischio di approvvigionamento.

Terre rare: una domanda in continua crescita

Le stime attuali vedono la richiesta di terre rare in impennata per i prossimi anni. Secondo i dati del Manifesto, nel non lontano 2030, l’Unione Europea necessiterà di 18 volte più litio nonché di 5 volte più cobalto. La produzione di accumulatori sarà sempre maggiore, man mano che la circolazione elettrica prenderà piede. Nel 2050 il fabbisogno di litio sarà 50 volte superiore a quello odierno. La domanda di cobalto sarà invece 15 volte superiore all’attuale. Nel caso del neodimio, ci si aspetta un’impennata della richiesta fino al 1200%, già entro il 2025.

La distribuzione di questi metalli preziosi non è omogenea. I produttori principali sono Paesi come Cina, Congo, Russia, Turchia e Sud Africa, che non si fanno scrupoli a servirsi di pratiche di lavoro insostenibili e pericolose pur di massimizzare produzione e, di conseguenza, profitto. Il tragitto delle terre rare dai siti produttivi a quelli dove verranno assemblate e utilizzate ha le sembianze dell’epica Odissea, tanti sono gli interessi che ruotano attorno a questi elementi.

Una prima lista di materie prime cruciali fu stilata da Bruxelles nel 2011, e ne contava 14. Nel 2020 l’elenco è stato aggiornato e ora distinguiamo 30 Critical Raw Materials: ferro, alluminio, rame, platino, palladio, tungsteno, gallio, indio… Nomi che difficilmente conosciamo ma che utilizziamo tutti i giorni quando fissiamo uno schermo. Il loro dissotterramento si rivela in molti casi estremamente nocivo per il pianeta. Difficilmente nei Paesi in via di sviluppo si presta attenzione a non danneggiare l’ecosistema, o il lavoratore, durante le attività estrattive. Per tal motivo, il riciclo di questi metalli – risorse finite ed esauribili – si rivela indispensabile.

Leggi anche: “Nell’era delle terre rare, è la Cina a dominare

RAEE, quattro lettere per una miniera d’oro

Una donna tiene in mano due cellulari, fonte di metalli preziosi e terre rare
All’interno dei nostri cellulari si trovano metalli preziosi e terre rare che andrebbero recuperati e rimessi in circolo alla dismissione del dispositivo.

I dati raccolti dai ricercatori del progetto Portent, il pilota di ENEA per recuperare materiali da telefoni a fine vita, indicano come sia possibile estrarre fino a 2,7 chili di materiali rari per ogni tonnellata di schede per smartphone dismesse. È un piccolo passo e la procedura che consente questo riutilizzo si basa su innovativi processi idrometallurgici ancora non pienamente consentiti dalla normativa italiana sui rifiuti. Eppure, tanto basta a dimostrare come sia possibile riciclare materiali così preziosi e importanti.

“Una tonnellata di schede elettroniche da telefoni a fine vita contiene in media 276 grammi di oro, 345 di argento e 132 chili di rame. Se si considerano poi altri componenti, come magneti e antenne integrate, l’elenco si allunga con le terre rare (neodimio, praseodimio, disprosio…) che possono raggiungere 2,7 chili per tonnellata. Grazie alle tecnologie attuali è possibile riciclare oltre il 96% di questi dispositivi elettronici, recuperando quantità significative di metalli preziosi con gradi di purezza elevati.”

Ha svelato al Manifesto il ricercatore Danilo Fontana, responsabile di Portent. Dagli scarti è possibile ottenere metalli e materiali preziosi. Il cosiddetto urban mining, ovvero l’estrazione di componenti da oggetti cestinati è sempre più diffuso e sollecitato, anche dalle politiche comunitarie europee. I rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) ci danno modo di reinserire materiali pregiati nei cicli produttivi. È sufficiente privare i dispositivi gettati di metalli preziosi e terre rare per impiegarli ancora.

Uno dei comparti produttivi oggi più importanti, quello della tecnologia di consumo, può aprire le porte al modello economico circolare e ritrasformare componenti già utilizzati, inserendoli in nuovi prodotti. Secondo uno studio della Banca Mondiale, i rifiuti urbani sono destinati ad aumentare considerevolmente, anche del 70%, nei prossimi 30 anni. Gran parte di questi saranno RAEE. Già soltanto nel 2022 abbiamo dismesso 16 miliardi di cellulari. Per capire di che cifra parliamo, consideriamo che sovrapponendoli otterremo una torre alta 50mila chilometri, ovvero 6mila volte l’Everest.

Quanto è importante il riciclo

In Italia siamo vicini alla soglia di un cellulare per abitante. La proporzione è simile in gran parte del cosiddetto primo mondo. Per tal motivo, il tema del riciclo acquista un’importanza fondamentale. In 50mila cellulari si può trovare una quantità di oro pari a 1,2 chilogrammi e altri metalli preziosi in buon peso. È dunque evidente che si potrebbe fare un uso intelligente di questo tesoretto, evitando estrazioni ex novo che hanno un costo ambientale rilevante, perché producono anidride carbonica e che talvolta dissotterrano componenti impuri, in quanto contaminati con uranio, elemento spesso presente in prossimità delle miniere.

Leggi anche: “RAEE: la raccolta non sta dietro alla produzione

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Mattia Mezzetti

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