Molto spesso si parla di pannelli solari, se ne elencano i pregi, se ne descrive il potenziale e si sottolinea come siano una sorgente di energia pulita e sostenibile. Molto meno di frequente si descrive il loro smaltimento e le modalità in cui vadano trattati al termine della vita. I materiali che li compongono, non durano in eterno. Esposizione al sole e variazioni nella temperatura li espongono a un progressivo invecchiamento. Vediamo nel dettaglio come sia bene affrontare il riciclo dei pannelli solari.
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Il ciclo di vita di un pannello
Il pannello fotovoltaico è un dispositivo elettronico solido. Una volta installato e collocato, sembra poter durare in eterno. In realtà non è però così, anch’esso infatti si usura. Chi lo utilizza se ne accorge: con il passare del tempo, le prestazioni si fanno sempre meno esaltanti e il rendimento energetico peggiora. Normalmente, si parla di un periodo compreso tra i 20 e i 30 anni prima della sostituzione.
Il periodo è indicativo e va fatto un distinguo tra i pannelli, più resistenti, che possono ambire a un ciclo di vita di questa lunghezza, e gli inverter, garantiti per 10 anni e che difficilmente durano più di 15. In genere, superato tale intervallo di tempo, si perde la convenienza a sfruttare il sistema. La trasformazione energetica sarà infatti debole e insufficiente per il fabbisogno dell’unità immobiliare, o industriale, cui l’impianto è collegato.
Oltre a ciò, vi è un secondo fattore che rende consigliabile la sostituzione. Anche nel caso in cui i pannelli si siano conservati in maniera straordinaria. L’avanzamento tecnologico sarà infatti considerevole lungo l’arco di due o tre decenni e un prodotto più avanzato di 20 o 30 anni si dimostrerà più performante, robusto e probabilmente ridotto nelle dimensioni. Di fatto, la tecnologia della prima installazione sarà stata ampiamente superata e potrebbe essere obsoleta, annullando gran parte del vantaggio economico dovuto allo sfruttamento di questo tipo di energia.
Il riciclo dei pannelli solari
Evidenziati i motivi per i quali la sostituzione si renda vantaggiosa, vediamo come si debba, di fatto, affrontare il riciclo dei pannelli solari. Una corretta gestione del modulo dismesso consente la riduzione dell’impronta ambientale del sistema fotovoltaico. Diversamente da quanto si possa pensare, essa può essere considerevole.
I materiali che costituiscono i pannelli sono svariati: vetro, alluminio, silicio e tutta quella lunga serie di componenti che consente la trasformazione di calore in energia. Buona parte di questi può essere riciclata. In tal maniera si diminuisce lo sfruttamento di risorse naturali e si promuovono soluzioni circolari di riuso e recupero. Si tratta di una soluzione ideale per un sistema di produzione energia verde e sostenibile.
Affinché si possa intraprendere questo percorso è necessario rispettare alla lettera le indicazioni italiane per il trattamento dei RAEE, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Tutti i dispositivi di questo tipo devono essere smaltiti in maniera accurata sul territorio nazionale. Il pannello solare rientra a pieno titolo in questa categoria.
In merito al fotovoltaico esiste una distinzione tra due tipi di RAEE. Gli impianti con potenza nominale pari o superiore a 10 kilowatt appartengono all’insieme dei rifiuti definiti professionali; quelli che non raggiungono tale soglia sono invece scarti domestici. Non fa alcuna differenza se la destinazione d’uso dell’unità immobiliare sia quella di abitazione privata oppure si tratti di un’azienda. Occorre consegnare i pannelli di un sistema domestico presso il più vicino centro di raccolta RAEE, e farlo di persona. Il trasporto è interamente a carico del proprietario dei moduli. La spesa dello smaltimento è invece addebitata (quasi sempre, stiamo per vederlo) al produttore e non grava su chi ne abbia fatto uso.
La normativa vigente
La legge di riferimento per i RAEE è la normativa datata 2014. Di fatto, si tratta dell’adozione della circolare europea di due anni prima. Oltre a quanto già scritto, si cita una distinzione in merito agli impianti professionali, a seconda della loro età.
I moduli installati prima del 2014 (la data soglia è il 12 aprile) vanno smaltiti a carico del proprietario nel caso in cui egli non scelga la formula dell’uno contro uno, ovvero sostituisca il suo impianto con uno più recente prodotto dalla stessa azienda. In tal caso, è il produttore che si occupa delle spese. Tutti i pannelli più moderni, ovvero installati dopo l’entrata in vigore della misura, seguono invece la regola già scritta: per il loro smaltimento pagherà chi li ha assemblati.
I benefici del riciclo dei pannelli solari
Un pannello fotovoltaico è riciclabile per oltre il 95%. Una volta separati i materiali che lo compongono, è possibile riutilizzarli per nuovi moduli, dando vita a un’economia circolare dell’energia pulita. Dal momento che ormai siamo in possesso di tecnologie adatte al recupero di rame e silicio, è possibile aumentare la percentuale indicata, avvicinandoci a quel 100% che è ancora utopico ma potrebbe in qualche anno divenire realtà.
Si stima che da un modulo pesante 21 kg si possano ottenere, in fase di riciclo, 15 kg di vetro, 2,8 di plastica, 2 di alluminio, 1 di silicio polverizzato e 14 grammi di rame. Il riciclo dei pannelli fotovoltaici è già possibile per circa il 98% della loro composizione.
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