Viviamo in una società avversa al pianeta che la ospita. Il consumismo esasperato che contraddistingue lo stile di vita occidentale, e sempre più anche quello dei Paesi in via di sviluppo, è nocivo e diseducativo. Creiamo una quantità di rifiuti eccessiva, che invade i nostri spazi vitali. Siamo ormai abituati a pensare che ogni cosa, dopo aver svolto il suo compito, vada gettata senza pensare alle conseguenze del gesto. È però possibile dare nuova vita a quel che viene buttato, rigenerarlo sotto forma di arte. Il riciclaggio artistico si pone proprio questo obiettivo.
La creatività, esattamente come i rifiuti, è parte della nostra vita quotidiana. Contrapporsi a questa becera cultura dell’usa e getta, che ci porta a generare montagne di scarti, esprime civiltà e sensibilità. Servendosi di talento e inventiva, è possibile donare bellezza allo scarto e restituire alla comunità un’opera d’arte. Il riciclaggio artistico crea valore laddove non sembra essercene alcuno e consegna un messaggio importante: lo scarto è una risorsa.
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Trasforma la plastica grazie al riciclaggio artistico
Sono numerosi gli artisti che, negli ultimi anni, hanno deciso di prestare il loro talento alla divulgazione e alla diffusione della sostenibilità ambientale. Partendo da uno dei materiali più nocivi per l’ecosistema, come la plastica, questi creativi hanno trovato il modo di utilizzare il polimero come base per le loro creazioni.
Vediamo che cosa sono riusciti a realizzare e lasciamoci ispirare dalla loro abilità. E ricordiamo: il riciclaggio artistico non è appannaggio esclusivo di chi crei bellezza a livello professionale.
PET-Art, quando il riciclo diventa degno di un museo
Il monito che ci giunge dalla comunità scientifica è quanto meno preoccupante. Secondo il dossier La nuova economia della plastica: ripensiamo il futuro, realizzato nel 2016 dal World Economic Forum e dalla fondazione Ellen MacArthur con la collaborazione di McKinsey, entro il 2050 avremo più plastica che pesce negli oceani. È dunque imperativo proteggere il pianeta da questo nocivo composto chimico. Per sensibilizzarci, l’artista ceca Veronika Richterova ha deciso di mostrarci come sia possibile trasformare la plastica in bellezza.
Richterova ha dato al suo riciclaggio artistico il nome di PET-Art. Il polietilene tereftalato, meglio noto come PET, è il materiale di cui sono generalmente composte le bottiglie e bottigliette di plastica. L’artista le raccoglie dal 2004 e, visitando oltre 76 Paesi, ne ha accumulate una grande quantità. Richterova procede scaldando la plastica reperita, in modo da renderla modellabile. Quando il polimero si è ammorbidito, lo assembla nella forma che desidera.
“Il principio è molto semplice: ogni bottiglia in PET tende a diventare più piccola, quando viene riscaldata. Tuttavia, secondo la mia esperienza, è difficile regolare il processo poiché i diversi tipi di flaconi sono di diversa qualità e il loro comportamento è spesso imprevedibile. Il lavoro è sempre pieno di avventure e la scultura finale è solitamente il risultato di molti esperimenti.”
Così descrive la sua arte Veronika Richterova, prima di aggiungere parole di grande ispirazione per chiunque voglia imitarne il lavoro:
“Il grande vantaggio è che c’è un sacco di materiale gratuito, in tutto il mondo. Ho una casa piena di bottiglie che sono il mio tesoro, dove posso scegliere con cosa voglio lavorare.”
La bellezza salverà il mare
Annarita Serra, sarda ma milanese d’adozione, è brand manager in una multinazionale. In seguito a un viaggio in Nuova Zelanda, decide di tornare nella sua Sardegna, per esplorarla in lungo e in largo. Da quella prima volta, nei suoi costanti viaggi successivi sull’isola, raccoglie chili su chili di rifiuti plastici, di svariati colori e dimensioni. Liberata la spiaggia, non getta via nulla ma porta tutto con sé a Milano. Inizialmente non sa che farne ma, una sera, decide di svuotare i sacchi colmi di plastica di fronte a sè, sul pavimento. È una folgorazione.
Prende avvitatore, viti, colla e martello e seleziona la plastica secondo forma e colore, assemblando un patchwork solido e colorato. Da quella volta non ha più smesso e ora riproduce volti e icone famose utilizzando esclusivamente quanto raccoglie sull’arenile.
“Avevo due sogni nella vita: lavorare con l’arte e salvare il mare. Ho scoperto negli anni che uno mi aiuta a realizzare l’altro, che con l’arte posso salvare il mare.”
Ha rivelato Serra alla rivista Donna qualche tempo fa. Queste parole possono esserci di stimolo.
La plastica che sorprende
Von Wong, artista canadese, è riuscito a creare una vera e propria meraviglia utilizzando soltanto cannucce di plastica. Impiegando 168.073 cannule di Starbucks e materiali plastici come supporto, ha ricreato due onde che si fronteggiano. La sua realizzazione, creata grazie all’aiuto dell’associazione vietnamita Zero Waste Saigon, è finita nel Guinness dei Primati.
Le cannucce si utilizzano per qualche minuto ma si smaltiscono in qualche secolo. La scultura vuole invitarci a riflettere sull’eccessiva quantità di plastica che abbiamo gettato nei mari. L’installazione, denominata Strawpocalypse (Apocalisse delle cannucce) è stata esposta a Ho Chi Minh City per alcuni mesi, prima di venire smontata e affidata alla memoria fotografica.
Tastiere e riciclaggio artistico
Anche le tastiere dei pc, dopo aver tradotto in digitale i nostri pensieri abbastanza a lungo, giungono al termine del loro ciclo vitale. A quel punto, c’è chi le trasforma in qualcosa di meraviglioso. Si tratta di Erik Jensen, il quale le rende dei capolavori utilizzando i tasti come fossero le tessere di uno splendido mosaico. Il genio di Jensen trasforma in opere d’arte prodotti a cui difficilmente si dà una seconda vita. Le sue tastiere sono incredibili e dimostrano come sia veramente possibile riutilizzare in maniera creativa.
Un murale per il pianeta
Cannucce, tastiere e… tappi. Oscar Olivares è un ragazzo venezuelano dotato di talento e sensibilità ambientale. Deciso a spingere le persone verso la raccolta e il riciclo di materiale plastico, ha realizzato un murales lungo 45 metri e composto di oltre 200mila tappi di bottiglia. Aiutato dall’associazione OkoSpiri per la salvaguardia dell’ambiente, ha dedicato circa tre mesi all’opera, regalando al quartiere di El Hatillo, nella capitale Caracas, un’opera di street art unica e meravigliosa. Il murale rappresenta delle maestose are – una specie di pappagallo tropicale – immerse nella natura.
Molte delle opere descritte non sono alla portata di tutti. Non occorre però essere Jensen, Olivares o Richterova per darsi al riciclaggio artistico. La plastica è un materiale che si presta molto bene a essere riutilizzato in manera creativa. E non è l’unico. Non destiniamo alla discarica materiali che potremmo trasformare in qualcosa di meraviglioso.
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