Le attività dei pescatori nei nostri mari e oceani possono avere un impatto ambientale davvero devastante: uno dei problemi principali è per esempio legato all’uso delle reti per pescare, un pericolo invisibile che minaccia seriamente gli ecosistemi. Scopriamo dunque insieme proprio a questo proposito che cosa sono le reti fantasma e perché sono così problematiche.
Indice contenuti
- Cosa sono le reti fantasma?
- Le caratteristiche delle reti fantasma
- L’impegno del WWF
- La campagna di Sea Sheperd
Cosa sono le reti fantasma?
Le reti fantasma sono reti da pesca che sono state lasciate, smarrite o eliminate in mare, lungo le spiagge o nei porti. Costituiscono una delle principali componenti del più vasto problema degli attrezzi da pesca abbandonati, che comprende tutte le tipologie di strumenti usati dai pescatori tra cui spiccano anche le lenze, le trappole, le nasse e dispositivi di aggregazione per i pesci, non più sotto la gestione diretta degli operatori del settore ittico.
Ogni anno, questi attrezzi abbandonati provocano la cattura e la morte di un gran numero di specie marine, come squali, razze, pesci ossei, tartarughe marine, delfini, balene, crostacei e uccelli marini. Inoltre, possono arrecare ulteriori danni soffocando le barriere coralline, distruggendo le coste e causando problemi alle imbarcazioni.
Quando un animale si impiglia nelle reti, queste limitano i suoi movimenti, causando ferite, e impediscono a mammiferi marini e uccelli di emergere in superficie per respirare. Le reti fantasma rappresentano anche una delle principali cause della crisi della plastica negli oceani, poiché la maggior parte delle reti prodotte negli ultimi anni è realizzata in nylon o altri materiali plastici. Quest’ultimo punto in particolare è molto interessante, perché si ricollega anche al delicato tema dell’accumulo di pericolose microplastiche negli animali che mangiamo e dell’acqua che beviamo.
Le caratteristiche delle reti fantasma
Queste reti – realizzate sovente con materiali plastici resistenti e non degradabili – possono continuare a causare danni all’ambiente marino per decenni, se non addirittura per secoli. Si calcola che fino al 70% del peso complessivo dei macro-rifiuti di plastica presenti negli oceani sia costituito da attrezzi da pesca abbandonati. Secondo una stima di UNEP e FAO risalente al 2009, ogni anno finiscono in mare circa 640.000 tonnellate di reti fantasma, un dato che probabilmente è aumentato negli anni successivi e che ci dovrebbe portare a delle serie riflessioni.
L’impegno del WWF
L’eliminazione delle reti fantasma dai nostri mari non è per nulla un compito facile, tutt’altro. Ne è ben consapevole anche il WWF, una delle numerose organizzazioni impegnate nella rimozione di queste reti dal mare. I suoi uffici globali lavorano fianco a fianco con i pescatori locali e i Governi per individuare le zone critiche e rimuovere il maggior numero di reti possibile. Basti pensare in questo senso che nel solo 2015 una missione coordinata dal WWF nel Mar Baltico ha portato al recupero di 268 tonnellate di reti, corde e altri materiali.
Per prevenire che le reti diventino fantasma, WWF promuove l’utilizzo di attrezzi da pesca identificabili, così che chi abbandona le reti possa essere sanzionato, e introduce il concetto di depositi rimborsabili per incentivare la restituzione o il riciclo delle reti invece che il loro abbandono. Inoltre, il WWF fornisce strumenti come riflettori sonar che facilitano l’individuazione delle reti fantasma e collabora con la piccola pesca per creare attrezzi e pratiche più ecologiche.
La campagna di Sea Sheperd
Tra chi si sta impegnando attivamente per risolvere questa seria problematica troviamo anche Sea Sheperd Global, movimento internazionale di conservazione degli oceani basato sull’azione diretta dei suoi membri.
L’organizzazione ha lanciato a proposito la campagna Ghostnet, un progetto pensato per affrontare l’emergenza delle reti fantasma nel Mar Mediterraneo. Con il supporto dell’MV Conrad, un catamarano di 17 metri dotato di un’imbarcazione di supporto e attrezzature specifiche per il recupero di palamiti, l’iniziativa si concentra sull’individuazione, il recupero e lo smaltimento sicuro o il riciclo di reti fantasma e altri strumenti da pesca abbandonati o smarriti, che rappresentano una grave minaccia per gli ecosistemi marini. Lavorando a stretto contatto con sommozzatori esperti, il team e i volontari della campagna si impegnano a ridurre l’impatto dei rifiuti marini sulla biodiversità locale, salvaguardando la fauna marina e contribuendo a rendere i mari più sani.
Ecco quali sono i 4 principali obiettivi dell’iniziativa Ghostnet:
- Archivio degli attrezzi da pesca abbandonati nel Mediterraneo: è stata creata una piattaforma online che permette a chiunque di segnalare la presenza di strumenti da pesca lasciati in mare;
- Individuazione e rimozione delle reti fantasma con l’aiuto di sub esperti: viene utilizzata una tecnologia avanzata come scanner 3D subacquei per localizzare attrezzi da pesca abbandonati, soprattutto in zone dove possono essersi incastrati su relitti o formazioni rocciose;
- Raccolta e riutilizzo: una volta recuperate, le reti fantasma vengono portate a terra per essere riciclate o smaltite in modo sicuro;
- Diffusione dei dati: i dati scientifici raccolti durante la campagna vengono condivisi per fornire informazioni utili sullo stato attuale del nostro ecosistema marino.