Ridurre il greenwashing, indirizzare l’economia verso un modello resiliente e sostenibile, porre elevati standard di trasparenza a livello mondiale sono gli obiettivi del Parlamento europeo, che ha rivisto la Direttiva sulla responsabilità sociale di impresa. Introducendo l’obbligo di certificare le informazioni.
“L’Europa sta dimostrando al mondo che è davvero possibile garantire che la finanza, nel senso stretto del termine, non governi l’intera economia globale” così ha affermato Pascal Durand (Renew, FR) dallo scranno del Parlamento europeo, come relatore sulla Direttiva sulla comunicazione societaria sulla sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive). Approvata a inizio novembre dal Parlamento europeo in seduta plenaria, con 525 voti favorevoli, 60 contrari e 28 astensioni. Le nuove norme, già concordate con i Governi europei, dovrebbero rendere le imprese più responsabili nei confronti dei cittadini, obbligandole a pubblicare regolarmente i dati relativi al loro impatto sociale e ambientale. Dati che dovranno essere certificati e verificabili, con l’obiettivo di ridurre il greenwashing, rafforzare l’economia sociale del mercato europeo e gettare le basi per standard di trasparenza sulla sostenibilità a livello mondiale.
Dalla dichiarazione delle informazioni non finanziarie agli obblighi di trasparenza
Le nuove norme affrontano le carenze della legislazione attuale sulla Dichiarazione di informazioni non finanziarie (Non-Financial Reporting Directive), da più parti ritenuta largamente insufficiente. La Corporate Sustainability Reporting Directive introduce, infatti, obblighi di trasparenza più dettagliati sull’impatto delle imprese sull’ambiente, sui diritti umani e sugli standard sociali, sulla base di criteri comuni in linea con gli obiettivi climatici dell’Unione Europea. La Commissione adotterà la prima serie di norme entro giugno 2023. Già nelle risoluzioni del 6 febbraio 2013 “Responsabilità sociale delle imprese: comportamento commerciale trasparente e responsabile e crescita sostenibile” e “Responsabilità sociale delle imprese: promuovere gli interessi della società e un cammino verso una ripresa sostenibile e inclusiva” il Parlamento europeo aveva riconosciuto l’importanza della comunicazione delle imprese in merito alle informazioni sulla sostenibilità socio-ambientali, invitando la Commissione a presentare una proposta legislativa in tal senso. Riforma che avrebbe dovuto coniugare:
- flessibilità di azione, al fine di tenere conto della natura multidimensionale della responsabilità sociale delle imprese e della diversità di misure applicate dalle imprese;
- comparabilità, per rispondere alle esigenze degli investitori e di altri portatori di interesse;
- facile accesso alle informazioni relative all’impatto delle imprese su ambiente e società, destinate ai consumatori.
Un pacchetto di misure per indirizzare i capitali verso le attività sostenibili
Il provvedimento della Commissione è arrivato nell’aprile 2021: un ambizioso pacchetto di misure intese a favorire i flussi di capitale verso attività sostenibili in tutta l’Unione europea. Provvedimento composto da un “Atto delegato relativo agli aspetti climatici della tassonomia UE” e dalla “Proposta di Direttiva sull’informativa in materia di sostenibilità delle imprese”. Quest’ultima orientata a spingere gli investitori verso tecnologie e imprese più sostenibili, con l’intento di rendere l’Europa climaticamente neutra entro il 2050 e leader mondiale nella definizione delle norme per la finanza sostenibile. “Il legislatore europeo – si legge nella motivazione che accompagna la revisione della Direttiva sulla corporate social responsibility – intende rafforzare il ruolo delle imprese nell’affrontare le sfide ambientali e sociali stabilendo un parametro di riferimento comune, in base al quale tutte le imprese comunicheranno gli stessi indicatori. Poiché le prestazioni a breve e lungo termine e persino la sopravvivenza finanziaria delle imprese dipenderanno sempre più dalla loro capacità di adattarsi a tali sfide, gli indicatori di prestazione ambientali, sociali e di governance consentiranno di orientare le loro attività in modo più efficace verso un modello resiliente e più sostenibile. Le prestazioni globali delle imprese sono quindi la somma delle prestazioni finanziarie e non finanziarie”.
La Direttiva introduce l’obbligo di certificare le informazioni
Le imprese saranno soggette a controlli e certificazioni indipendenti per assicurare che i dati forniti siano affidabili. È pertanto essenziale garantire l’obbligo di una revisione della sostenibilità lungo l’intera catena del valore, nonché un rafforzamento graduale del livello della certificazione nel corso del tempo. La dichiarazione sulla sostenibilità sarà equiparata a quella finanziaria, permettendo agli investitori di disporre di dati comparabili e attendibili, per i quali dovrà essere garantito l’accesso digitale. I nuovi obblighi di trasparenza sulla sostenibilità si applicheranno a tutte le grandi imprese, quotate in borsa o meno, comprese le imprese estere che fatturano più di 150 milioni di euro all’interno dell’Unione europea; le piccole e medie imprese (PMI) quotate in borsa avranno più tempo per adattarsi alle nuove regole. In pratica le nuove regole toccheranno una platea di quasi 50.000 aziende all’interno dell’Unione, contro le 11.700 coperte dalle regole attuali. L’ultima parola spetta adesso al Consiglio, che dovrebbe adottare la proposta il prossimo 28 novembre; la Direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea.