Più di un terzo dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche sfugge al flusso corretto di raccolta dei sistemi collettivi finendo in circuiti paralleli, anche illegali. Una ricerca Erion WEEE – Altroconsumo mette in luce i limiti del sistema di gestione italiano.
Altra doccia gelata per il sistema ufficiale di raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE): in Italia più di un rifiuto su 3 prende percorsi alternativi a quelli legali. È questo il dato saliente di un’indagine realizzata da Erion WEEE – consorzio di riferimento del settore – e Altroconsumo, che traccia il percorso di 370 RAEE provenienti da utenze domestiche, che rientrano quindi nell’ambito della raccolta pubblica, tra grandi elettrodomestici (300) e piccoli dispositivi, come cellulari, tablet e casse musicali.
Ai fini del tracciamento, in ciascuno apparecchio è stato installato un dispositivo GPS in grado di monitorarne la posizione. Ai partecipanti all’esperimento è stata data libertà di scegliere la modalità conferimento, tra quello diretto presso un centro di raccolta, il ritiro a domicilio da parte dell’azienda di igiene urbana o del rivenditore (1 contro 1), la consegna al negozio con la modalità 1 contro 1 (acquisto di prodotto nuovo e conferimento del vecchio) o con la modalità 1 contro 0 (consegna di RAEE senza obbligo di acquisto di nuovo prodotto). I rilevatori Gps sono stati scelti in modo da risultare poco visibili agli operatori della raccolta e degli impianti; ogni trasmettitore è stato associato ad un RAEE attraverso un codice identificativo, collegato anche con il proprietario del rifiuto partecipante all’inchiesta.
Il monitoraggio ha funzionato solo per 264 RAEE, negli altri casi il trasmettitore non ha fornito informazioni utili, perché difettoso o perché il collegamento si è interrotto. La maggiora parte dei rifiuti sono arrivati presso gli impianti di trattamento autorizzati alla lavorazione dei RAEE (175), gli altri hanno seguito strade diverse, alcuni finendo in impianti non accreditati o al di fuori dei circuiti legali.
RAEE: quando la raccolta diventa illegale
Quando il rifiuto raggiunge una destinazione diversa da quella prevista e non transita in impianti autorizzati al suo trattamento – ad esempio viene ceduto a soggetti industriali non registrati al Centro di Coordinamento RAEE – il flusso della raccolta diventa illegale. La gestione del rifiuto informale e inadeguata comporta rischi per la salute umana e per l’ambiente. Inoltre, i RAEE appartenenti a questo flusso non vengono rendicontati, contribuendo al mancato raggiungimento dei target di raccolta e riciclo imposti dalle Direttive europee. Le destinazioni anomale riscontrate sono le più varie: dal monitoraggio del gruppo R3 (televisori, monitor, cornici digitali LCD, laptop e notebook) emergono alcuni tracciati che portano in Africa; in Senegal, Egitto e Marocco. Ma non mancano RAEE gettati in discariche abusive o consegnati direttamente ad acciaierie o attività di recupero e riciclo di metalli ferrosi, anche oltre il confine nazionale.
È illegale anche il flusso che vede il RAEE arrivare presso un impianto accreditato, ma rimanervi per meno di 24 ore, un lasso di tempo considerato insufficiente per un’effettiva lavorazione. Con tutta probabilità, invece di essere lavorato in questi impianti il RAEE viene immediatamente affidato ad altri soggetti, che non effettuano il trattamento secondo gli standard di qualità imposti dal Centro di Coordinamento RAEE.
Gestione dei RAEE: quali sono i limiti del sistema italiano
La ricerca evidenzia i limiti del sistema di gestione dei RAEE che vige nel nostro Paese, improntato sulla responsabilità estesa del produttore e sul principio che la proprietà dei RAEE non appartiene ad alcuno. In una logica di mercato aperto, chiunque in Italia può operare per la valorizzazione dei RAEE, anche al di fuori dei sistemi collettivi (consorzi) che fanno capo al Centro di Coordinamento RAEE. Questo sistema a maglie larghe lascia però ampio spazio ai circuiti informali e illegali. “Sebbene il sistema italiano dei RAEE sia una best practice – ha affermato Giorgio Arienti Direttore Erion WEEE – servono sicuramente più controlli sui flussi paralleli”.