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RAEE: la raccolta non sta dietro alla produzione

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Sono 12 miliardi di euro all’anno i soldi persi dai consumatori per la sostituzione di elettrodomestici e apparecchiature elettroniche. La Ue vuole rendere effettivo il diritto alla riparazione, anche perché la raccolta dei RAEE non riesce a star dietro alla loro produzione. 

I nostri rifiuti elettrici ed elettronici aumentano sempre di più. E rischiano di mettere in crisi l’Unione europea rispetto ai suoi obiettivi di economia circolare. Tra grandi e piccoli elettrodomestici, tv, computer, stampanti, lampadine e pannelli fotovoltaici, i Raee rappresentano il flusso di rifiuti in più rapida crescita nell’Unione, di cui meno del 40% viene riciclato. Nonostante nell’Unione europea si raccolgano e recuperino più rifiuti elettrici ed elettronici rispetto al resto del mondo, compresi Stati Uniti e Giappone – stando ai dati del Global E-Waste Statistics Partnership – e nonostante i progressi compiuti, i risultati sono ancora ampiamente insufficienti. La gestione dei Raee è quindi una sfida aperta per la riduzione dell’impronta ecologica europea: le apparecchiature elettriche ed elettroniche contengono infatti sostanze pericolose per l’ambiente, se non smaltite correttamente, ma anche metalli, minerali e materie plastiche, che possono essere riutilizzati come materie prime per nuovi prodotti. 

Raccolta RAEE: l’Italia è al 40% mentre l’obiettivo europeo è del 65% 

Il tasso di raccolta dei RAEE nell’Unione europea è del 46% (misurato come il peso dei RAEE raccolti rispetto a quello delle apparecchiature elettroniche immesse sul mercato nei tre anni precedenti), secondo gli ultimi dati disponibili a livello europeo, relativi al 2020. I RAEE raccolti ammontano a più di 10 kg per abitante, mentre le apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) immesse sul mercato tra 2017 e 2019 sono stimate in 23 kg per abitante. In sostanza, la raccolta non sta dietro alla quantità delle apparecchiature immesse sul mercato, in continua crescita: da oltre 7 milioni di tonnellate nel 2012 a 12 milioni di tonnellate nel 2020 (+ 62% circa). La raccolta dei RAEE, invece, è cresciuta del 58% e la quantità di quelli trattati del 49%. La normativa di riferimento è la direttiva 2012/19/UE, che promuove la raccolta dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche e il recupero, il riciclaggio e la preparazione per il riutilizzo di tali rifiuti, al fine di ridurre la quantità smaltita. La direttiva fissa gli obiettivi di raccolta dei RAEE al 45% a partire dal 2016 e al 65% dal 2019, con la possibilità di posticipare il raggiungimento di questo target al 2021 per alcuni Stati membri. Non tutti procedono, infatti, di pari passo. Secondo i dati Eurostat, nel 2020, 15 Stati membri avevano superato l’obiettivo del 45% di raccolta dei RAEE rispetto al peso medio delle apparecchiature elettroniche immesse sul mercato nei tre anni precedenti, e altri sette riportavano tassi compresi tra il 41 e il 44%. Sotto al 40% Italia, Portogallo e Slovenia. Mentre Bulgaria, Croazia e Finlandia avevano raggiunto l’obiettivo più ambizioso del 65% e Slovacchia, Polonia, Estonia, Austria e Irlanda si avvicinavano al risultato con tassi compresi tra il 60 e il 62%. Le variazioni delle quantità raccolte riflettono le differenze del livello di consumo di apparecchiature, ma anche delle prestazioni dei sistemi di raccolta dei rifiuti. 

Diritto alla riparazione: 12 miliardi di euro all’anno persi dai consumatori a causa delle mancate riparazioni

 Alla fine di marzo la Commissione europea ha presentato una proposta che promuove la riparazione dei beni attraverso l’adozione di norme comuni, tra cui un nuovo “diritto alla riparazione” per i consumatori. La proposta – che deve ora essere adottata dal Parlamento e dal Consiglio – intende rendere più facile e più economico per i consumatori riparare anziché sostituire i beni, garantendo che un numero maggiore di prodotti sia riparato nell’ambito della garanzia legale e che i consumatori dispongano di opzioni più facili e meno costose per riparare prodotti tecnicamente riparabili (ad esempio aspirapolveri o, presto, tablet e smartphone) quando la garanzia legale è scaduta o quando il bene non è più funzionante a causa dell’usura. Secondo le stime Ue, la perdita per i consumatori causata dalla scelta della sostituzione anziché della riparazione ammonterebbe a quasi 12 miliardi di euro all’anno. La proposta, incoraggiando la riparazione come scelta di consumo sostenibile e affrontando gli ostacoli che scoraggiano i consumatori dal riparare, rientra nell’obiettivo più ampio di fare dell’Unione il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050.

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