Il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee pubblicato dal MiTE detta le regole per la ricerca degli idrocarburi sul territorio nazionale, con l’obiettivo di accompagnare la transizione energetica e gestire le dismissioni delle aree improduttive.
L’11 febbraio scorso è stato approvato il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), pubblicato dal ministero della Transizione ecologica. L’idoneità in questione è relativa allo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale. “Fortemente voluto dal ministro Cingolani per sanare il ritardo della sua pubblicazione attesa da anni”, spiega il Mite in una nota, “il piano ha l’obiettivo di fornire regole certe agli operatori e di accompagnare la transizione del sistema energetico nazionale, definendo le priorità sia in un’ottica di decarbonizzazione – in linea con gli accordi internazionali di tutela dell’ambiente e della biodiversità – che del fabbisogno energetico”. Di fatto, la sua pubblicazione mette fine alla moratoria che per tre anni ha fermato il settore upstream delle aziende petrolifere e dà il via alla possibilità di nuove ricerche ed estrazioni di gas naturale, a terra e in mare.
L’iter di approvazione
Nella realizzazione del piano, precisa la nota, si è tenuto conto di criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. L’iter ha visto un complesso lavoro iniziale di mappatura, portata avanti insieme a istituti di ricerca specializzati (Ispra, Rse), in seguito al quale il ministero della Transizione ecologica ha proposto il Piano che è stato così sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica (Vas), processo che prevede una fase di consultazione interamente pubblica. A dicembre 2021 la Conferenza Unificata si è pronunciata positivamente, proponendo il vincolo di valutazione di possibili attività connesse a permessi di ricerca, limitandole esclusivamente al gas.
“La parte principale dell’attività – si legge nella relazione illustrativa del Pitesai – è stata rivolta all’individuazione dei criteri ambientali, sociali ed economici, in base ai quali stabilire se una determinata area sia potenzialmente o meno idonea all’effettuazione delle attività di ricerca e di coltivazione di giacimenti di idrocarburi e/o compatibile alla prosecuzione delle attività minerarie già in corso”.
Permesso di prospezione, di ricerca e concessione di coltivazione
L’upstream, oggetto del Piano (nel cui ambito non rientrano invece le fasi di raffinazione e distribuzione del petrolio, il downstream), si compone di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi, attività effettuate in base all’acquisizione di titoli minerari. Più nel dettaglio, il permesso di prospezione è un titolo minerario non esclusivo (sulla stessa area possono essere rilasciati più permessi di prospezione a diversi soggetti) della durata di un anno, finalizzato allo studio generale di vaste aree di territorio, senza limiti di estensione. Il permesso di ricerca è invece un titolo esclusivo che può essere richiesto su aree con un’estensione massima di 750 chilometri quadrati. Per la stessa area possono essere presentate istanze in concorrenza da parte di altri operatori. Ha una durata di sei anni, a cui si possono aggiungere due periodi di proroga di tre anni ciascuno. La concessione di coltivazione è un titolo minerario esclusivo rilasciato al titolare del permesso di ricerca per l’area in cui è stato trovato il nuovo giacimento di idrocarburi. Può essere richiesto per una porzione dell’area, dell’estensione massima di 300 chilometri quadrati. Oltre al primo periodo di vigenza di 20 o 30 anni sono previsti ulteriori periodi di proroga di 10 e 5 anni.
Valorizzare le aree in produttività e gestire le dismissioni
I criteri ambientali utilizzati per l’individuazione delle aree sono stati definiti sulla base delle loro caratteristiche territoriali, della presenza di vincoli normativi, di regimi di protezione e di tutela e di particolari vulnerabilità rispetto alle attività in questione.
I criteri sociali ed economici sono stati invece individuati considerando tanto l’obiettivo del Piano energia e clima (Pniec) che prevede ancora un utilizzo del gas per la transizione energetica verso la decarbonizzazione al 2050, quanto l’indirizzo generale del Pitesai stesso di valorizzare le concessioni in stato di produttività, rispetto a quelle che invece versano in situazioni di cronica improduttività. “Il presente Piano – prosegue la relazione – si pone come un atto di indirizzo generale, al fine di guidare la gestione delle procedure, in particolare anche per agire sulle concessioni che non hanno mai prodotto per un periodo molto ampio e sulle concessioni diventate improduttive di fatto (per un periodo maggiore di 5- 7 anni)”.
Il Pitesai stabilisce inoltre che debbano essere indicati tempi e modi di dismissione, ripristino e bonifica dei luoghi dove siano cessate le attività estrattive, attraverso specifici interventi normativi che accelerino la dismissione delle piattaforme marine e in generale di tutti gli impianti di coltivazione onshore ed offshore che si trovano a fine vita utile.