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Portualità e blue economy per il rilancio del Mezzogiorno

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Secondo il Rapporto Svimez 2022 sullo stato di salute economico del Mezzogiorno, lo sviluppo della portualità e di una visione strategica della mobilità potrebbe rappresentare il punto di forza per il rilancio economico del Sud Italia e la sua transizione ecologica.

Puntuale come ogni fine anno, Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, ha pubblicato il suo ultimo Rapporto (49esima edizione) sullo stato di salute economico del Mezzogiorno. L’analisi dei dati di PIL sul 2023, dopo gli anni della pandemia e dell’attuale crisi economica e internazionale, non sono affatto incoraggianti: se, a livello nazionale, è attesa una crescita dello 0,8%, per il Sud Italia si stima una contrazione dello 0,4% che aggreverebbe la forbice con il Nord. Confermando che nei momenti di crisi il Mezzogiorno mostra la sofferenza di un sistema produttivo poco competitivo e delle fasce più fragili della popolazione. Il Mezzogiorno però è anche la macroregione europea con il più alto tasso di popolazione residente in prossimità della costa, con una posizione di assoluto rilievo nelle filiere dell’economia del mare. E i porti, in particolare quelli localizzati all’interno delle maggiori aree urbane, rappresentano i principali nodi di produzione di valore logistico, di flussi turistici, di scambio di merci, informazioni, tecnologia e conoscenza della cosiddetta Blue Economy.

La Blue Economy ha un effetto moltiplicativo per l’intero sistema economico

Per Blue Economy si intendono tutte le attività economiche legate al mare, svolte in ambiente marino (dai prodotti ittici ai trasporti marittimi) e sulla terraferma (attività portuali, cantieristica navale, etc). Secondo il Rapporto Svimez, in Italia nel 2020 la Blue Economy ha prodotto quasi 56 miliardi di euro di valore aggiunto, in un aumento di oltre il 9% rispetto al 2020, senza tuttavia recuperare i livelli pre-Covid. Il sistema economico italiano del mare ha un significativo effetto moltiplicativo: per ogni euro di valore aggiunto prodotto se ne attivano 1,7 nel resto dell’economia. Questo significa che nel 2020 l’economia del mare in Italia ha attivato oltre 80 miliardi di valore aggiunto negli altri settori economici, per un valore aggiunto complessivo che supera i 136 miliardi di euro, pari a più del 9% del prodotto dell’intera economia nazionale. A livello territoriale, il Mezzogiorno risulta l’area che contribuisce maggiormente alla formazione di valore aggiunto legato alla Blue Economy, con 15,6 miliardi di euro di prodotto nel 2020.

Lo sviluppo dei porti nel Mezzogiorno si coniuga con la transizione ecologica

I porti del futuro non saranno solo luoghi di transito di merci e passeggeri, ma si svilupperanno come sistemi complessi, con forte vocazione energetica e industriale, soprattutto quelli che oggi sono dotati di maggiore flessibilità operativa e sono prossimi ad aree industriali dismesse. Anche le Zone economiche speciali (ZES), ossia le aree istituite con il Decreto legge n. 91 del 20 giugno 2017 all’interno delle quali le imprese possono beneficiare di agevolazioni fiscali e semplificazioni amministrative, hanno maggiore possibilità di successo se realizzate in integrazione con i sistemi portuali e, per il Mezzogiorno, se orientate alla localizzazione di imprese delle filiere dell’economia del mare. In tal senso, secondo Svimez, lo sviluppo del sistema intermodale marittimo costiero potrebbe coniugarsi con la transizione ecologica nel Mezzogiorno. Peraltro, il PNRR prevede interventi e investimenti nei sistemi portuali e nelle ZES del Sud-Italia, allocando ai primi 1,2 miliardi di euro e alle seconde 630 milioni. Investimenti mirati a risolvere alcune delle ben note debolezze strutturali, con un approccio di sistema integrato di misure e azioni. Gli autori del Rapporto Svimez considerano improcrastinabile l’adozione di una nuova visione strategica della mobilità, basata su programmi fondati sul trasporto intermodale e combinato, con corridoi costieri marittimi e ferroviari e centri logistici per il raggiungimento degli obiettivi strategici di sostenibilità. L’attuale congiuntura internazionale, nonostante le emergenze e le difficoltà in campo, potrebbe rappresentare un’opportunità di rilancio della portualità e dell’economia del mare, in particolare nel Mezzogiorno.

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