In Conferenza di servizi il progetto Sogesid ha ricevuto richieste di integrazioni e chiarimenti che la Regione, come ente proponente del progetto, ha tempo fino al 28 febbraio per presentare. In parallelo viaggia il progetto Edison.
Potrebbe subire ritardi sulla tabella di marcia l’avvio dei lavori di bonifica nel SIN di Massa Carrara. Il progetto presentato da Sogesid in Regione lo scorso 3 gennaio, a cui Arpat e Genio civile Toscana nord hanno già mosso dei rilievi, è stato esaminato in sede di Conferenza di servizi decisoria indetta dal Ministero della Transizione ecologica. E nuove richieste di chiarimenti e integrazioni sono state avanzate dagli enti competenti. Ispra ha tenuto a precisare che quello di Sogesid non è un vero e proprio progetto di bonifica, dato che non prevede interventi sulle fonti di contaminazione ma solo opere di contenimento. Sarebbe dunque più corretto parlare di “messa in sicurezza”. Dal canto suo, Sogesid sottolinea di non aver mai ricevuto mandato per intervenire direttamente sui procedimenti di bonifica che spettano ai soggetti privati, che hanno dunque l’onere di procedere alla rimozione delle sorgenti primarie di contaminazione. La Regione, in qualità di ente proponente, ha tempo fino al 28 febbraio per rispondere alle richieste di integrazione della documentazione. Uno slittamento dei tempi significherebbe mettere a rischio i 22,5 milioni di euro stanziati nel 2018 dal Ministero dell’Ambiente per questi interventi, che devono essere appaltati entro il 31 dicembre di quest’anno.
Il progetto Sogesid
L’idea di Sogesid è quella di realizzare un unico grande impianto di trattamento delle acque di falda provenienti dalle aree più contaminate del Sin/Sir, che sarà installato nell’area del depuratore Lavello 2, di proprietà del Comune di Massa. In ogni area sorgeranno delle barriere idrauliche, a valle delle principali fonti di contaminazione. Nel dettaglio:
- nell’area ex Ferroleghe è prevista la riattivazione di 12 pozzi barriera, spenti dal 2011, e la realizzazione di 5 nuovi pozzi
- nell’area ex Rumianca/Enichem saranno realizzati 8 nuovi pozzi
- nell’area ex Italiana Coke si procederà all’isolamento idraulico del lotto 7 attraverso 5 nuovi pozzi
- nell’area ex Farmoplant verranno installate 3 linee di barriera idraulica a integrazione dei 6 pozzi gestiti da Edison.
Complessivamente, le barriere idrauliche tratteranno fino a 5.600 metri cubi di acqua al giorno, che una volta depurate saranno riversate nel fosso Lavello. Il costo complessivo degli interventi è stimato in 11 milioni e 268mila euro. Sogesid ha inoltre fatto sapere di aver avviato la procedura di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale del progetto.
Il progetto Edison
Il Ministero ha precisato che il progetto Sogesid e quello Edison viaggiano su due binari separati, anche se necessariamente vanno coordinati. Dalle analisi condotte nel periodo 2012 – 2021 sull’area ex Farmoplant, dove Edison sta realizzando le opere di bonifica, è emerso che i contaminanti correlabili alle attività industriali svolte in passato nel sito non sono più presenti nelle acque di falda da molti anni. La barriera idraulica installata negli anni ’80 ha dunque assolto il proprio compito e i contaminanti attualmente presenti appartengono soprattutto alla famiglia degli alifatici clorurati. La barriera, attiva da quasi 40 anni, è stata integrata da Edison nell’aprile 2018 con un impianto di trattamento delle acque di falda e resa più efficace con la realizzazione di nuovi pozzi, in sostituzione di quelli divenuti inefficienti. In più, nella parte nord est dell’area, Edison realizzerà un test pilota per la bonifica dei composti clorurati attraverso enhanced bioremediation. Una tecnica che prevede la stimolazione dei processi di biodegradazione mediante l’immissione di nutrienti e reagenti, come ad esempio l’ossigeno, che forniscono ai microrganismi l’energia necessaria per crescere e accelerare i processi di trasformazione dei composti chimici. Sulla base dei risultati ottenuti si valuterà se procedere con l’estensione dell’intervento all’intera area. L’integrazione del barrieramento con un sistema di biorisanamento della falda dovrebbe accelerare l’abbattimento delle concentrazioni dei contaminanti a valle del SIN, sino ai valori previsti dalla legge.