Le principali aziende del servizio idrico in Italia hanno siglato un accordo per sostenere le politiche di tutela della risorsa idrica, di resilienza dei sistemi di approvvigionamento e di efficientamento della rete. Per garantire un accesso veramente democratico all’acqua servono però riforme strutturali.
Messi alle strette dai cambiamenti climatici e dalle ricorrenti ondate di siccità ed eventi metereologici estremi, i principali gestori idrici hanno deciso di mettere insieme le forze per affrontare con maggiore consapevolezza le sfide del futuro. È nato così il Patto per l’acqua, siglato dalle principali aziende del settore, consorziate in Utilitalia (associazione che rappresenta i gestori che forniscono i servizi idrici all’80% della popolazione). L’iniziativa si prefigge di sostenere le politiche di tutela ambientale della risorsa idrica, di resilienza dei sistemi di approvvigionamento e di efficientamento della rete, per garantire ai cittadini un accesso equo e democratico all’acqua, bene comune per antonomasia.
Le prime imprese ad aver siglato il “Patto per l’Acqua” sono A2A, Acinque, Acqua Novara VCO, Acque di Caltanissetta, Acquedotto Lucano, Acquedotto Pugliese, Amap, Ascopiave, Gruppo Cap, CVA, Hera, Iren, MM, Nuove Acque, Publiacqua, Romagna Acque, Savl, Sicilia Acque, Smat, Suez, Gruppo Tea, Talete SpA e Viveracqua. A queste si sono presto aggiunte Nuove Acque di Arezzo e la calabrese Sorical.
Perché è necessario investire nel settore idrico integrato
“Le aziende che hanno operato e reso possibile la crescita del comparto in questi anni – spiega il presidente di Utilitalia Filippo Brandolini – si impegnano a fare un passo avanti per garantire investimenti adeguati alle sfide del climate change e chiedono al Governo di accompagnare questo percorso, fondamentale affinché anche i territori senza gestore integrato possano crescere”.
Dal 2012 a oggi gli investimenti nel settore idrico sono aumentati del 227%, raggiungendo i 4 miliardi annui e i 56 euro medi per abitante. Anche se il gap con la media europea di 82 euro all’anno per abitante (che sale fino a 100 euro nel Paesi più virtuosi) resta ampio, soprattutto nei territori in cui non operano soggetti industriali. Nel caso delle gestioni comunali, che interessano oltre 1.500 Comuni e 8 milioni di cittadini, si continuano a investire mediamente solo 8 euro l’anno.
Come ha evidenziato l’ultimo Rapporto sul Servizio idrico integrato in Italia, a cura dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, i principali fabbisogni di investimento del servizio idrico integrato riguardano la dotazione degli impianti depurativi – su cui insistono ben quattro procedure di infrazione comunitaria – e gli interventi volti a contenere le perdite di rete, dovute essenzialmente alla vetustà delle reti di distribuzione.
Ci sono inoltre dei nodi irrisolti che costituiscono degli elementi di debolezza strutturale del settore: le procedure di infrazione in materia di acque reflue comminate all’Italia; la lunghezza dei tempi per l’attuazione delle opere idriche; un generale water service divide, ossia differenze nei livelli di prestazione del servizio e nella possibilità di accesso all’acqua a tutte le fasce della popolazione, che attualmente esiste ancora tra le diverse aree del Paese; con un ritardo soprattutto nel Mezzogiorno.
Le riforme necessarie al settore idrico
Affinché il Patto per l’Acqua possa diventare pienamente efficace sono necessarie secondo Utilitalia alcune azioni di riforma tese al consolidamento industriale del settore. In particolare:
- superare le gestioni in economia, completando il trasferimento delle funzioni alle Regioni. Le Imprese si impegnano a intervenire a supporto dei territori ancora non gestiti a livello industriale;
- rafforzare le capacità gestionali introducendo verifiche periodiche della qualità e dell’efficienza della gestione, nonchè della capacità di finanziamento e realizzazione degli interventi, sulla base dei parametri ARERA. Le Imprese si impegnano a mettere le proprie competenze a disposizione di enti e gestori per garantire ai cittadini servizi di qualità;
- favorire le aggregazioni tra aziende, mettendo al centro la gestione ottimale della risorsa idrica. Le imprese si impegnano a consolidare le capacità industriali e gestionali per elevare il complessivo livello di investimenti e di qualità del servizio;
- sostenere un approccio industriale integrato, in coordinamento con gli altri settori. Le Imprese si impegnano a realizzare e rafforzare le infrastrutture necessarie al riuso delle acque, alla gestione sostenibile delle acque meteoriche, al recupero di energia e di materia, al drenaggio urbano e agli invasi ad uso plurimo.
Considerato che i problemi sono gli stessi per tutti, l’obiettivo delle aziende è fare fronte comune in un contesto che richiede capacità di risposte immediate e meditate, provando a giocare d’anticipo. Una volta tanto.