È online la consultazione pubblica del MASE per raccogliere i contributi dei cittadini su come ridurre i costi, che deriveranno dal taglio delle emissioni di CO2 nei settori del trasporto stradale e dell’edilizia, per le famiglie, le microimprese e gli utenti vulnerabili. L’obiettivo del Piano sociale per il clima è di prevedere come garantire riscaldamento, raffrescamento e mobilità accessibili. Il documento definitivo dovrà essere inviato alla Commissione europea entro il 30 giugno 2025 per aderire al Fondo Sociale per il clima.
C’è tempo fino al 18 marzo per partecipare alla consultazione pubblica, on-line sul sito del Gestore dei servizi energetici (GSE), predisposta dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase) per raccogliere contributi su misure e investimenti nazionali da inserire nel Piano Sociale per il Clima (PSC), conformemente a quanto fissato nel Regolamento europeo 2023/955 del 10 maggio 2023.
Un questionario aperto a tutti – cittadini, istituzioni pubbliche e private, associazioni e stakeholder – per fornire indicazioni al governo in vista della riduzione delle emissioni nei settori del trasporto stradale e dell’edilizia, contribuendo alla definizione delle politiche nazionali in materia di giustizia climatica e inclusione sociale. Le risposte al questionario saranno valutate per la redazione definitiva del Piano Sociale per il Clima, da consegnare alla Commissione europea entro il 30 giugno 2025 per richiedere i finanziamenti europei del Fondo Sociale per il clima. Questa consultazione pubblica, scrive il Mase, è la prima “di un percorso di informazione e confronto che vedrà coinvolti cittadini, industrie, operatori del settore, regioni e comuni e che proseguirà fino a maggio 2025, includendo ulteriori strumenti di consultazione diretta”.
Che cos’è il Piano sociale per il clima
Il Piano sociale per il clima – che ogni Stato membro deve presentare alla Commissione previa consultazione delle autorità locali e regionali, delle parti economiche e sociali e della società civile per accedere al Fondo sociale per il clima – deve riguardare misure e investimenti per affrontare l’impatto dei prezzi del carbonio per i settori dell’edilizia e del trasporto stradale sulle famiglie, le microimprese e gli utenti vulnerabili dei trasporti, al fine di garantire riscaldamento, raffrescamento e mobilità accessibili.
Il Piano sociale per il clima è, infatti, finalizzato a delineare le misure e gli investimenti necessari per mitigare gli impatti economici derivanti dall’adozione del nuovo schema ETS2 (Emission Trading System 2): un sistema di scambio di emissioni di CO2 prodotte dai trasporti stradali e dai sistemi di riscaldamento degli edifici, che si aggiunge all’Emission trading system già in vigore (EU ETS) per gli impianti industriali inquinanti. Introdotto col pacchetto legislativo Fit for 55, l’ETS2 dovrebbe andare a regime dal 2026, con l’obiettivo complessivo di abbattere le emissioni dei due settori del 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. Poiché la misura avrà presumibilmente un peso elevato e diretto sui cittadini, la Commissione europea ha creato il Fondo sociale per il clima, strumento finanziario per compensarne gli impatti sui più vulnerabili.
Il PSC dovrà considerare la stima dei probabili effetti dell’aumento dei prezzi dell’energia ancora prodotta da fonti fossili e quella del numero delle famiglie, microimprese e utenti dei trasporti vulnerabili a cui indirizzare i sostegni. Gli Stati membri dovranno garantire la coerenza del proprio Piano sociale per il clima (PSC) con il proprio Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec).
Che cos’è il Fondo sociale per il clima
Il Fondo sociale per il clima è stato istituito dal regolamento europeo 2023/955 con l’obiettivo di contribuire a una transizione socialmente equa verso la neutralità climatica. Al fondo è assegnato un massimo di 65 miliardi di euro dal 1° gennaio 2026 al 31 dicembre 2032. È progettato per essere utilizzato dagli Stati membri per sostenere le famiglie, le microimprese e gli utenti vulnerabili dei trasporti nell’ambito di applicazione della direttiva sul sistema di scambio di quote di emissioni dell’Unione europea.
Il fondo può essere usato per finanziare misure e investimenti che taglino le emissioni di CO2 nei settori del trasporto stradale e dell’edilizia, riducendo i costi per le famiglie, le microimprese e gli utenti vulnerabili dei trasporti, ma anche per il sostegno diretto temporaneo al reddito alle famiglie vulnerabili e agli utenti vulnerabili dei trasporti per ridurre l’impatto dell’aumento dei prezzi del trasporto su strada e dei combustibili per riscaldamento.
I Piani sociali per il clima degli Stati membri possono, per esempio, includere il sostegno a misure e investimenti volti a migliorare le prestazioni energetiche degli edifici o a integrare la produzione e lo stoccaggio di energia rinnovabile, anche attraverso le comunità di energia rinnovabile, per promuovere la diffusione dell’autoconsumo di energia rinnovabile; a incentivare l’uso di trasporti pubblici accessibili e a prezzi abbordabili o a sostenere servizi di mobilità condivisa e soluzioni di mobilità attiva. Il sostegno diretto non può superare il 37,5 % dei costi totali stimati del piano.
Gli Stati membri devono contribuire almeno al 25 % dei costi totali stimati dei loro piani. La quota del fondo prevista per l’Italia ammonta a 7 miliardi di euro circa.
Come si articola il questionario del Mase
Il questionario prevede 17 quesiti suddivisi nei principali ambiti di intervento del PSC, tra cui povertà energetica, sostegno alle famiglie e alle microimprese vulnerabili, trasporti sostenibili. È un questionario a risposte multiple, con domande come, per esempio:
- Ritieni che i costi dell’energia nel prossimo futuro aumenteranno, diminuiranno, diminuiranno se il contributo delle energie rinnovabili continuerà a crescere, dipenderà quasi integralmente dalla situazione geopolitica internazionale?
- Ritieni che vi siano alcune famiglie potenzialmente più vulnerabili ad eventuali alti costi dell’energia?
- La normativa europea definisce la povertà energetica come “L’impossibilità per una famiglia di accedere a servizi energetici essenziali che forniscono livelli basilari e standard dignitosi di vita e salute (riscaldamento, acqua calda, raffrescamento, illuminazione, energia per alimentare gli apparecchi), a causa di una combinazione di fattori, tra cui almeno l’inaccessibilità economica, un reddito disponibile insufficiente, spese elevate per l’energia e la scarsa efficienza energetica delle abitazioni”. Quali sono i fattori più importanti che la determinano secondo te?
- Quali strategie ritiene prioritarie per ridurre la vulnerabilità degli utenti nei trasporti?
- Per una microimpresa, quanto ritieni che possa incidere mediamente la spesa energetica (elettricità, energia termica, trasporti, etc.) sulle spese totali?
Chiude con uno spazio a tema libero, per ulteriori considerazioni, opzionali.