L’olio di colza è un olio vegetale. Da una quindicina di anni a questa parte si cerca di utilizzarlo come bio-carburante per i motori diesel. I risultati sono stati altalenanti e oggi vi sono due differenti correnti di pensiero relativamente alla sua capacità di sostituirsi al gasolio. Da un lato, troviamo i più convinti sostenitori dei bio-carburanti. Essi ne approvano l’impiego e spingono per la sua raffinazione e implementazione come bio-diesel a tutti gli effetti. Dall’altro, invece, abbiamo coloro i quali non si fidano della colza. Questi detrattori sostengono che sia dannosa e possa rovinare i propulsori all’interno dei quali viene inserita.
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Gli oli vegetali nella storia del motore diesel
Quando Rudolf Diesel, nel 1893, mise a punto il primo prototipo del motore che porta ancora oggi il suo nome, utilizzò come carburante olio di canapa e cereali. L’impiego di oli vegetali per l’alimentazione di un propulsore, dunque, non è certo una novità di questi tempi nei quali siamo sensibili alla transizione ecologica. Il connubio tra quelli che oggi chiamiamo bio-carburanti e le prime automobili è piuttosto stretto e risale a svariati decenni fa. Non pensiamo che si tratti di una novità odierna.
Si deve forse proprio a questa evidenza storica l’interesse delle moderne compagnie di automotive, e di numerosi ambientalisti, per bio-carburanti come, ad esempio, il bio-diesel. Quest’ultimo non si compone soltanto di olio di colza, sebbene sia piuttosto tipico utilizzare i due termini come sinonimi. Al suo interno ritroviamo infatti una miscela di questo fluido unita a spremute, per così dire, di soia e girasole. L’unione dei tre ingredienti in un unico olio è possibile grazie a un processo specifico noto come transesterificazione.
L’olio di colza
L’olio di colza è un prodotto tutt’altro che raro. Lo si trova in vendita presso numerosi supermercati ed è facile da produrre anche in casa, in piena autonomia. Si ottiene dalla spremitura dei semi di colza, una pianta dal fiore giallo brillante, appartenente alla famiglia delle Brassicaceae e caratterizzata proprio per il suo seme, estremamente oleoso. Altamente proteica, trova numerosi utilizzi anche in cucina, dal momento che gli acidi grassi che la compongono sono la base di golosi condimenti come margarina, maionese e olio da cucina. In mercati come quello tedesco, poveri di olio EVO, il prodotto è vendutissimo. Attenzione però alle varietà spontanee, in quanto potrebbero contenere acido erucico, un componente tossico.
L’olio di colza è un fluido vegetale. Si ottiene, come anticipato, dalla spremitura dei semi di colza. Indipendentemente dalla varietà di pianta a disposizione: Brassica napus, Brassica rapa o Brassica juncea, è possibile ricavarlo. Questo olio trova ampio utilizzo, principalmente a causa delle elevate quantità di acidi grassi contenute al suo interno. In estate, quando la pianta matura, si tinge di un giallo intenso e colora, in maniera piuttosto suggestiva, i campi coltivati. È possibile aggiungere la colza nella miscela che andrà a costituire il bio-diesel.
Come ottenere il bio-diesel
Il biodiesel non ha una sola formula. In Italia si ottiene dalla raffinazione di olio di colza, soia o girasole, e può essere utilizzato da subito, puro o in miscela. Il suo principale impiego è come combustibile, sia nel settore dei trasporti, sia per il riscaldamento. Il pregio più rilevante di questo bio-carburante è che non richiede interventi su motori o caldaie.
La Commissione europea aveva proposto un piano d’azione affinché la quota di bio-carburanti superasse, entro il 2020, il 20 per cento del consumo europeo di benzina e diesel. L’obiettivo non è stato raggiunto, ma non siamo così distanti. L’uso del bio-diesel, in particolare per l’autotrazione, elimina completamente l’emissione di residui di zolfo, i quali sono la causa principale delle piogge acide. Non solo. Diminuisce notevolmente (parliamo dell’85%) i composti aromatici che originano numerose patologie cancerogene e riduce, dal 20 al 60 per cento, l’espulsione del pericoloso particolato composto di polveri sottili PM10.
Impieghi e problematiche legate all’olio di colza e al bio-diesel
L’olio di colza costa considerevolmente meno del gasolio, dal momento che difficilmente supera i 65 centesimi al litro. Chi lo acquista per utilizzarlo come carburante commette però un reato. Qualsiasi prodotto usato per la propulsione deve infatti essere soggetto alla prevista tassazione.
In aggiunta alle complicazioni fiscali, vi sono quelle tecniche. Il prodotto presenta svariati problemi dal punto di vista motoristico. Elenchiamo tra essi l’avviamento molto difficoltoso in caso di bassa temperatura, l’incompatibilità con alcuni materiali plastici e la diluizione dell’olio lubrificante. Il suo utilizzo può essere contemplato solo in miscela (70 per cento gasolio e 30 per cento colza) e ciò comporta, naturalmente, la decadenza della garanzia sulla vettura.
Il bio-diesel viene utilizzato soprattutto nel trasporto pubblico, sugli autobus urbani. La normativa comunitaria ammette una tassa ridotta soltanto se lo si miscela al gasolio, al 5 per cento – come additivo – o al 25 per cento, come combustibile per autotrazione di mezzi pubblici. Utilizzarlo puro significherebbe pagare la tassa piena sui carburanti e, in questo modo, il suo prezzo diventerebbe proibitivo. Il vantaggio del bio-diesel è di essere un combustibile vero e proprio, che rispetta criteri molto severi, come quelli descritti dalla norma europea EN14214. Esso può essere utilizzato puro, in motori diesel di autovetture di ultima generazione, oppure miscelato con il gasolio fino al 20-30%.
La produzione di olio di colza è oggi insufficiente per soddisfare la domanda di carburante. Questo problema potrebbe essere almeno parzialmente risolvibile in Paesi come l’Italia, capaci di produrre buona parte della quantità di biodiesel e olio di colza richiesta dal mercato nazionale.
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