Con l’espressione novel food, termine ombrello, indichiamo alimenti innovativi di nuova concezione. Contiamo centinaia di questi cibi, dal momento che possiamo includere nella definizione sia prodotti derivati da nuove tecnologie e processi di produzione sia vettovaglie tradizionalmente consumate all’infuori dell’Unione Europea. La dicitura si deve al regolamento europeo sui nuovi prodotti alimentari entrato in vigore nel 1997. Prima del 15 maggio di quell’anno, data dell’entrata in vigore della normativa, non si parlava di novel food se non all’interno di seclusi circoli di nutrizionisti.
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Alcuni esempi di novel food
Vediamo alcuni esempi di novel food. Tra questi alimenti troviamo un buon numero di insetti – più o meno tutti i più noti a chi abbia già provato ad assaggiare queste delicatezze, le quali si dimostrano ben più gustose di quanto potremmo pensare – l’alga spirulina, il saporito olio di krill antartico, i semi di chia, il succo di frutta di noni, la polpa del frutto di baobab, il licopene, il lattitolo, l’estratto di cocco in polvere liberato dai suoi grassi, quello di fagioli neri, olii estratti da funghi e batteri, nuove fonti di vitamina K, precedentemente sconosciute, e alimenti derivati da nuovi processi produttivi.
Pane, latte, funghi e lievito, cibi che tutti conosciamo abbastanza bene, al di là dei nostri gusti, possono rientrare tra i novel food. In questo caso, non si tratta tanto del prodotto in sé, bensì del suo processo di trasformazione. Trattati ai raggi UV, questi alimenti sviluppano vitamina D. Bruxelles, nel 2016, ha autorizzato l’immissione sul mercato di cibi trattati all’ultravioletto. L’unica raccomandazione posta dalla Commissione Europea è stata quella di esporre un’etichetta specifica, riportante la dicitura contiene vitamina D prodotta attraverso trattamento UV.
I raggi ultravioletti vengono proiettati sul pane a cottura completata. Le capacità di questa onda, applicata in ambiente controllato e all’interno di una lunghezza compresa tra i 240 e i 315 nm, per un periodo non superiore ai 5 secondi, è quella di convertire l’ergosterolo in ergocalciferolo, meglio noto come vitamina D2.
Si tratta di cibi sicuri?
Stando all’approfondimento curato dalla Associazione Italiana Novel Food (AINF), questi prodotti, come l’interezza dei cibi autorizzati a circolare sul territorio dell’Unione Europea, sono sicuri e perfettamente edibili. Le misure di controllo sono poste in atto dalla Commissione. L’organo competente, in questo caso, ha delegato le verifiche – come fa da prassi – alla European Food Safety Authority (EFSA), ente che porta avanti ricerche scientifiche sulla composizione chimica dei prodotti presi in esame e ne stabilisce la pericolosità per il consumatore.
Ogni novel food (e alimento, in senso lato) deve superare positivamente tre test portati avanti dall’Authority. Questa fornisce prontamente consulenze scientifiche indipendenti, dal momento che non si tratta di un organismo formalmente parte dell’Unione Europea, su tutti i rischi connessi all’alimentazione, tanto quella attuale quanto quella emergente. I test di cui si è scritto sono i seguenti:
- sicurezza per il consumatore. L’alimento non deve essere tossico o nocivo per chi se ne cibi;
- etichettatura corretta. Chi acquista non va tratto in inganno. L’etichetta deve essere chiara, leggibile e completa;
- Valori nutrizionali. Qualora un alimento di nuova concezione, o scoperta, sia pensato per sostituirne un altro, la cui sopravvivenza è a rischio a causa di scarsità di materie prime o difficoltà nel reperirlo, il nuovo non deve essere nutrizionalmente più povero.
Novel Food e consapevolezza
Vivendo in un Paese dove la cucina è pressochè sacra come il nostro, così ricco di piatti gustosi e figli di una tradizione secolare, si fa una certa difficoltà a far attecchire l’idea secondo la quale, in un pianeta sempre più stretto per chi lo abita, sarà presto impossibile mantenere l’attuale regime alimentare occidentale. Per riuscirci, o perlomeno tentare di farlo, l’AINF organizza seminari e laboratori. Avvicinare bambini e giovani a questa dimensione significa prepararli a un momento che non è più in dubbio, e potrebbe anche non essere molto distante nel tempo.
L’Associazione Italiana Novel Food porta avanti un progetto di educazione di studenti della scuola primaria focalizzato sul grillo. Il focus è sull’allevamento di questo insetto e le sue implicazioni ambientali. Servirsi di questi esseri e prendersene cura, dalla nascita al momento della loro trasformazione in cibo (come si fa per suini e bovini), rappresenta un’alternativa sostenibile e poco impattante rispetto agli allevamenti tradizionali intensivi. Questi ultimi, spesso, sono causa di elevato inquinamento e consumo eccessivo di risorse naturali. L’allevamento di grilli si caratterizza per l’impatto ambientale ridotto, che non inficia in alcun modo la sua capacità di produrre cibo.
Le pratiche di uccisione e allevamento nei siti di produzione di grilli sono molto più rispettose, nei confronti degli stessi animali, delle metodologie, spesso cruente, portate avanti negli allevamenti tradizionali.
Le potenzialità dei novel food
I novel food rappresentano una risorsa preziosa per affrontare tutte le sfide future legate all’approvvigionamento alimentare globale. Se teniamo in considerazione i crescenti problemi di sovrappopolazione e di cambiamento climatico ci rendiamo conto di quanto bisogno abbiamo di una nuova frontiera alimentare. Pensiamo ai Paesi in via di sviluppo. Man mano che si arricchiscono, desiderano mangiare piatti più gustosi, come la carne, che non era parte regolare della loro alimentazione quando non potevano permettersela.
Il nostro pianeta, drasticamente sovrappopolato, non può continuare a bruciare risorse per fare spazio agli allevamenti e alle risorse di cui gli animali da macello hanno bisogno. È necessario, e sempre più urgente, avvicinarsi con interesse alle nuove forme di alimentazione, piuttosto che con diffidenza e disgusto.
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