Con il termine notti tropicali indichiamo quelle nelle quali la temperatura non scende mai sotto i 20 gradi. Fino a qualche anno fa, il termine era abbastanza estraneo al vocabolario italiano, ma ultimamente è diventata pressoché consuetudine parlarne. Sia nelle nostre città sia al Sud si sono infatti diffuse a macchia d’olio. La misurazione della temperatura minima si effettua al suolo. Nelle giornate con maggiore afa, quando si spera che almeno nelle ore notturne il caldo allenterà la sua morsa, le notti tropicali ci tolgono anche quel sollievo. Vediamo quali impatti abbiano sulla nostra salute e sull’ambiente.
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Le notti tropicali sono in aumento vertiginoso
Le notti tropicali, purtroppo, sono in vertiginoso aumento quasi in tutta Italia. Senza alcun dubbio, molti tra i lettori di questo approfondimento ne avranno vissuta qualcuna in questa estate che va a concludersi. Questo problema non riguarda soltanto il nostro benessere. Naturalmente, le temperature minime sempre più alte hanno un impatto diretto sulla salute. La qualità del sonno peggiora, il rischio di colpi di calore aumenta e quello di disidratazione anche, di pari passo. Lo stesso vale per l’ipersudorazione, condizione che ci rende più attaccabili da germi e batteri, indebolendo il sistema immunitario.
Quando fa troppo caldo, però, anche il consumo energetico aumenta e la bolletta ne soffre. Per non parlare poi delle implicazioni ambientali di un maggior dispendio di elettricità, dovuto all’ininterrotta attività di condizionatori, deumidificatori e ventilatori. Tutti questi elettrodomestici rimangono infatti accesi per più tempo, poiché devono sopperire alla prolungata richiesta di raffrescamento. Durante le notti tropicali si fatica a tirare il respiro anche durante le cosiddette ore piccole. Il fatto che questo fenomeno sia in aumento vertiginoso in tutta Italia, con luoghi ove la loro presenza è abituale durante l’altissima stagione, è piuttosto preoccupante.
I numeri dell’aumento
I dati più recenti messi a disposizione dall’ISPRA sono aggiornati al 2022. Questi mostrano un netto aumento del numero di notti tropicali in Italia. L’anno cui si riferiscono le rilevazioni ha visto ben 22 notti tropicali in più rispetto alla media. Si tratta di un numero molto elevato. Il valore riscontrato è il più alto degli ultimi 50 anni ed è paragonabile soltanto a quello dell’estate 2003, contaddistinta da una temperatura torrida che ancora molti ricordano. Il trend è netto e confermato anche dai dati ISTAT. Nello stesso 2022, le rilevazioni relative ai capoluoghi di provincia italiani dicono che sono state 58 le notti tropicali in città, 20 in più rispetto alla media del periodo 2006-2015.
L’aumento è stato registrato in 96 capoluoghi sui 109 considerati. Le città che hanno visto un maggiore aumento sono Oristano, con le sue 65 notti tropicali in più; Bologna, dove le notti così calde sono state 47 sopra la media locale; Genova (+45) e Massa Carrara (+44).
Le città e le regioni italiane più colpite
Secondo i dati elaborati dall’Agenzia Europea per l’Ambiente, l’Italia è al terzo posto nella non invidiabile classifica dei Paesi europei con più notti tropicali nel corso di un anno. Nel trentennio 1981-2010, il Belpaese ha registrato una media di 41,6 notti tropicali all’anno. Peggio di noi hanno fatto la Grecia, con 77,5, e Cipro con 138,1 durante quello stesso periodo di riferimento. Le città italiane che hanno registrato più notti come queste, oltre 100 all’anno, sono state Messina, con 122; Agrigento e Reggio Calabria, 121; Palermo 119; Catania 117; Genova 112; Bari 111; Crotone, 110; Taranto, 107; Milano e Cagliari, ambedue a quota 101. Nello stesso anno, Roma ha registrato 73 notti tropicali. (Ancora dati ISTAT).
Le regioni italiane più interessate al fenomeno sono tutte al Sud: Sicilia, Puglia, Calabria, Sardegna e Campania. Chiudono la classifica la provincia di Bolzano, quella di Trento e la Valle d’Aosta.
Il fenomeno è più frequente al Sud perché, a basse latitudini, le temperature sono mediamente più alte. Ciò significa che è più facile superare la fatidica soglia dei 20 °C, per via delle temperature minime giornaliere. Il fatto che le città siano particolarmente colpite, invece, si deve al fatto che i centri urbani rappresentino vere e proprie isole di calore, ove la temperatura scende con molta più difficoltà.
Le motivazioni dietro l’aumento delle notti tropicali
Il preoccupante aumento delle notti tropicali è dovuto, come molti facilmente immagineranno, al riscaldamento globale. Questo fenomeno porta un trend di temperature in aumento, in Italia come in molte altre aree del mondo. Ci sono dettagli e sfumature interessanti da un punto di vista climatologico. L’Italia, infatti, non risente solo dell’aumento delle temperature medie, ma anche del riscaldamento del Mar Mediterraneo. E i due effetti si sommano. Vediamo in quale maniera.
Il fatto che le notti tropicali si verifichino soprattutto sulle aree costiere, non è certo un caso. Tutt’altro. La situazione dipende infatti dal surriscaldamento delle acque del Mediterraneo, che è anche il fenomeno responsabile della tropicalizzazione del nostro clima e del nostro mare. Il Mare Nostrum si scalda 3,7 volte più rapidamente rispetto alla media globale di mari e oceani. Ciò porta all’accumulo di grandi quantità di calore. Queste alzano le temperature massime e, soprattutto, quelle minime. L’evaporazione di una massa d’acqua sempre più calda comporta una presenza di umidità maggiore poiché l’acqua non condensa e assorbe il calore dell’aria.
Gli effetti su ambiente e salute
Non fa certo bene, specie ai più fragili di noi, vivere intere giornate senza che le temperature si abbassino mai significativamente. L’impatto principale è sul riposo notturno. Le notti tropicali provocheranno un sonno di breve durata e bassa qualità. Ciò si ripercuoterà, con effetti fisici e psicologici, sulla vita durante le ore di luce. Potremmo accusare disidratazione, cali di pressione, debolezza, mal di testa e, in alcuni casi, anche nausea o vomito. Ma non è soltanto l’uomo a soffrire, bensì anche gli ecosistemi.
In fasce climatiche tropicali proliferano specie che possono portare malattie, come per esempio alcune specie di zanzare, e si verifica una riduzione della produttività agricola. Indirettamente, poi, il maggior consumo energetico di cui si è scritto prima contribuisce ad aumentare le emissioni di gas serra, incrementando di conseguenza il riscaldamento globale.
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