Secondo i dati raccolti dal SNPA il consumo di suolo nel nostro Paese non accenna a fermarsi e si accompagna di una perdita pericolosa di servizi ecosistemici. Asfaltiamo circa 20 ettari al giorno, continuando a impermeabilizzare anche le aree a rischio frana e inondazioni. In calo la disponibilità di aree verdi nelle città.
Non sono buone notizie quelle che arrivano dal Rapporto sul consumo di suolo in Italia curato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), presentato il 3 dicembre. Il Belpaese è più che lontano dall’obiettivo europeo di azzeramento del consumo di suolo netto al 2030. Nell’ultimo anno di monitoraggio (2022-2023) sono stati occupati da cemento, asfalto e altre coperture artificiali più di due metri quadri al secondo.
E lo studio, in cui sono riportate le stime per tutte le regioni, le province e i comuni italiani relative all’anno passato, nell’analizzare i dati mette anche in guardia contro le conseguenze di un pericoloso “caro suolo”. Cioè gli impatti economici della perdita dei servizi ecosistemici. Secondo le stime, la riduzione della capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, ci è costata nel 2023 oltre 400 milioni di euro. E se si considera la perdita del suolo avvenuta non solo nell’ultimo anno, ma tra il 2006 e il 2023, l’impatto economico viene stimato tra 7 miliardi e 9 miliardi di euro annui. Il valore perso di stock (la perdita assoluta di capitale naturale) dello stesso periodo varia tra 19 e 25 miliardi di euro.
Sono cementificati 21.500 chilometri quadrati
Sottraendo dal conto le superfici naturali ripristinate (poco più di 8 chilometri quadrati, prevalentemente recuperati da aree di cantiere), il consumo di suolo realizzato nel 2023 è pari a 64 chilometri quadrati, con un incremento dello 0,33% rispetto all’estensione delle coperture artificiali nel 2022. È cementificato il 7,16% del territorio nazionale (7,26% se calcolato al netto della superficie di laghi e fiumi). Una percentuale in crescita continua. Che supera il 10% se si aggiungono le aree più piccole di mille metri quadri e si considera la superficie dell’effettivo suolo utile al consumo, ottenuta escludendo le aree a elevato rischio idraulico e di frana, quelle vincolate perché protette e quelle in cui le condizioni geomorfologiche non consentono la posa di nuovi insediamenti. Nel 2023 risultano cementificati più di 21.500 chilometri quadrati, dei quali l’88% su suolo utile.
Il 70% del nuovo consumo di suolo è nelle aree urbane
Il 70% del nuovo consumo di suolo avviene nei comuni classificati come urbani. Nelle aree dove la Nature Restoration Law, il recente regolamento europeo sul ripristino della natura, prevede di azzerare la perdita netta di superfici naturali e di copertura arborea a partire dal 2024, secondo i dati del rapporto si trovano nuovi cantieri (+663 ettari), edifici (+146 ettari) e piazzali asfaltati (+97ettari). Con il consequenziale calo costante delle aree verdi a disposizione della popolazione urbana. Lo studio mette in evidenza, inoltre, che “proseguono le trasformazioni nelle aree a pericolosità idraulica media, dove la superficie artificiale avanza di oltre 1.100 ettari, mentre si sfiorano i 530 ettari nelle zone a pericolosità da frana, dei quali quasi 38 si trovano in aree a pericolosità molto elevata”.
Aumenta il suolo consumato pro-capite
Dall’analisi delle dinamiche territoriali emerge l’ulteriore conferma che il legame tra la demografia e i processi di urbanizzazione e di infrastrutturazione non è diretto, e che si assiste a una crescita delle superfici artificiali anche in presenza di stabilizzazione, in molti casi di decrescita, della popolazione residente. Anche a causa della flessione demografica, il suolo consumato pro-capite aumenta ancora dal 2022 al 2023 di 1,3 metro quadro per abitante e di 17,5 metri quadri per abitante dal 2006. Si passa dai circa 348 metri quadri per abitante nel 2006 e nel 2012 ai 366 metri quadri nel 2023. Nell’ultimo quinquennio di il suolo consumato per abitante è 10,9 metri quadri per abitante. Con i dati raccolti, nel rapporto viene stilata anche una classifica dei comuni “risparmia suolo”, dove le trasformazioni della copertura del suolo sono limitate o assenti. Sul podio del 2024 salgono Trieste, Bareggio (MI) e Massa Fermana (FM).