Nei Paesi a basso reddito il 90% dei rifiuti finisce in discarica o in mare. L’associazione No-Trash Triangle Initiative ha messo a punto un modello innovativo di raccolta e riciclaggio che fa leva sulla comunità locale.
Per eliminare la plastica dai mari è necessaria una corretta gestione dei rifiuti. Sembra banale ricordarlo, ma quello che è – o dovrebbe essere – banale nell’Occidente industrializzato non lo è in altre aree del Pianeta, dove i rifiuti vengono scaricati nei campi, incendiati o a gettati in mare. Un progetto avviato nell’isola di Bangka (Indonesia) nel cosiddetto Triangolo dei coralli, area tra le più ricche di biodiversità al mondo, ha dimostrato i vantaggi, anche economici, di una buona gestione dei rifiuti, condotta col coinvolgimento delle comunità locali. Un progetto di successo, organizzato dall’associazione No-Trash Triangle Initiative, che sta per essere replicato in altre isole dell’arcipelago.
Nei Paesi a basso reddito il 90% dei rifiuti finisce in discariche a cielo aperto
Secondo la Banca Mondiale, almeno un terzo dei rifiuti urbani prodotti al mondo (il totale supera i due miliardi di tonnellate) è gestito in mondo non sostenibile. Le discariche a cielo aperto sono il destino di circa il 31% degli scarti cittadini. “Un adeguato smaltimento o trattamento dei rifiuti – spiega la World Bank – ad esempio in discariche controllate o in strutture gestite in modo più rigoroso, è quasi esclusivamente appannaggio dei Paesi ad alto e medio reddito. Quelli a basso reddito generalmente fanno affidamento sulle discariche a cielo aperto per una quota superiore al 90%”. Questo vale soprattutto per Medio Oriente, Nord Africa, Africa subsahariana e l’Asia meridionale. L’iniziativa della No-Trash Triangle Initiative (in collaborazione con CleanHub e Plastic Recovery) ha preso il via nel 2017 sull’isola di Bangka, nell’arcipelago delle Sulawesi, Indonesia, nello straordinario Triangolo dei coralli. “Come nel caso di molte piccole isole tropicali – spiega la No-Trash Triangle Initiative – questo delicato ecosistema è minacciato a causa della plastica e dell’acqua inquinata”. Le comunità locali non hanno sufficienti infrastrutture per la gestione dei rifiuti. “Molto spesso, non c’è altra alternativa che bruciare o gettare spazzatura nell’Oceano”. Uno studio condotto da Jasmin Mueller e Nicolas Bill, pubblicato sul Marine Pollution Bulletin, ha passato al setaccio diversi siti dell’isola raccogliendo e analizzando campioni di rifiuti: il 96% di quelli raccolti era composto di plastica, per la maggior parte oggetti monouso. Esperimenti condotti su un particolare specie di corallo che si trova sull’isola hanno dimostrato che l’aggrovigliamento nella plastica, dopo soli 5 mesi, produce necrosi e sbiancamento. Il progetto di No-Trash Triangle Initiative nasce proprio per cercare di mettere un freno a questa minaccia.
Il coinvolgimento della comunità nella gestione dei rifiuti
“È stato messo a punto un modello innovativo di raccolta e riciclaggio dei rifiuti il cui scopo è dimostrare che l’inquinamento da plastica può essere fermato all’origine”, spiega No-Trash Triangle Initiative. Un’iniziativa che ha fatto leva sulla comunità locale: “dopo un soddisfacente periodo di prova, abbiamo deciso di collaborare con diverse organizzazioni e resort in tutta la regione per espandere questo modello e ridurre drasticamente la quantità di plastica che finisce nei mari del Sulawesi settentrionale”. La No-Trash Triangle Initiative ha dato vita ad una rete di trasporto e trattamento che raccoglie i rifiuti dalle varie isole della regione e li porta nella terraferma del Sulawesi settentrionale, dove la frazione di rifiuti riciclabile viene recuperata localmente o inviata a Giava. Il denaro ricevuto per questi materiali viene quindi reinvestito nella rete, pagando i costi di trasporto e altre spese, creando così un modello profittevole per la raccolta dei rifiuti di plastica riciclabile. All’avvio del progetto la frazione di rifiuto non riciclabile veniva inviata in discarica. Con lo sviluppo del programma, grazie a nuove collaborazioni, queste plastiche di basso valore vengono oggi convertite in combustibile solido secondario (CSS), che viene utilizzato nei cementifici. In attesa che si diffonda il riciclo chimico. “Il coinvolgimento degli stakeholders sulle misure per prevenire i rifiuti di plastica monouso e per ottimizzare la separazione dei rifiuti alla fonte sarà fondamentale per l’ampliamento del progetto nelle isole”, sottolinea l’associazione. Man mano che il programma verrà ampliato, No-Trash Triangle Initiative fornirà alle persone e alle imprese locali gli strumenti di cui hanno bisogno per gestire i rifiuti di plastica in modo sostenibile.