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Nature Restoration Law: cos’è e come può ripristinare gli ambienti naturali

Nature Restoration Law: un uccello si avvicina a un fiore
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Circa un anno fa, al termine del 2023, Bruxelles approvò la cosiddetta Nature Restoration Law. Si tratta della prima volta in cui un organo politico abbia approvato una misura per il ripristino degli ambienti naturali. La normativa europea è figlia dell’impegno congiunto di Parlamento e Consiglio Europeo. Quando si trattava di un accordo di stretta attualità, se ne parlava abbastanza. Ora che i tempi sono maturati ed è trascorso quasi un anno dal via libera alla legge, torniamo ad accendere le luci su una misura molto importante per l’ambiente nel quale viviamo.

Storia della Nature Restoration Law

La Nature Restoration Law si deve a una proposta della Commissione Europea. L’approvazione è stata firmata lo scorso 9 novembre, quando il Parlamento Europeo di Strasburgo ha concesso il definitivo via libera alla normativa concordata con gli Stati membri. L’accordo è parte integrante della strategia europea per tutelare la biodiversità. Gli obiettivi della Nature Restoration Law saranno vincolanti per tutti e rappresenteranno un asset strategico di primo piano per il prossimo futuro della UE. Bruxelles vede la misura come imprescindibile allo scopo di mantenere il surriscaldamento globale entro la soglia del grado e mezzo stabilita dall’IPCC.

Scopo della legge è ripristinare la diversità degli ambienti naturali degradatisi a causa della sconsiderata azione antropica. I biomi che riceveranno maggiori attenzioni sono quelli capaci di immagazzinare carbonio. Il fine della normativa è principalmente ambientale, ma si vuole anche innalzare la soglia della sicurezza alimentare nei cibi prodotti sul territorio dell’Unione e migliorare le difese contro le catastrofi naturali.

I numeri della legge

La UE è stata piuttosto ambiziosa durante la stesura della legge. Entro il 2030 occorrerà ripristinare almeno il 20% delle aree marine e terrestri degradate. Entro il 2040 la percentuale dovrà aver raggiunto il 60 e tra 25 anni, nel 2050, il 90% degli habitat danneggiati sulla superficie del vecchio continente dovrà essere riportato al suo stato di salute originario. La missione non è impossibile ma, certo, appare davvero molto difficile. Lo scorso 17 giugno la Gazzetta Ufficiale dell’Unione ha pubblicato il nuovo Regolamento Comunitario sul ripristino della natura e ora gli Stati devono iniziare a mettersi al lavoro per allinearsi agli obiettivi posti nero su bianco.

Per chi non si dimostrerà al passo con quanto stabilito, fioccheranno sanzioni. Come spesso vediamo accadere, c’è da scommettere che qualche governo preferirà pagare la multa piuttosto che allinearsi a quel che è stato deciso.

Tutti i punti toccati dalla Nature Restoration Law

Nature Restoration Law: un letto di fiori
La Nature Restoration Law desidera ripristinare gli habitat naturali e la biodiversità

La Nature Restoration Law si inserisce nel quadro normativo noto come Green Deal Europeo, parte integrante (se non addirittura fondante) della Strategia Europea per la Biodiversità. Questa è stata ufficialmente avviata nel 2019, al fine di rendere l’Unione un’area a impatto 0 entro il 2050.

La legge comprende altre misure oltre a quelle portanti, elencate qualche paragrafo fa. Tra gli obiettivi fissati all’approvazione, troviamo infatti anche i seguenti:

  • incrementare gli spazi verdi urbani di ogni città;
  • ripristinare la continuità naturale dei fiumi. Ogni Stato, individualmente, avrà l’obbligo di compilare un esasustivo inventario degli sbarramenti lungo i propri corsi d’acqua (dighe e barriere) individuando prontamente quali dovranno essere rimossi e quali potranno essere rimodellati e adattati, al fine di non ostacolare troppo il deflusso idrico;
  • adottare e mettere quanto prima in pratica misure efficaci e comprovate per invertire il declino delle popolazioni di insetti impollinatori entro il 2030;
  • gestire gli ecosistemi agricoli in maniera differente, aumentando la quota di terreni con caratteristiche paesaggistiche a elevata diversità;
  • ridurre l’uso (e l’abuso) di fertilizzanti chimici e/o pesticidi;
  • riumidificare quelle torbiere e zone originariamente umide che hanno subito drenaggio o bonifica per uso agricolo. Queste aree, infatti, svolgono un ruolo di assoluto primo piano nello stoccaggio di anidride carbonica;
  • tutelare e migliorare la biodiversità delle foreste. Una gestione sostenibile e nuove piantumazioni (si parla di circa 3 miliardi di alberi per l’intera UE) possono portare a un incremento dell’area boschiva e della popolazione faunistica. Bruxelles vuole vedere dei risultati, in questo senso, già nel 2030.

Ogni Stato membro si muoverà in autonomia, ma con l’affiancamento dell’Unione. Questa richiederà piani nazionali per il ripristino degli ambienti naturali e monitorerà, nel corso del tempo, i miglioramenti ottenuti. Lo stato di salute degli ecosistemi sarà misurato attraverso la presenza di idonee specie sentinella, come farfalle o particolari uccelli.

Questa legge è davvero necessaria?

Degrado ambientale e cambiamenti climatici sono un pericolo reale e concreto. La Nature Restoration Law dimostra che l’Unione Europea ha cognizione di questa minaccia incombente. Nonostante la comunità internazionale stia prendendo misure atte a rispondere a questa grave situazione, gli scienziati rimarcano che la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi proseguono in tutto il mondo, a una velocità quantomeno allarmante. L’aumento degli eventi meteorologici estremi è sotto gli occhi di tutti, specie nel nostro Paese, e ci stiamo accorgendo anche di come le risorse siano sempre più carenti. Questo fatto, naturalmente, incide sul quadro geopolitico.

È da qualche decennio ormai che in Europa si parla di tutela degli habitat, ma non abbiamo assistito ad alcun miglioramento significativo. Anzi, la situazione si è casomai aggravata, di lustro in lustro. L’80% degli ecosistemi versa in cattive condizioni. Il 10% di farfalle e api è a serio rischio estinzione. Il 70% dei suoli appare in condizioni insalubri. Queste percentuali si riferiscono alla sola Unione Europea. Non occorre essere esperti di geologia o biologia per comprendere come sia indispensabile, e non soltanto necessario, un provvedimento normativo stringente.

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Mattia Mezzetti

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