Costruire la resilenza delle comunità costiere ai maremoti: è l’obiettivo del programma Tsunami Ready dell’Unesco, messo in pratica per la prima volta in Italia nel comune laziale di Minturno. Un riconoscimento importante frutto della sinergia tra istituzioni e cittadini per migliorare la sicurezza pubblica prima, durante e dopo le emergenze da tsunami.
Minturno, in provincia di Latina, è il primo comune italiano Tsunami Ready.Unriconoscimento da parte della Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’Unesco che arriva dopo un lavoro durato quasi tre anni. “Applicato per la prima volta in Italia, questo modello Unesco serve a dare una consapevolezza del rischio e delle regole per capire come comportarsi come comunità in caso di allerta tsunami”, spiega Alessandro Amato, responsabile del Centro Allerta Tsunami dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).
Strategie di consapevolezza e preparazione sono le parole chiave del programma – nato nel 2001 in ambito internazionale e composto da dodici indicatori – volto a costruire comunità resilienti ai maremoti. In Italia, il programma pilota Tsunami Ready è stato avviatonel 2020 e siamo il primo Paese dell’area euro-mediterranea ad averlo adottarlo. Tre i primi comuni del Belpaese che vi hanno aderito, situati in zone a moderato e alto rischio tsunami: oltre a Minturno, sono Palmi in Calabria e la località di Marzamemi nel comune di Pachino in Sicilia.
Il rischio maremoti
“Il rischio di maremoti, a differenza di quanto si pensi, è reale anche nei nostri territori e la reticenza con cui si guarda a questa probabilità è il segnale più evidente di quanto potremmo essere potenzialmente impreparati a gestire questa emergenza”, ha commentato il sindaco di Minturno Gerardo Stefanelli alla consegna del riconoscimento; “come Comune costiero abbiamo accolto con grande piacere la possibilità di testare l’applicabilità di Tsunami Ready e partecipare a incontri formativi ed esercitazioni, e il nostro impegno nella prevenzione ci ha permesso di ottenere questo primato nazionale”.
Piano d’emergenza, cartellonistica, sistema di allerta ed esercitazioni
Sulla spiaggia, ora, ci sono cartelli come questo: “Pericolo maremoto. Zona di allertamento 1. Allontanarsi da quest’area in caso di allerta arancione o rossa. In caso di terremoto, ritiro improvviso del mare, allerta maremoto, allontanati immediatamente dalla zona costiera, raggiungi rapidamente l’area più elevata, segui le vie di allontanamento. Protezione civile. Regione Lazio. Comune di Minturno”.
L’obiettivo principale del programma è quello di migliorare la sicurezza pubblica prima, durante e dopo le emergenze da tsunami. Come previsto dai dodici indicatori, il percorso di accreditamento del Comune, iniziato nel 2020, ha portato all’aggiornamento della procedura del rischio tsunami nel Piano di emergenza comunale, con la creazione di mappe di pericolosità (arancione e rossa), l’identificazione delle vie di fuga e di aree di attesa.
Sono stati installati la segnaletica d’emergenza e il sistema di allerta sonoro, con l’acquisizione del sistema “alert system”, l’applicazione telefonica che permette di allertare la popolazione residente. Oltre al monitoraggio del rischio, si sono svolte giornate di formazione ed esercitazioni, che hanno coinvolto, oltre agli operatori, gli assistenti di salvataggio e le scuole, alle quali è stata data molta importanza.
Un percorso a tappe per coinvolgere i cittadini
Non è stato un percorso scontato. “Anche la cittadinanza, che era molto titubante all’inizio ha cominciato a capire che cos’è il rischio tsunami e a vedere sul lungomare l’installazione di tanti cartelli di segnalazione, a sentire le sirene di allarme e abbiamo cominciato a fare prevenzione nelle scuole”, ha raccontato Michele Camerota, coordinatore della Protezione civile di Minturno.
E così si è giunti al risultato. “Il percorso condotto dal comune di Minturno è esemplare, indice di organizzazione, coesione tra le parti e consapevolezza verso la riduzione dei pericoli naturali. Questo percorso virtuoso si innesta in un quadro di accrescimento della consapevolezza in ottica multirischio con lo sguardo volto ai cambiamenti climatici”, si legge sul sito dell’Ingv.
Con il comune di Minturno,l’Italia è il primo paese dell’area euro-mediterranea (denominata NEAM – North-Eastern Atlantic, Mediterranean and connected seas, uno dei quattro gruppi di coordinamento intergovernativi istituiti dall’Unesco per il programma Tsunami) ad aver adottato il programma Tsunami Ready, già sperimentato in altre regioni del mondo.
Tsunami Ready era stato inserito tra gli obiettivi del programma triennale (2019-2021) del SiAM, il Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da terremoti nel mar Mediterraneo (istituito nel 2017 e composto dal Dipartimento della Protezione Civile nazionale che svolge anche le funzioni di coordinamento, dal Centro Allerta Tsunami dell’INGV e dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
Le stazioni mareometriche del Sistema Nazionale Allerta Maremoti
Ci sono in Italia attualmente sette stazioni mareometriche installate per il SiAM, con caratteristiche di alta precisione e alta frequenza di rilievo del livello del mare, con sistema di trasmissione dati in tempo reale. La più recente è quella installata a Santa Maria di Leuca ad aprile scorso, in una posizione utile a rilevare le onde di maremoto provenienti dal Mar Mediterraneo orientale.
Le altre sei stazioni sono operative dal 2021 e sono a Portopalo di Capo Passero, Roccella Jonica, Cetraro, Teulada, Pantelleria e Marettimo. Tutte sono collocate in siti in cui esiste un maggior rischio di maremoti. I dati rilevati dalle stazioni di misura sono trasferiti in tempo reale (con pochi secondi di latenza) al CAT-INGV e accessibili al pubblico sul sito internet dedicato.
Il più recente maremoto che ha colpito le coste italiane è stato quello indotto dalla frana della Sciara del Fuoco di Stromboli, del 30 dicembre 2002, che ha avuto effetti significativi soltanto lungo le coste dell’isola di Stromboli, dove le onde hanno raggiunto quasi 10 metri di altezza. L’onda di maremoto è stata avvertita nelle Isole Eolie, sulle coste della Sicilia Settentrionale, della Calabria tirrenica e fino alle coste salernitane della Campania. L’ultimo tsunami disastroso avvenuto in Italia è quello originato dal catastrofico terremoto di Messina del 1908.
Il rischio tsunami in Italia
“L’Italia ha una pericolosità elevata per i maremoti, e quindi un alto rischio, principalmente a causa delle numerose aree sismiche marine e costiere del Mediterraneo, di cui si conoscono abbastanza bene quelle delle isole Ioniche, dell’arco ellenico, dell’arco di Cipro, il sistema di faglie dell’off-shore nord-africano.
Tutte queste aree ospitano faglie attive capaci di generare forti terremoti ‘tsunamigenici’, fino a magnitudo 8 e forse superiore. Va ricordato che anche onde di tsunami di pochi decimetri sono pericolose, a causa della loro lunghezza e velocità”, spiega il responsabile del CAT Alessandro Amato sul sito dell’INGV. “Se per i maremoti lontani i tempi di propagazione verso l’Italia sono dell’ordine di 30 – 60 minuti, per quelli locali i minuti a disposizione per mettersi in salvo sono pochissimi, tra i 5 e i 10.
È importante quindi essere pronti e adottare comportamenti adeguati in caso si avvertano i segnali che precedono un maremoto, come lo scuotimento del terreno forte e prolungato, un rombo proveniente dal mare”, conclude Amato.