Non è poi così difficile trovare sul web delle persone che mostrano, stupite, il quantitativo di microplastiche che sono state in grado di recuperare a partire da un semplice ciclo di lavaggio in lavatrice. Lavando i panni all’interno dell’elettrodomestico, infatti – soprattutto in presenza di fibre sintetiche – è possibile generare il rilascio di queste sostanze, che come sappiamo sono ancora sotto osservazione dagli scienziati per i loro potenziali effetti dannosi sulla nostra salute. Vediamo dunque insieme come si possono catturare le microplastiche in lavatrice: scopriamo tutti i trucchi utili in questo senso.
Indice contenuti
- Cosa sono le microplastiche?
- Una sfida complessa
- Come raccogliere le microplastiche in lavatrice?
- E se non ho un filtro?
- L’importanza della raccolta delle microplastiche
Cosa sono le microplastiche?
Le microplastiche sono particelle di plastica di dimensioni inferiori a 5 millimetri, prodotte da diverse fonti, tra cui tessuti, scarti industriali, pneumatici sintetici e numerosi altri materiali. Un esempio emblematico è rappresentato dalle enormi quantità di plastica accumulate negli oceani nel corso di decenni, durante i quali l’uso di prodotti monouso era ampiamente diffuso. Attualmente, sono state individuate almeno cinque grandi isole di plastica nei mari, fenomeni estremamente pericolosi che causano gravi danni agli ecosistemi e compromettono la qualità delle acque.
Di particolare rilevanza sono le microplastiche secondarie, generate dalla degradazione di oggetti plastici più grandi, come pneumatici, bottiglie, indumenti sintetici e reti da pesca. Queste particelle costituiscono la maggior parte delle microplastiche presenti negli ambienti marini, rappresentando tra il 68% e l’81% del totale.
Una sfida complessa
Non pensiate certo che le microplastiche siano soltanto il processo della decomposizione di parti di abiti che finiscono nelle nostre lavatrici. Si tratta, in effetti, di una minaccia ben più infida e difficile da controllare.
Le microplastiche si trovano ormai ovunque. È davvero difficile trovare un punto del pianeta libero dalla loro presenza, nemmeno negli abissi più profondi degli oceani. Uno studio australiano, pubblicato nell’ottobre 2020, ha calcolato che tra 9,25 e 15,86 milioni di tonnellate di microplastiche si sono depositate sui fondali oceanici. Secondo il New York Times, questo dato equivale a “18-24 buste della spesa ricolme di minuscoli frammenti di plastica per ogni piede di costa su tutti i continenti, ad eccezione dell’Antartide“.
Come raccogliere le microplastiche in lavatrice?
Per cercare di arginare questo problema, alcune aziende si sono attivate sviluppando soluzioni interessanti.
Tra le soluzioni più conosciute figurano il sacchetto Guppyfriend e la Cora Ball. Inoltre, il marchio Girlfriend Collective, noto per i suoi leggings realizzati in poliestere riciclato, propone un filtro per microplastiche da applicare alla lavatrice, benché alcune recensioni evidenzino alcune difficoltà di installazione. Sebbene questi strumenti non siano in grado di risolvere autonomamente l’ampia problematica dell’inquinamento da microplastiche, possono comunque contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica e ridurre l’inquinamento domestico.
Sacchetti e sfere da bucato rappresentano soluzioni pratiche per ridurre le microfibre nelle acque reflue, e presentano di norma prezzi modici. Il Guppyfriend, un sacchetto in poliammide che protegge i capi e riduce le microfibre fino al 54%, è adatto per carichi moderati, ma potrebbe richiederne due per cicli più grandi. La Cora Ball, una sfera di plastica progettata per catturare fibre, riduce le microfibre del 31% ed è indicata per tessuti non delicati. Ricordiamo che i dispositivi necessitano di pulizia regolare.
Raccomandare con certezza un prodotto “migliore” di un altro non è semlice, poiché la reale efficacia di questi dispositivi varia in base a numerosi fattori, tra cui il modello di lavatrice, il tipo di tessuto, il detergente utilizzato e il ciclo di lavaggio scelto. Inoltre, mancano ancora standard di certificazione o metriche condivise per comparare le prestazioni di questi dispositivi, come invece accade per i classici filtri dell’acqua.
E se non ho un filtro?
Per affrontare il problema delle microfibre senza un filtro, è essenziale combinare pratiche individuali e cambiamenti su larga scala. Gli Stati Uniti, la Francia e Australia si stanno iniziando a muovere per introdurre filtri obbligatori nelle lavatrici entro il 2030. Gli esperti per il resto suggeriscono di ridurre la frequenza dei lavaggi, usare lavatrici a carica frontale, evitare i cicli per delicati e preferire lavaggi a pieno carico con acqua fredda per limitare il rilascio di microfibre.
Sebbene una singola soluzione non sia di per sé sufficiente, adottare più strategie può comunque fare la differenza.
L’importanza della raccolta delle microplastiche
Le microfibre rilasciate dai tessuti rappresentano una minaccia significativa per gli ecosistemi, sia marini che terrestri, oltre a potenziali rischi per la salute umana. Si tratta di una questione ambientale critica, strettamente legata ai processi di progettazione, produzione, acquisto e manutenzione degli abiti.
Il problema, tra l’altro, non è destinato a risolversi in tempi brevi tutt’altro. Secondo gli esperti, infatti, “Entro il 2050, la produzione globale di tessuti sintetici elastici è destinata a triplicare”.