I metalli pesanti sono costituenti naturali della crosta terrestre e sono dunque presenti, in piccole quantità, nel terreno, nell’acqua e nell’atmosfera. Si possono diffondere nell’ambiente in quantità anomale in seguito a fenomeni naturali come le eruzioni vulcaniche oppure in seguito ad attività umane come l’industria siderurgica, metallurgica o galvanica. Comportando rischi per la salute dell’ambiente e dell’uomo. Nel lungo periodo, infatti, il loro accumulo nell’organismo umano può causare effetti dannosi importanti, poiché interferiscono con il normale metabolismo cellulare. È proprio per limitare la presenza di sostanze come queste che la rete idrica italiana è sottoposta a rigorosi e frequenti controlli; attraverso le analisi periodiche sull’acqua che scorre nelle nostre tubature si punta alla prevenzione e al contrasto di tutti i potenziali pericoli per l’uomo e la sua salute.
Quali sono i metalli pesanti
Si classificano come metalli pesanti diversi elementi presenti sulla tavola periodica. All’interno di questa classificazione troviamo nichel, alluminio, cadmio, cobalto, cromo, argento, ferro, bario, mercurio, piombo, titanio, rame, vanadio e zinco. L’arsenio, il bismuto e il selenio non appartengono chimicamente al gruppo dei metalli pesanti, perciò non vengono inclusi nello stesso insieme. Ciononostante hanno proprietà simili e sono ugualmente nocivi per l’essere umano, tanto da venire considerati alla loro pari.
Un metallo pesante è un elemento naturale, figlio di una formazione millenaria. È parte della crosta terrestre ed è stato liberato nell’ambiente da un fenomeno dirompente quale un’eruzione vulcanica oppure un’alta marea.
Nonostante la responsabilità della loro comparsa abbia ben poco a che fare con l’uomo, l’attività antropica è corresponsabile della loro diffusione. Emettono metalli pesanti in atmosfera, ad esempio, tutti i processi di combustione di gas e petrolio, quindi anche il traffico veicolare, e l’incenerimento dei rifiuti. L’uso di fertilizzanti, a seconda della provenienza delle rocce utilizzate per produrli, può apportare metalli pesanti nel suolo. E poi pesticidi, erbicidi, trattamenti del legno hanno spesso tracce di piombo, arsenico o cromo; l’immissione di queste sostanze è però regolamentata.
Normativa e analisi
A tutela della salute pubblica contro eventuali effetti negativi derivanti dalla gestione delle acque è stata emanata la direttiva europea 98/83/CE, che stabilisce i parametri di qualità dell’acqua, che le società di distribuzione della risorsa idrica devono rispettare. La salubrità e la qualità idrica sono garantite da questa normativa comunitaria, che nel nostro Paese è stata recepita con il decreto legislativo 31/2001.
La pericolosità dei metalli pesanti
Alcuni metalli pesanti – principalmente il rame, il selenio e lo zinco – sono essenziali per il regolare metabolismo del corpo umano. Devono però essere presenti in tracce, non in concentrazioni troppo elevate o diventano nocivi. Non tutti i metalli pesanti hanno gli stessi effetti: alcuni sono pericolosi anche se ingeriti in piccolissime quantità, come ad esempio il cadmio e il mercurio, tra i più nocivi in assoluto. La loro presenza è devastante per l’organismo, tanto da dare origine a interferenze con numerose delle funzioni basilari del corpo umano.
Cadmio
Il cadmio è raro in natura, sebbene sia rintracciabile in alcuni minerali. Il contatto tra questo metallo pesante e gli esseri umani si deve principalmente a fumo, attività industriali o presenza nelle acque. L’intossicazione da cadmio è molto pericolosa, sia sul breve che sul lungo termine. L’elemento infatti non è soltanto cancerogeno, ma si può anche sostituire ad alcuni minerali essenziali (ad esempio lo zinco), impedendo loro di portare a termine i loro compiti all’interno di ogni organismo.
Il cadmio può causare problemi alle ossa, disfunzione dei reni, disturbi gastrointestinali e respiratori, danni ai polmoni, omeostasi e tumori. Questi ultimi colpiscono di solito polmoni, reni, pancreas, mammella, prostata e sistema digerente.
Mercurio
Tra i maggiori responsabili dell’avvelenamento da metalli pesanti troviamo il mercurio. Questo elemento si trova allo stato liquido ed è tossico anche in piccolissime dosi. I suoi composti organici, metil mercurio ed etil mercurio, sono particolarmente nocivi e anche respirarlo in forma gassosa può rivelarsi letale.
Utilizzato in campo medico per decenni (in alcune zone del mondo lo è ancora) così come in alcuni campi industriali, come la produzione di lampadine o di pesticidi, il mercurio ha purtroppo contaminato terreni e acque di alcuni siti, che devono essere sottoposti a bonifica.
A seconda della forma in cui viene ingerito o inalato il mercurio può dare vita a effetti neurotossici, danneggiare reni e fegato, o anche causare pericolose malattie neurologiche come quella di Minamata. I figli di donne che hanno assunto troppo mercurio durante la gravidanza presentano molto spesso problemi in fase di sviluppo, che in taluni casi possono dimostrarsi anche gravi.