Sono esposti all’amianto tra i 4 e i 7 milioni di lavoratori europei. Eppure l’Unione europea è leader mondiale nella lotta all’amianto: ne limita l’uso dal 1983, fino al divieto totale nel 2005. Ma non in tutti i Paesi è stato bandito: Russia, Cina, Brasile e Canada ancora lo producono ed è utilizzato soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
Dopo più di tre anni di lavoro, la Commissione europea ha approvato recentemente un piano d’azione globale contro l’esposizione all’amianto, sostanza killer disseminata negli edifici di tutti i Paesi membri e causa del 78% dei tumori professionali riconosciuti. Solo nel 2019 nel territorio dell’Unione europea più di 70mila persone sono morte per le conseguenze dell’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro. Si stima che, attualmente, siano esposti all’amianto tra i 4,1 e i 7,3 milioni di lavoratori, dei quali il 97% nel settore edile e il 2% nella gestione dei rifiuti. Per eliminare i rischi derivanti dall’amianto, negli ultimi 40 anni l’Unione europea si è adoperata per limitarne tutti gli usi, fino a giungere al divieto totale nel 2005.
Perché è difficile il tracciamento dell’esposizione professionale all’amianto
L’inalazione delle fibre di amianto provenienti dai manufatti in cattivo stato di conservazione è causa del mesotelioma e del tumore polmonare, con un tempo di latenza di circa 30 anni tra l’esposizione e i primi segni di malattia. Pertanto, il tumore può svilupparsi decenni dopo l’esposizione professionale, anche quando i lavoratori sono già in pensione. Ciò rende difficile – ammette la Commissione – il tracciamento delle esposizioni pregresse e l’individuazione di un nesso causale tra esposizione professionale e tumori. Per questo motivo è possibile che il numero di persone affette da malattie professionali connesse all’amianto sia sottostimato. Anche per l’Unione europea, insomma, l’urgenza di affrontare questo rischio non è più procrastinabile.
Il piano della Commissione europea per eliminare l’amianto
La Commissione europea con la comunicazione “Costruire un futuro senza amianto” prova ad affrontare il tema a 360 gradi: dal miglioramento di diagnosi e cura delle malattie fino all’identificazione e alla rimozione sicura dell’amianto e al trattamento dei rifiuti che lo contengono. Per proteggere le persone dall’esposizione all’amianto e prevenire i rischi per le generazioni future, la Commissione europea definisce un approccio globale di salute pubblica finalizzato a sostenere le vittime di malattie legate all’amianto; migliorare la protezione dei lavoratori dall’amianto; mappare la presenza dell’amianto negli edifici; garantire uno smaltimento sicuro dell’amianto e zero inquinamento. La Commissione ha anche predisposto una proposta di modifica della Direttiva 2009/148/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con l’esposizione professionale all’amianto. Nel dettaglio, viene aggiornato il valore limite di esposizione professionale a 0,01 fibre/cm3, misurato in rapporto a una media ponderata nel tempo di 8 ore. Per evitare ambiguità, all’interno della Direttiva viene esplicitato che il termine amianto indica silicati fibrosi classificati come sostanze cancerogene di categoria 1A a norma del regolamento (CE) n. 1272/2008 60. L’articolo 1 chiarisce inoltre l’obbligo per i datori di lavoro di ridurre al minimo l’esposizione dei lavoratori alla polvere prodotta dall’amianto o da materiali contenenti amianto sul luogo di lavoro, con la precisazione che in ogni caso si deve trattare del più basso valore tecnicamente possibile, al di sotto del valore limite fissato dalla Direttiva. I datori di lavoro hanno inoltre l’obbligo di individuare l’eventuale presenza di materiali contenenti amianto prima di intraprendere lavori di demolizione o di manutenzione, raccogliendo informazioni dai proprietari dei locali e dai registri pertinenti.
L’Unione europea leader nella lotta all’amianto
La riduzione dell’esposizione all’amianto rientra nel Piano europeo di lotta contro il cancro e del Piano d’azione inquinamento zero della Commissione europea. Azioni che fanno dell’Unione europea il leader mondiale nella lotta all’amianto. Non in tutti i Paesi, infatti, è stato bandito: Russia, Cina, Brasile e Canada ancora lo producono ed è utilizzato soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Recentemente negli Stati Uniti, l’Agenzia per la protezione ambientale ha nuovamente autorizzato l’utilizzo dell’amianto crisolito (un minerale che appartiene alla classe dei silicati di magnesio) come materiale per l’edilizia, revocando il divieto in vigore dal 1989. La prima azione dell’Unione europea volta a proteggere i lavoratori dai rischi derivanti dall’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro risale al 1983, quando è stata adottata la direttiva 83/477/CEE 14 del Consiglio europeo. Modificata a più riprese, fino alla sua ultima versione, la già citata Direttiva 2009/148/CE. I datori di lavoro inoltre sono vincolati anche dalla Direttiva sulle sostanze cancerogene, mutagene e reprotossiche che si applica ogniqualvolta le norme siano più favorevoli alla salute e alla sicurezza dei lavoratori. In ogni caso, quindi, i datori di lavoro dovrebbero sempre garantire che il rischio connesso con l’esposizione all’amianto durante il lavoro sia ridotto al minimo e con il più basso valore tecnicamente possibile.