L’Italia nel 2022 ha spedito all’estero 5 milioni di tonnellate di rifiuti che, con una migliore dotazione impiantistica, avrebbero potuto essere recuperati sia in termini di materia che di energia e reintrodotti nelle filiere produttive del made in Italy.
L’Italia, in un solo anno, ha spedito all’estero quasi 5 milioni di tonnellate di rifiuti. Un numero tutt’altro che marginale, che cresce anno dopo anno. L’ultimo incremento è stato del 30%. Dall’ultimo Rapporto Rifiuti Urbani di Ispra emerge che, nel 2022 – quando non era ancora stato superato lo shock della pandemia – sono state esportate 858 mila tonnellate di rifiuti urbani, di cui quasi 2.500 tonnellate erano rifiuti pericolosi. Si tratta di una percentuale pari al 3% della produzione complessiva di rifiuti urbani, che nel 2022 ha superato i 29 milioni di tonnellate.
Export dei rifiuti urbani: da dove partono e dove arrivano
La maggior parte dei rifiuti urbani italiani spediti all’estero sono stati inviati nei Paesi Bassi (circa 141mila tonnellate, oltre il 16% del totale), in Austria (oltre 131 mila tonnellate, il 15%)e in Germania (circa 116 mila tonnellate, il 13,5%). Anche Cipro e Ungheria hanno ricevuto dal nostro Paese rispettivamente il 9% e quasi l’8% del totale dei rifiuti esportati.
La regione italiana che nel 2022 ha destinato all’estero le maggiori quantità di rifiuti si conferma la Campania, con oltre 309 mila tonnellate, pari al 36% del totale esportato. È la conseguenza dei gravi deficit impiantistici di cui la regione soffre da decenni, così come le drammatiche emergenze ambientali degli ultimi 20 anni, che le hanno fatto accumulare milioni di metri cubi di ecoballe. La Campania ha inviato all’estero “rifiuti prodotti dal trattamento dei rifiuti” (EER 191212) per 170 mila tonnellate, destinate prevalentemente a Paesi Bassi e Germania e “altre tipologie di rifiuti non compostati” (EER 190501), per 109 mila tonnellate, dirette prevalentemente verso Paesi Bassi, Austria e Germania. Risorse preziose che vengono spedite in Europa dietro lauto compenso.
Il Lazio è un’altra regione che da tempo è con l’acqua alla gola sul fronte della gestione dei rifiuti. Nel 2022 ha esportato circa 154 mila tonnellate di rifiuti urbani, costituiti da circa 88 mila tonnellate di “combustibile solido secondario” (EER 191210) destinato principalmente a Cipro e Portogallo per la valorizzazione energetica, a cui si aggiungono 38 mila tonnellate circa di “rifiuti prodotti dal trattamento dei rifiuti” esportati nei Paesi Bassi e in Germania. Il Lazio ha esportato anche 8 mila tonnellate di “compost fuori specifica” (EER 190503) in Ungheria, dove di solito vengono smaltite in discarica. Un evidente nonsense economico e un grave e inutile danno ambientale.
Infine la Lombardia, nello stesso arco temporale, ha esportato circa 130 mila tonnellate di rifiuti urbani, costituiti prevalentemente da “rifiuti prodotti dal trattamento dei rifiuti” (circa 38 mila tonnellate) e “combustibile solido secondario” (33 mila tonnellate circa).
Quali sono i rifiuti urbani esportati di più
Gli impianti di trattamento meccanico-biologico, meglio noti come TMB, si confermano i principali driver dei movimenti transfrontalieri. Non a caso, quasi il 33% dei rifiuti esportati, oltre 280 mila tonnellate, è costituito da rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti urbani. Di questi, quasi il 61%, pari ad oltre 170 mila tonnellate, provengono dagli impianti di trattamento meccanico biologico situati in Campania e viaggiano verso Paesi Bassi (52 mila tonnellate), Germania (oltre 44 mila tonnellate) e Spagna (25 mila tonnellate).
Il combustibile solido secondario (CSS), costituito dalle frazioni secche dei rifiuti trattati, che sebbene non perdano la qualifica di rifiuti possono andare a incenerimento e recupero energetico, rappresenta poco meno del 29% del totale esportato (245 mila tonnellate circa) e viene spedito prevalentemente verso l’isola di Cipro (oltre 80 mila/t), il Portogallo (circa 35 mila/t), l’Austria (oltre 28 mila/t) e la Grecia (oltre 25 mila/t); le principali Regioni produttrici di CSS mandato all’estero sono il Lazio, il Friuli-Venezia Giulia e la Lombardia.
L’export dei rifiuti speciali
I rifiuti speciali, ovvero quelli prodotti dalle attività economiche, rappresentano quasi l’85% del totale dei rifiuti prodotti ogni anno su tutto il territorio nazionale. Nel 2021(ultimo aggiornamento Ispra disponibile) l’Italia ne ha spediti all’estero quasi 4 milioni di tonnellate. Anche in questo caso, oltre il 64% sono rifiuti prodotti dai TMB e per il 12% circa si tratta di rifiuti da costruzione e demolizione (C&D). La gran parte sono rimasti in territorio europeo, spediti alla volta di Germania (oltre 831 mila tonnellate), Austria (circa 493 mila tonnellate), Ungheria (336 mila tonnellate) e Francia (314 mila tonnellate). Qualcosa è arrivato anche nella Repubblica Popolare Cinese: 31 mila tonnellate, prevalentemente rifiuti di metallo. In particolare, oltre 18 mila tonnellate di metalli non ferrosi e circa 12 mila tonnellate di rame, bronzo, ottone.
Anche l’Italia comunque registra alcuni flussi di rifiuti in entrata, nel 2022 del 35% in più rispetto all’anno precedente: 296 mila tonnellate di rifiuti urbani, di cui circa 2 mila tonnellate di rifiuti pericolosi, costituiti prevalentemente da “apparecchiature fuori uso” (EER 200123*).
Ancora poca cosa nel bilancio complessivo: considerando sia gli urbani che gli speciali, l’Italia nel 2022 ha mandato all’estero quasi 5 milioni di tonnellate di scarti che, con una dotazione impiantistica migliore, avrebbe potuto valorizzare e reintrodurre nei circuiti produttivi del made in Italy.