In Italia sono 60 le comunità cattoliche nate dopo l’enciclica di Papa Francesco del 2015, in prima linea per la tutela del territorio e per diffondere la filosofia dell’ecologia integrale.
La comunità Laudato sì dei Castelli Romani raccoglie i cellulari esausti, quella di Roma 2 organizza escursioni e incontri sulla biodiversità. Le diocesi campane si confrontano sui gravi problemi ambientali che affliggono gli oltre ottanta Comuni che rientrano nel perimetro della cosiddetta Terra dei Fuochi, tra le province di Napoli e Caserta. L’enciclica “Laudato sì”, che Papa Francesco ha scritto nel 2015 esplodendo il concetto di ecologia integrale, secondo il quale l’uomo è parte integrante della natura, ha dato impulso all’impegno ambientale dei cattolici e alla nascita di comunità molto attive sul territorio. Monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, è uno degli ispiratori delle comunità omonime.
Come sono nate le comunità Laudato sì e con quali obiettivi?
“La prima intuizione per avviare il progetto è arrivata durante una visita ad Amatrice fatta insieme a Carlo Petrini di Slow Food, dopo il terremoto del 2016. Ci siamo trovati davanti al disastro del terremoto, ma dall’altro lato c’era la bellezza delle montagne. Il contrasto ha indotto una riflessione sul rapporto tra la natura e le opere dell’uomo, un tema ben presente nell’enciclica di Papa Francesco. E la cosa da fare ci è sembrata quella di dare vita a realtà che potessero diffondere il pensiero e le azioni suggerite dal Pontefice. Abbiamo scelto la forma della comunità, un modello orizzontale e affettivo, che ci sembrava rispondere meglio a bisogni che sono sociali e ambientali. E che lascia ad ogni comunità la libertà di intraprendere il cammino che le è più congeniale e la possibilità di costituirsi anche all’interno di realtà già esistenti. Il risultato è stato una sorprendente varietà e vitalità. Le comunità Laudato sì attive sono circa 60 e portano avanti le proposte più diverse: dalla tutela dell’ambiente all’attività formativa, passando per l’intervento sociale, la creazione di festival ambientali. Ci sono comunità che si prendono cura degli orti sociali. Una, in Piemonte, che prepara pane fatto con farina a chilometro zero per donarlo a chi patisce maggiormente la crisi economica. Un simbolo semplice e potente”.
Nella Terra dei Fuochi nove Diocesi sono attive sul territorio. Come operano le Comunità Laudato sì in quel contesto?
“Nell’area della Terra dei Fuochi la Chiesa è in prima linea in una battaglia molto dura, perché inquinamento e rifiuti non rappresentano tanto un problema culturale quanto una forma perversa di economia. In queste situazioni i compiti che le comunità possono assumere sono tanti, dall’essere sentinelle sul territorio al testimoniare che esiste la possibilità di un’altra economia, rispettosa dell’ambiente e delle persone. Lo sforzo è quello di coltivare nei cittadini piccoli gesti quotidiani che possano provocare un vero cambiamento”.
Quali gli impegni prioritari per la tutela della vita del Pianeta?
“Sicuramente il primo impegno è quello di realizzare un cambiamento di prospettiva, che abbandoni l’idea del dominio per abbracciare una visione del mondo più giusta tra gli esseri umani e meno predatoria rispetto al creato. Un sentimento per fortuna sempre più presente nelle nuove generazioni. Purtroppo, quello che manca è la consapevolezza dell’urgenza dei cambiamenti necessari nel mondo politico ed economico”.