Il Trattato Italiano di Medicina d’Ambiente è la prima trattazione sistematica della medicina d’ambiente. Che indaga le patologie correlate all’inquinamento di aria, suolo, acqua e investe molti ambiti del vivere quotidiano: casa e lavoro, mobilità, urbanistica. Intervista al professor Aldo Ferrara.
“È il primo lavoro del genere in Italia e la prima trattazione sistematica della questione ambientale in tutto il mondo”. Aldo Ferrara, già professore di Malattie cardio–polmonari presso l’Università di Siena, ci presenta il volume “Trattato italiano di Medicina d’Ambiente”, edito dalla Società Editrice Universo di Roma, di cui è curatore. L’opera è divisa in due tomi – il primo (50 capitoli sviluppati in 800 pagine) già uscito, il secondo verrà pubblicato invece entro l’anno – e descrive a 360 gradi la medicina d’ambiente.
Professor Ferrara, cos’è esattamente la medicina d’ambiente?
“La medicina d’ambiente è l’investigazione di tutte le patologie che possono derivare all’uomo da una situazione ambientale inquinata. Non riguarda solo l’aria, ma soprattutto suolo e acque, che influiscono sulla corretta alimentazione. E investe a tutto campo altri aspetti del vivere quotidiano, la mobilità, l’urbanistica e i complessi rapporti giuridici di competenza istituzionale”.
Un tema ampio, complesso e decisamente multidisciplinare.
“Decisamente. Non abbiamo fatto altro che analizzare tutti i riferimenti scientifici relativi al tema e dare loro una trattazione sistematica, che comprendesse tutti gli aspetti della situazione ambientale. Dei due tomi, il primo, appena pubblicato, è dedicato alle generalità. Il secondo è invece dedicato alle situazioni estreme (extreme patologies). Ogni tomo è articolato in quattro parti. La prima, dedicata alla chimica, descrive tutti i possibili inquinanti presenti nell’aria, nell’acqua e nel suolo. In particolare quelli, come i metalli pesanti, da cui ci aspettiamo grossi problemi in futuro. La seconda parte è dedicata alle malattie da inquinamento: che non sono solo quelle bronchiali e respiratorie, come l’immaginario collettivo crede, ma soprattutto patologie cardio-vascolari, patologie da comunità, riproduttive, da turbe endocrine e su altri organi e apparati. La terza parte è invece dedicata alla nuova mobilità che dovrebbe derivare dalla transizione ecologica e ai nuovi assetti urbanistici. Infine, l’ultima parte è dedicata alla normativa, soprattutto all’interdipendenza della normativa italiana dai Trattati europei”.
Professore, ha appena smentito uno dei luoghi comuni sull’ambiente presenti nell’immaginario collettivo. Ci può illustrare le tre informazioni più spiazzanti da questo punto di vista presenti nel volume?
“Certo. La prima informazione dirompente è che gli inquinanti aerei non hanno come target soltanto le vie aeree, ma l’apparato cardiovascolare. Questi inquinanti, infatti, utilizzano l’apparato respiratorio, come ha fatto il SARS-CoV-2, per entrare nell’organismo e usare le vie del tratto respiratorio integrato come modalità di accesso al vero target, che è l’endotelio delle strutture vascolari e soprattutto il cuore. Tanto che il maggior problema dell’inquinamento atmosferico non è la bronchite, l’asma o l’enfisema ma la coronaropatia”.
Veniamo alla seconda..
“Il secondo aspetto che abbiamo voluto focalizzare è il fatto che la maggior parte dei problemi dell’inquinamento non riguarda l’outdoor, ossia l’aria esterna, ma l’indoor, l’aria interna: quella degli edifici, degli uffici, delle aree confinate in cui in questo periodo lo smart working sta aumentando la densità popolativa. Proprio in queste aree il pericolo di trasmissione di infezioni e malattie da inquinati sta diventando estremamente urgente. Lo dimostra l’attenzione dedicata alla sindrome dell’edificio malato (ossia la situazione in cui gli occupanti di un edificio manifestano fenomeni che appaiono legati al tempo passato nell’edificio stesso, senza che possano essere identificate altre cause specifiche, ndr.) E poi il terzo aspetto, forse quello più importante dal punto di vista normativo: le norme italiane, benché ci siano state modifiche costituzionali degli articoli 9 e 41, oggi devono agganciarsi ad un articolo dei trattati europei, il 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), che chiama in causa strettamente salute e ambiente. Per il futuro di questo XXI secolo ci aspettiamo l’emersione di nuove patologie che saranno proprio quelle ambiente-correlate”.