A 50 anni dalla dichiarazione di Stoccolma, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite riconosce l’ambiente tra i diritti umani. Ma per ridurre le ingiustizie ambientali gli Sati devono attuare gli impegni internazionali
Il 28 luglio scorso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato, con una larghissima maggioranza, l’accesso a un ambiente pulito e salubre un diritto umano universale. A 50 anni da quel 1972 nel quale la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente, a Stoccolma, si concluse con una storica dichiarazione, l’ambiente entra a tra i diritti umani. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha sottolineato che l’adozione della risoluzione “è solo l’inizio” e ha esortato le nazioni a rendere questo diritto “una realtà per tutti, ovunque”.
Il danno ambientale interferisce con il godimento dei diritti umani
Con 161 voti favorevoli e 8 astensioni, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che dichiara l’accesso a un ambiente pulito, sano e sostenibile, un diritto umano universale. Gli astenuti sono Bielorussia, Cambogia, Cina, Etiopia, Iran, Kirghizistan, Russia e Siria. La risoluzione, basata su un testo simile adottato lo scorso anno dal Consiglio per i diritti umani, invita gli Stati, le organizzazioni internazionali e le imprese a “intensificare gli sforzi per garantire un ambiente salubre per tutti”. Il testo – originariamente presentato lo scorso giugno da Costa Rica, Maldive, Marocco, Slovenia e Svizzera, e ora co-sponsorizzato da oltre 100 Paesi – rileva che il diritto a un ambiente sano è legato al diritto internazionale esistente e afferma che la sua promozione richiede la piena attuazione degli accordi ambientali multilaterali. Riconosce inoltre che l’impatto dei cambiamenti climatici, la gestione e l’uso insostenibile delle risorse naturali, l’inquinamento dell’aria, della terra e dell’acqua, la gestione scorretta delle sostanze chimiche e dei rifiuti e la conseguente perdita di biodiversità interferiscono con il godimento di questo diritto. E che “il danno ambientale ha implicazioni negative, sia dirette che indirette, per l’effettivo godimento di tutti i diritti umani”.
Per ridurre le ingiustizie ambientali gli Stati devono attuare gli impegni internazionali
“La risoluzione aiuterà a ridurre le ingiustizie ambientali, colmare le lacune di protezione e a fare forza alle persone, in particolare quelle che si trovano in situazioni vulnerabili, compresi i difensori dei diritti umani ambientali, i bambini, i giovani, le donne e le popolazioni indigene”, ha affermato Guterres. Secondo l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, l’approvazione “è un momento storico, ma non basta affermare semplicemente il nostro diritto a un ambiente salubre”. La risoluzione in proposito è molto chiara: “gli Stati devono attuare i loro impegni internazionali e intensificare i loro sforzi per realizzarli. Subiremo tutti effetti molto peggiori dalle crisi ambientali, se non collaboriamo per evitarle collettivamente ora”. “I miei ringraziamenti vanno agli Stati membri, alle migliaia di organizzazioni della società civile, ai gruppi dei popoli indigeni e alle decine di migliaia di giovani che hanno sostenuto incessantemente questo diritto – ha detto Inger Andersen, direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente – ora dobbiamo basarci su questa vittoria e attuare il diritto”.