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Le miniere di litio più grandi al mondo e il loro impatto ambientale

Miniere di litio: escavatori in azione
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Tra le materie prime più richieste al giorno d’oggi troviamo un metallo: il litio. Si tratta infatti dell’elemento che ci consente di ricaricare le batterie di cellulari e altri dispositivi, nonché di far viaggiare le automobili elettriche. Per estrarlo sono spuntate miniere in tutte le aree del mondo in cui è presente. I luoghi ove è più diffuso sono Africa, Sud America e Oceania. La società di consulenza Global Data ha portato avanti un’indagine sulle miniere di litio, rendendo pubblici i dati relativi alle maggiori società estrattive e al loro impatto ambientale. I maggiori poli minerari, come stiamo per vedere, si concentrano in Cile e in Australia.

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Quali sono le miniere di litio più grandi del mondo?

Vediamo, nelle righe seguenti, dove siano collocate le miniere di litio più grandi al mondo. Le abbiamo classificate in base al volume estrattivo relativo all’anno 2022, l’ultimo di cui abbiamo dati completi, per il momento.

Miniere di litio: spodumene
Lo spodumene e altri minerali sono serbatoi di litio e vengono estratti in miniera

Mount Cattlin Lithium Mine


Al primo posto di questa speciale classifica troviamo la Mount Cattlin Lithium Mine, situata in Australia occidentale. Si tratta di una miniera a cielo aperto che ricava il litio da un minerale noto come spodumene e che ha prodotto, nell’arco del nostro periodo di riferimento, ben 155 mila tonnellate di questo prezioso metallo, a fronte di una riserva pari a 8 milioni di tonnellate. È proprietà della compagnia mineraria Galaxy Resources e si stima che resterà operativa fino all’anno 2039. Il nome ufficiale del polo è Greenbushes Lithium Operations. Le operazioni, da queste parti, si svolgono in maniera convenzionale: si utilizzano trivelle, esplosioni nel sottosuolo e scavi mirati.

Tutte queste attività sono piuttosto invasive e tutt’altro che amiche dell’ambiente. Il concentrato di spodumene viene venduto a due compagnie cinesi: Yahua Lithium e Chengtun Lithium. Sono queste due realtà a occuparsi del trattamento della materia prima e della sua trasformazione. La miniera si rifornisce di elettricità attraverso un generatore di proprietà, della potenza di 7MW, alimentato a gasolio, che porta l’energia in ogni dove attraverso un sistema di distribuzione interno. Per ricevere l’acqua necessaria alle varie operazioni si sfrutta una diga, realizzata a poca distanza dal monte Cattlin, e un sistema di tubature realizzate appositamente per trasportarla in loco.

Salar de Atacama


Nel Salar de Atacama, in Cile, si trova la seconda miniera di litio più grande del mondo. Qui il litio si produce attraverso l’evaporazione di brine in vasche apposite. Il luogo è di una aridità estrema e il processo più rapido è, di fatto, lasciare il minerale al sole e attendere che resti soltanto il litio. Nel 2022, la Sociedad Quimica y Minera de Chile, proprietaria del polo minerario, ha estratto circa 135,4 mila tonnellate di metallo da questo vasto e sterminato deserto. La struttura dovrebbe chiudere i battenti, a quanto si stima sulla base della ricchezza del sito, nel 2030.

Le attività di questa miniera sono distruttive per l’ecosistema circostante. Il poco lontano lago salino del Salar, risorsa importante per la regione dell’Antofagasta, si abbassa di due centimetri all’anno a causa dell’estrazione ininterrotta di salamoia di litio. Gran parte del prezioso metallo è infatti situato sott’acqua. L’estrazione causa un continuo cedimento del terreno e un progressivo prosciugamento della falda acquifera sotterranea, che è di acqua dolce e gioca un ruolo piuttosto importante nel sostentamento idrico locale. Per estrarre la salamoia si fa uso della tecnica del pompaggio. Essa consiste nello spingere fluidi ricchi di litio dal sottosuolo alla superficie, per poi depositarli nelle vasche.

Il processo di evaporazione comporta la dispersione del 90% delle acque nell’atmosfera. Una perdita di acqua di questo genere è, naturalmente, molto più rapida rispetto al tasso di ricarica delle falde acquifere.

Mount Marion Lithium Project


Al terzo posto, con una produzione annua attorno alle 64 mila tonnellate, troviamo la miniera a cielo aperto di Mount Marion Lithium Project, sempre in Australia occidentale. La sua collocazione non è troppo distante da quella di Mount Cattlin. A quelle latitudini, la concentrazione di litio è piuttosto elevata. Anche in questo caso, viste le caratteristiche dell’area, il litio viene estratto a partire dallo spodumene. La struttura è di proprietà della Mineral Resources e, secondo quanto si prevede, resterà operativa fino al 2047.

Pilgangoora Project


Appena fuori dal podio, in quarta posizione, troviamo un’altra miniera, anch’essa australiana che, come prevedibile, si trova sempre nella porzione occidentale del Paese. Questa però è situata più a Nord rispetto alle due già viste in precedenza. Di proprietà della Pilbara Minerals, ha prodotto nel 2022 attorno alle 56,1 mila tonnellate di litio dallo spodumene e, a quanto si stima, cesserà l’attività nel 2060. Le tre miniere australiane sono tutte controllate da consorzi differenti e si fanno concorrenza tra loro.

Atacama Mine


Torniamo dall’altra parte del mondo e, nuovamente nel Salar de Atacama, troviamo un’altra miniera cilena, quella che chiude la top five. A differenza della seconda in classifica, questa è gestita dalla Albemarle Corporation, una realtà statunitense e non cilena. Il polo ha una produzione stimata attorno alle 32,9 mila tonnellate annue. Con ogni probabilità, resterà operativo fino al 2043.

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Mattia Mezzetti

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