La città spugna è la risposta al rischio di inondazioni, siccità ed eventi estremi a cui siamo sempre più esposti a causa del cambiamento climatico. E le soluzioni basate sulla natura ci aiuteranno ad aumentarne la resilienza. La fotografia della situazione di sette grandi metropoli mondiali.
Per resistere al cambiamento climatico, adattarsi agli eventi estremi e mitigarne gli effetti, la nuova carta su cui gli urbanisti sono disposti a scommettere per difendere le città dai rischi di piogge intense, alluvioni e siccità, è rendere i centri urbani meno impermeabili e più porosi, con soluzioni basate sulla natura. A cominciare dalle metropoli. Come spiega uno studio realizzato da Arup: Global Sponge Cities Snapshot, che fotografa l’attuale capacità di assorbimento naturale o spugnosità di sette città nel mondo – Auckland (35%), Nairobi (34%), Singapore (30%), New York (30%), Mumbai (30%), Shanghai (28%) e Londra (22%) – realizzato grazie allo strumento digitale Terrain, che quantifica le aree verdi (prati e coperture arboree) e blu (ad esempio stagni o laghi) presenti in un centro urbano, rispetto alla quantità di edifici e superfici dure. La spugnosità di una città, che determina la resilienza alle variazioni climatiche e geologiche, è basata su tre fattori: la quantità di spazio blu e verde, il tipo di suolo e il potenziale di deflusso dell’acqua.
Auckland è la migliore metropoli spugna
Ad Auckland spetta il primo posto in classifica con una percentuale di spugnosità del 35% e l’indicatore delle superfici permeabili verde/blu al 50%. È soprattutto a questa percentuale che la città neozelandese deve il suo primato: le infrastrutture verdi sono presenti in abbondanza in tutta Auckland, con abitazioni che spesso includono giardini di buone dimensioni e grandi parchi urbani in tutto il centro abitato, seconda solo alla capitale del Kenya. Nairobi, con una spugnosità del 34% e superfici permeabili al 52%, è la città con la più alta percentuale di aree blu-verdi di tutte le città studiate e beneficia in particolare di prati. Nonostante questo, la metropoli è tutt’oggi sottoposta a rischio inondazioni, con conseguenti slum sommersi. Questo perchè il suolo è quello meno permeabile delle sette città prese in esame: il che fa sì che che l’acqua venga assorbita poco e defluisca nelle aree adiacenti. La spugnosità di Singapore, terza in classifica, si attesta al 30% e le superfici permeabili al 45%. Negli ultimi 50 anni, Singapore ha investito molto nel sistema di drenaggio e ha sviluppato infrastrutture blu e verdi in tutta la città per ridurre al minimo le inondazioni, nonostante un clima da foresta pluviale tropicale e una media mensile di precipitazioni di oltre 176 mm. La copertura arborea è maggiore di quella erbosa, paragonabile a quella di Mumbai o di New York. Un dato importante, poiché gli alberi hanno maggiore capacità di intercettazione delle piogge rispetto all’erba o ad altre superfici permeabili. In terza posizione anche Mumbai (spugnosità 30%, superfici permeabili verde/blu 45%) e New York (spugnosità 30%, superfici permeabili 39%). La megalopoli indiana affronta tra giugno e settembre la stagione dei monsoni, che portano la maggior parte delle precipitazioni annuali, e ha buone probabilità di essere colpita da eventi meteorologici estremi. Tuttavia, la città beneficia di una grande quantità di infrastrutture verdi, in particolare di copertura arborea, grazie a vaste aree boschive a nord-est e una grande quantità di alberi intorno agli edifici in tutto il conglomerato urbano. L’integrazione delle infrastrutture verdi nelle aree urbane conferisce alla città una certa resilienza alle tempeste, anche grazie a una tipologia di suolo permeabile, e agli effetti dell’isola di calore urbana. New York City è sottoposta alla crescente minaccia di inondazioni improvvise e eventi che vedranno livelli di precipitazioni molto più elevati in un breve lasso di tempo. Si prevede che la città debba affrontare un aumento del livello medio delle precipitazioni dal 4 all’11% e un innalzamento del livello del mare da 280 mm a 530 mm entro il 2050. È previsto inoltre una crescita del numero di uragani più intensi nel bacino dell’Atlantico settentrionale. I dati sulla permeabilità del suolo e i livelli di copertura arborea, maggiore rispetto alle altre aree verdi, sono mediamente buoni. Tuttavia, all’interno della città ci sono aree critiche, come il sud di Manhattan, dove le aree verdi sono nettamente inferiori.
Shangai e Londra sono vulnerabili alle inondazioni
Al quarto posto c’è Shanghai (spugnosità 28%, superfici permeabili verde/blu 33%), con un punteggio inferiore di Mumbai per la sua minore quantità di aree blu e verdi, nonostante abbia minori problemi di deflusso delle acque grazie a un tipo di suolo leggermente più permeabile. E tuttavia, nel 2012 Shanghai è stata considerata come una delle grandi città più vulnerabili alle inondazioni: si stima che un aumento di 3 gradi centigradi della temperatura del mare porterebbe allo spostamento di 14 milioni di persone. In quinta e ultima posizione Londra (spugnosità 22%, superfici permeabili verde/blu 31%). La capitale britannica è stata colpita di recente da inondazioni improvvise e nel 2021 ha registrato livelli di precipitazioni molto più elevati del solito. Con i cambiamenti climatici e l’innalzamento del livello del mare, si prevede che la frequenza di queste alluvioni lampo in futuro aumenterà, con conseguente rischio di inondazioni e mareggiate.