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Le città che puntano sulla natura per la qualità della vita

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WWF ha raccolto le esperienze di quattro grandi capitali europee in cui la natura e la biodiversità sono parte di un progetto di miglioramento urbanistico, di lotta alla crisi climatica e di empowerment dei cittadini.

La natura, lo dicono ormai tante ricerche, è fondamentale per una buona qualità della vita e contribuisce al mantenimento di un ottimo stato di salute. Oltre ad essere un formidabile mezzo per contrastare la crisi climatica e le sue conseguenze. Per questo le città, almeno le più avvedute, si stanno muovendo da tempo, utilizzando la natura anche per rafforzare i legami sociali e la cittadinanza attiva. Il WWF ha raccolto le esperienze di quattro città europee nel report “La Natura si fa cura”.

La rete ecologica urbana di Barcellona

Barcellona, grazie ad un piano strategico di sviluppo della rete ecologica urbana (Barcelona greenery and biodiversity plan) iniziato nel 2012, oltre ad aver aperto al pubblico alcuni spazi verdi privati, ha costruito e rafforzato i legami tra le diverse aree verdi cittadine. “Il risultato è una città in cui natura e urbanità convergono e si valorizzano a vicenda, con spazi verdi concepiti non come luoghi isolati ma come una vera e propria infrastruttura, con habitat connessi tra loro dove la natura è parte integrante del territorio, con funzioni ambientali e sociali” spiega il WWF. Per preservare questa rete ecologica sono stati indetti dei concorsi di idee ed è stato sviluppato un sistema di volontariato.

Parigi punta sull’educazione e il coinvolgimento dei giovani

Analogamente, la capitale francese, con il suo Plan biodiversitè Paris (2018-2020), ha puntato principalmente sul coinvolgimento dei cittadini, attraverso programmi di educazione e formazione. Obiettivo per il 2024 è rendere il 50% del territorio parigino oggetto di analisi o di inventari di biodiversità, con l’obiettivo di raggiungere il 100% nel 2030 e mettere i risultati a disposizione dei parigini. La biodiversità sarà motore di un vero fermento culturale, grazie all’organizzazione di mostre, dibattiti, eventi, e con l’istituzione del mese della biodiversità parigina. Si punta soprattutto sui giovani, dall’asilo all’Università, con la creazione di giardini pedagogici, lo sviluppo di scienze partecipative, la diffusione di kit didattici per animatori e docenti e la realizzazione di orti scolastici.

I parchi tascabili di Londra saranno messi in rete

A Londra esistono meno di 33 ettari di spazi aperti tra parchi e giardini, gran parte dei quali piccolissimi: i cosiddetti parchi tascabili, con superfici inferiori a 0,1 ettari. Il Biodiversity action plan è lo strumento pensato dall’amministrazione londinese per garantire che, nella progettazione urbana, le diverse specie e gli habitat siano compresi e considerati durante tutto il processo decisionale, per modellare ambienti di qualità con obiettivi e azioni coordinate. “Anche in questo caso – leggiamo nel report del WWF – si tratta di connettere la biodiversità attraverso reti pianificate, proteggendo e valorizzando gli habitat e le specie presenti”. Il Piano, inoltre, mira a coinvolgere i cittadini con attività di citizen science.

Ad Amsterdam la difesa della biodiversità contrasta il degrado urbano

Nel quartiere Kolenkit di Amsterdam, la difesa della biodiversità è diventata uno strumento per superare una situazione di crisi sociale e degrado. Nel quartiere più problematico d’Olanda – come è stato definito dopo i danni lasciati dalla crisi economica del 2008 – l’intervento del collettivo Cascoland ha permesso, in soli 6 mesi e con pochi fondi a disposizione, di rinsaldare il tessuto sociale recuperando spazi degradati e riutilizzando vuoti urbani: ad esempio, creando su aree pavimentate degli orti urbani. “Il messaggio di questa esperienza è universale – commenta il WWF – una società degradata non può avere rispetto per l’ambiente, e viceversa, una rete ecologica sana difficilmente potrà sussistere in un luogo degradato. Questi piccoli interventi hanno dimostrato che creando una cornice si ricompone la frammentazione sociale, grazie anche all’entusiasmo e alla partecipazione della comunità”.

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