Da villaggio di esploratori ad accampamento di balenieri e poi di minatori. Ny-Alesund è oggi un osservatorio del mondo, popolato da 50 ricercatori di 11 nazionalità diverse.
di Alberto Giuliani
“La nostra vita, qui, è scandita dall’umore dei ghiacci. La luce e il buio, il freddo e le nuvole sono gli orologi delle nostre giornate” racconta Marion, una ricercatrice francese della stazione artica di Ny-Alesund, nelle isole Svalbard. Un pugno di case gettate nel bianco e abitate da cinquanta ricercatori di undici nazionalità diverse. Una mensa comune, un bar gestito dagli stessi scienziati che apre solo il sabato sera e una pista di atterraggio ritagliata sul ghiaccio, dove due volte la settimana un piccolo volo della Kings Bay atterra con rifornimenti e viveri. Ogni mezzogiorno, Marion e il suo staff gonfiano di elio un grande pallone di lattice bianco. Ci appendono un trasmettitore e lo lasciano volare in cielo. “Il pallone sale per trenta chilometri, inviandoci un dato al secondo per due ore, prima di esplodere. Ripetiamo questo test ogni giorno per monitorare l’ozono, ma i dati peggiorano ogni volta” ammette. Ogni giorno gli scienziati di questo villaggio spediscono dispacci alle più importanti Università del mondo e, con numeri infinitesimali, testimoniano i cambiamenti globali del clima, per portare allo stesso tavolo i potenti del mondo.
Da villaggio di balenieri e minatori ad avamposto della ricerca scientifica
“Da qui possiamo vedere per primi quello che succederà al Pianeta. Ny-Alesund è l’avamposto dell’umanità” spiega Marion. Le prime case di questo remoto villaggio furono costruite dagli esploratori che cercavano di attraversare il Polo, per aprirsi un passaggio a Nord-Est. Divenne col tempo accampamento di balenieri, poi base militare e infine miniera di carbone, la più grande della regione artica. Fino agli anni ’80 quando, contro ogni profitto, il Governo decise di invertire la rotta e trasformare quella terra ferita in una risorsa preziosa per la ricerca scientifica e il futuro del mondo. Le baracche maleodoranti furono ristrutturate e consegnate ai primi ricercatori che arrivavano da Cambridge e Tromsø. Otto persone in tutto, che passarono qui il primo inverno di una nuova sfida. Negli anni seguenti arrivarono scienziati dalla Louisiana, dalla Danimarca e dalla Francia. L’Ente Spaziale Europeo costruì un centro di ascolto dello spazio, per comunicare con le missioni marziane e cercare la vita su altri pianeti. Intanto il clima sulla Terra cambiava, anche se ancora non ne avevamo la misura, e Ny-Alesund veniva scelto come osservatorio del mondo.
In guerra contro il cambiamento climatico
Tra i ghiacci polari le vicende umane appaiono insignificanti, eppure il valore che questo luogo ha assunto, per il mondo intero, dimostra che nessun’altra scelta sul destino di questo villaggio potrebbe essere stata più utile e lungimirante. Nell’ultimo decennio le missioni scientifiche a Ny-Alesund si sono moltiplicate. Ogni settimana arrivano nuovi ricercatori, per combattere una guerra che non può essere persa. “Il rigore scientifico” spiega Marion, “non concede a noi ricercatori la verità assoluta sulle cause dei fenomeni che osserviamo. L’unica certezza è che il clima del mondo sta cambiando, più in fretta di quanto ci si possa immaginare. Per il bene dei miei figli posso solo augurarmi che il futuro del mondo sia diversamente bello”.