La ruggine del grano rappresenta ad oggi una delle sfide più pressanti nel settore agricolo, poiché si tratta di una seria malattia che minaccia la produzione di uno dei cereali più importanti per l’alimentazione umana. Questa patologia, causata da alcuni tipi di funghi del genere Puccinia, colpisce le coltivazioni di grano, compromettendo rendimenti e qualità del raccolto. Vediamo dunque da che cosa è provocata più nel dettaglio, quali sono le sue conseguenze e infine quali tipi di soluzioni possiamo pensare di applicare ai raccolti per liberarcene.
Indice
- I tre tipi di ruggine del grano
- La ruggine bruna
- La ruggine gialla
- La ruggine nera
- Perché la ruggine del grano è pericolosa
- Le soluzioni possibili
I tre tipi di ruggine del grano
Esistono essenzialmente tre tipi di ruggine: quella bruna, quella gialla e quella nera.
La ruggine bruna
La ruggine bruna, comunemente nota come “ruggine punteggiata”, rappresenta la forma più diffusa tra le tre tipologie di ruggini che sono in grado di colpire il frumento. Pur essendo meno pericolosa rispetto alle altre varianti, questa malattia può provocare danni significativi sulle varietà più sensibili, sia in termini quantitativi che qualitativi. La sua comparsa avviene in primavera e si concentra principalmente sulle foglie.
Nel corso della stagione primaverile è possibile riconoscere la presenza della ruggine bruna grazie ad alcune pustole polverulente dal caratteristico colore bruno-rossiccio. Tali pustole, rotondeggianti e dal diametro di circa 1-2 mm, si distribuiscono in modo irregolare sulla superficie delle foglie colpite. Le pustole, note come uredosori, contengono numerose uredospore, che svolgono un ruolo chiave nella diffusione dell’infezione da una pianta all’altra. Nel passaggio dalla primavera all’inizio dell’estate, si sviluppano sulla pagina inferiore delle foglie colpite anche altre pustole più piccole e nerastre, chiamate teleutosori. Questa infezione colpisce principalmente le foglie, ma in determinate condizioni e su varietà molto sensibili può estendersi anche alle guaine e al culmo. A causare la ruggine del grano bruna è un particolare tipo di fungo denominato Puccinia recondita f.sp. tritici, un Uredinale eteroico che completa il suo complesso ciclo biologico su ospiti diversi, con la produzione di spore di svariati tipi. Ad ogni modo, sembra che nel nostro Paese l’ospite secondario svolga un ruolo relativamente limitato, e il patogeno vive principalmente sull’ospite primario, ovvero il frumento, alternando le fasi uredosporica e teleutosporica.
La ruggine gialla
La ruggine gialla è nota anche con il nome di “ruggine striata” a causa della disposizione caratteristica delle pustole, e si differenzia nettamente dalla ruggine bruna. Si configura come la forma iniziale di ruggine che si manifesta all’inizio della primavera, sebbene la sua comparsa non sia un evento regolare in ogni annata. In alcune circostanze, se lasciata senza controllo, può rapidamente evolvere in epidemie gravi, causando significative perdite nella produzione in poche settimane.
La ruggine nera
Il terzo e ultimo tipo, la ruggine nera, è senza ombra di dubbio quella più pericolosa. In questo caso i segni della patologia si manifestano prevalentemente a livello del fogliame, ma interessano anche fiori e frutti, manifestandosi sotto forma di aree giallastre da cui emergono piccole pustole nere puntiformi, conosciute come picnidi. Questi sono seguiti, a breve distanza, dalla comparsa di piccole escrescenze dal colore arancione a forma di scodella, denominate ecidi. La trasmissione dell’infezione dal suo ospite secondario al grano è attribuibile all’azione delle ecidiospore.
Perché la ruggine del grano è pericolosa
Se attaccata in maniera seria dalla ruggine del grano, la relativa pianta non riesce più ad effettuare correttamente la fotosintesi, senza contare le perdite d’acqua di cui può soffrire a causa delle lacerazioni provocate dalla malattia. In queste condizioni, le piante possono seccarsi e ridurre in maniera significativa la loro produzione di granella.
Il proliferare delle ruggini è solitamente favorito dall’alternanza di periodi freschi e momenti più caldi e secchi: di recente i danni maggiori sono stati causati nel nostro Paese soprattutto dalla ruggine gialla, ma anche quella nera ha avuto un ruolo importante nel peggioramento delle condizioni delle colture, in questo secondo caso soprattutto nel Meridione.
Le soluzioni possibili
Per nostra fortuna abbiamo a disposizione una serie di validi strumenti che ci permettono di combattere contro questa vera e propria piaga delle colture. Ad oggi esistono infatti ben 96 fungicidi efficaci per la gestione delle septoriosi e di altre patologie simili che colpiscono i cereali.
Tra questi, i triazoli svolgono un ruolo essenziale, con ben sei diverse sostanze attive, tra cui bromuconazolo, metconazolo, protioconazolo, mefentrifluconazolo, tebuconazolo e tetraconazolo. In particolare, tebuconazolo e tetraconazolo sono ampiamente impiegati contro le septoriosi e le ruggini, con 24 formulati su 96 che contengono tebuconazolo e 13 basati su tetraconazolo.
All’interno delle soluzioni fitosanitarie per i cereali, rientrano anche le strobilurine, come per esempio l’ azoxystrobin e il pyraclostrobin, quest’ultimo disponibile anche in combinazione con un prodotto come il fluxapyroxad. L’uso di miscele risulta particolarmente raccomandato nell’ambito della coltivazione dei cereali, poiché la Septoria mostra una particolare propensione a sviluppare facilmente fenomeni di resistenza. In questo contesto, sul mercato sono disponibili miscele a due o tre elementi, in cui un triazolo è associato ad altre molecole con differenti meccanismi di azione: alcuni esempi sono il bixafen, fluopiram, isopyrazam, spiroxamina, il benzovindiflupyr o ancora lo zolfo.