Da quartiere industriale la Confluence è diventata un vero e proprio distretto sostenibile e innovativo. Dove i cittadini partecipano alla progettazione degli spazi.
Il quartiere della Confluence a Lione è una penisola nata dall’incontro dei fiumi Rodano e Saona, da sempre adibita alle attività industriali, portuali e commerciali, che integra oggi modernità e tradizione. Dopo il declino della vecchia industria, negli anni Novanta, il quartiere ha vissuto una profonda trasformazione, portata avanti con il coinvolgimento della comunità. In quegli anni, infatti, l’approvazione di tre leggi (tra cui la legge Voynet) in tema di pianificazione territoriale prescrivono un’ampia concertazione dei progetti e vincolano le amministrazioni francesi al dialogo con i cittadini. La Confluence, grazie ad un’urbanistica partecipata, diventa un distretto intelligente e sostenibile.
Comunità in primo piano
Allo scopo di facilitare ascolto e scambio di informazioni, nel 1999 nasce la Maison de la Confluence, un luogo di incontro con il pubblico, dove il Comitato di monitoraggio partecipativo raccoglie le parti interessate alla governance socio-economica e culturale della zona. Gli spazi pubblici sono oggetto di continua consultazione, durante tutta la progettazione. Nel 2011 ad esempio sono stati condotti seminari di consultazione per lo sviluppo delle piazze Camille – Georges e Renee – Dufourt; o per le Rives de Saône. L’Osservatorio abitativo si occupa invece di raccogliere le opinioni dei residenti sulla condizione abitativa, con l’obiettivo di allinearla alle aspettative e, in generale, di comprenderne meglio gli stili di vita e le necessità degli utenti del quartiere. Infine, alla Maison de la Confluence vengono organizzati laboratori per giovani e scuole, con l’obiettivo di accrescerne la consapevolezza sui processi partecipativi e sulle problematiche sociali e ambientali della città.
Architettura innovativa
Il lavoro sul piano di urbanizzazione inizia nel 1995, insieme alle prime consultazioni cittadine con il laboratorio Millenaire 3. Il progetto prevede due aree di sviluppo: una zona caratterizzata da architetture contemporanee e azzardate, con giardini e passeggiate; un’altra più conservativa, in continuità con l’identità storica del quartiere del mercato. Tutti gli edifici sono realizzati con grande attenzione al recupero idrico e alle prestazioni energetiche. Alcuni rientrano nel quadro di investimenti per il futuro del Rhone-Alpes regional Council e della French Environment and Energy Management Agency, per la costruzione di edifici a energia zero su tutto il territorio francese. In parte i finanziamenti arrivano dai fondi europei, in parte da investitori internazionali. La Confleunce attira le grandi firme dell’architettura internazionale. Diventa un vero e proprio laboratorio di rigenerazione urbana. Il Musees de Confluences firmato dallo studio di architettura austriaco Coop-Himmelblau, è l’edificio simbolo del quartiere. È una costruzione futuristica in metallo e vetro, sospesa come una nuvola: riproduce un sistema di scatole chiuse che si intersecano, invitando a scoprire la confluenza tra i diversi saperi. Il Cube orange, disegnato dallo studio Jakob + McFarlane architects, è un palazzo cubico fluorescente, con un grande buco rotondo in un angolo superiore che consente il passaggio di aria e luce e un livello di efficienza termica molto elevato. L’italiano Massimiliano Fuksas è l’autore dell’edificio Ilot B, affacciato direttamente sul porto e ispirato ad una serie di container sovrapposti, per rendere omaggio al lavoro dei portuali. Infine la Sucrerie è una vecchia raffineria costruita intorno agli anni 30, riconvertita in uno spazio d’arte dove espongono gli artisti della Biennale d’Arte di Lione. Ogni due anni, in occasione dell’evento, la facciata cambia colori e disegni.