Stanziati quasi 5 milioni di euro dalla Regione Piemonte per interventi di bonifica in tre Siti di Interesse Regionale in Provincia di Torino.
Ciriè, Givoletto e Rivalta di Torino. La Regione Piemonte ha messo a disposizione 4 milioni e 636mila euro per intervenire sui siti inquinati di questi tre Comuni dell’hinterland torinese, compromessi da un lungo periodo di industrializzazione, caratterizzato da assenza di normative in tema di smaltimento dei rifiuti e conoscenza ancora limitata degli impatti ambientali. Per la precisione 1,8 milioni sono destinati alla ex Lerifond di Givoletto; 1,84 milioni all’ex Oma ed ex Chimica Industriale di Rivalta di Torino e oltre 995mila euro all’ex Interchim di Ciriè.
Situazioni stratificate
A Cirie’ negli anni Venti prese il via l’attività dell’Ipca (Industria Produzione Coloranti all’Anilina) per la produzione di coloranti derivati appunto dall’anilina e da altre ammine (composti organici contenti azoto ndr). Il territorio è divenuto un caso nazionale per la morte di oltre 160 lavoratori per patologie cancerogene riconducibili agli effetti delle ammine aromatiche sull’organismo. Con la chiusura della fabbrica, alla fine degli anni Settanta, il sito venne diviso in due parti: una acquistata dall’Interchim per produrre coloranti e l’altra da una società immobiliare, destinata ad attività industriali e artigianali. Nell’area sono presenti impianti industriali in stato di abbandono ed è stata rilevata una contaminazione dei terreni da metalli, idrocarburi e ammine aromatiche. Ma, ancora più preoccupante, sono risultate contaminate da solventi clorurati le acque sotterranee. Per effetto del deflusso naturale della falda, la contaminazione può migrare a valle del sito, richiedendo quindi priorità di azione.
La contaminazione del sito di Givoletto deriva, invece, dalla presenza di scarti della produzione di leghe di alluminio e gli interventi sono finalizzati alla messa in sicurezza dell’area.
A Rivalta di Torino, emergenza Torrente Sangone
La società Chimica Industriale di Rivalta di Torino svolgeva attività di recupero dei rifiuti mediante distillazione di solventi esausti. Mentre la Oma rigenerava oli usati mediante trattamento a caldo con acido solforico, producendo melme acide oleose che venivano smaltite in una discarica realizzata sul greto del Torrente Sangone, immediatamente a monte dell’impianto. La società era anche stata autorizzata a incenerire i rifiuti provenienti dalla propria attività di trattamento oli, oltre quelli provenienti da terzi.
Dopo la cessazione dell’attività è stata rilevata la presenza di rifiuti pericolosi in aree esondabili, impianti industriali in abbandono contenenti amianto, idrocarburi nei terreni e contaminazione della falda per chilometri, a valle degli stabilimenti. Così è stata messa a punto una progettazione per fasi, la prima delle quali prevede opere di difesa spondale sul Torrente Sangone per evitare fenomeni di erosione durante gli eventi di piena, che possano portare al dilavamento dei rifiuti e alla diffusione della contaminazione da idrocarburi.