La carbon farming initiative è una grande opportunità per gli agricoltori e un passo verso la sostenibilità globale.
La carbon farming initiative è un approccio innovativo che mira a trasformare le pratiche agricole in strumenti per la cattura e lo stoccaggio del carbonio atmosferico, contribuendo così alla riduzione delle emissioni di CO₂. Attraverso tecniche specifiche, gli agricoltori possono aumentare il “sequestro di carbonio” nei suoli e nella vegetazione, generando al contempo crediti di carbonio commerciabili.
Vediamo quindi nel dettaglio cos’è il carbon farming, come funziona una carbon farm e qual è la posizione dell’Italia nel mercato della CO₂.
Cosa sono le carbon farming?

A oggi l’agricoltura è responsabile di circa il 10% delle emissioni di gas serra a livello globale, con un impatto significativo quindi sui cambiamenti climatici. Ed è qui che entra in gioco il carbon farming. Cos’è il carbon farming quindi?
Come si legge in un estratto sul tema pubblicato su Agronotizie, la rivista online specializzata nel settore agro-alimentare, la “coltivazione del carbonio” è un insieme di pratiche agricole progettate per aumentare la capacità dei suoli e delle biomasse di immagazzinare il carbonio dall’atmosfera. Questo approccio sfrutta la naturale capacità delle piante di assorbire l’anidride carbonica (CO₂) durante la fotosintesi e di immagazzinarla nel suolo sotto forma di sostanza organica. L’obiettivo principale è ridurre la concentrazione di CO₂ nell’atmosfera, contribuendo così a mitigare il riscaldamento globale.
Le pratiche di carbon farming includono:
- Forestazione e riforestazione: piantumazione di nuove foreste e ripristino di quelle degradate per aumentare la biomassa vegetale che immagazzina carbonio.
- Agroforestazione: integrazione di alberi e arbusti nei sistemi agricoli tradizionali, combinando colture e/o allevamento con vegetazione legnosa sullo stesso terreno.
- Cover crop: utilizzo di colture di copertura per proteggere il suolo dall’erosione e aumentare il contenuto di carbonio organico nei suoli seminativi degradati. Tra queste senape, rafano, favino, trifoglio e non solo.
- Minimum tillage o no-tillage: riduzione o eliminazione della lavorazione del terreno per preservare la struttura del suolo e aumentare la sua capacità di stoccaggio del carbonio.
- Ripristino di torbiere e zone umide: interventi per conservare e aumentare gli stock di carbonio esistenti in questi ecosistemi altamente efficienti nel sequestro del carbonio.
Queste pratiche non solo contribuiscono alla riduzione dei gas serra, ma migliorano anche la fertilità del suolo, la biodiversità e la resilienza degli ecosistemi agricoli.
Come funziona una carbon farm?

Una carbon farm è un’azienda agricola che adotta specifiche pratiche per massimizzare l’immagazzinamento del carbonio nel suolo e nella biomassa. Il funzionamento di una carbon farm si basa su diversi passaggi chiave:
- Implementazione di pratiche sostenibili: l’agricoltore adotta tecniche come quelle menzionate in precedenza (ad esempio, cover crop, no-tillage, agroforestazione) per aumentare la capacità del suolo e delle piante di sequestrare carbonio.
- Monitoraggio e misurazione: è essenziale quantificare accuratamente la quantità di CO₂ immagazzinata. Questo può essere fatto attraverso tecniche di monitoraggio del suolo e della biomassa, spesso supportate da strumenti tecnologici avanzati come l’intelligenza artificiale e i dati satellitari.
- Certificazione: un ente terzo indipendente verifica e certifica la quantità di carbonio sequestrato dall’azienda agricola. Questa certificazione è fondamentale per garantire la credibilità e la trasparenza del processo.
- Generazione di crediti di carbonio: la quantità di CO₂ sequestrata viene convertita in crediti di carbonio, che rappresentano unità commerciabili sul mercato del carbonio. Un credito di carbonio corrisponde tipicamente a una tonnellata di CO₂ sequestrata.
- Vendita dei crediti: gli agricoltori possono vendere questi crediti ad aziende o enti che desiderano compensare le proprie emissioni di CO₂, creando così una nuova fonte di reddito.
Questo modello offre agli agricoltori l’opportunità di diversificare le proprie entrate, contribuendo al contempo agli sforzi globali di mitigazione del cambiamento climatico.
L’intelligenza artificiale gioca un ruolo cruciale nell’evoluzione del carbon farming. Questo grazie all’analisi dei dati provenienti dai sensori IoT che consentono di avere informazioni dettagliate sullo stato del suolo e delle colture, facilitando scelte più accurate. Inoltre, la modellazione predittiva consente di pianificare strategie a lungo termine per migliorare e massimizzare il sequestro del carbonio. L’intelligenza artificiale supporta anche il monitoraggio continuo e la verifica dei progressi, garantendo dati affidabili per la rendicontazione della sostenibilità.
Come si muove l’Italia sul mercato della CO₂?
L’Italia sta mostrando un crescente interesse verso il carbon farming e il mercato dei crediti di carbonio. Diverse iniziative e progetti pilota sono stati avviati per promuovere pratiche agricole sostenibili e integrare gli agricoltori nel mercato del carbonio, come sancito dalla Carbon Farming Iniative della Commissione Europea nel 2021. Questa prevede di avviare iniziative pilota a livello locale, anche nell’ambito degli “eco-schemi” previsti dalla Politica agricola comune (PAC), per poter individuare criticità e buone pratiche da replicare su più ampia scala. Secondo la Commissione Europea, ci sarà un guadagno tra i 38 e i 58 miliardi per gli agricoltori europei.
Ad esempio, il progetto Life C-Farms finanziato dal programma LIFE dell’Unione Europea è un’iniziativa italiana che mira a sviluppare e implementare pratiche di carbon farming in diverse regioni del paese. Questo progetto coinvolge agricoltori, ricercatori e istituzioni locali per promuovere tecniche agricole sostenibili e creare un modello replicabile in altre aree.
Inoltre, la Rete Rurale Nazionale (RRN) ha proposto una metodologia per implementare un sistema di certificazione distrettuale per il carbon farming. Questo schema prevede la creazione di un mercato volontario del carbonio a livello regionale, dove i crediti di sostenibilità vengono prodotti principalmente attraverso l’implementazione di pratiche agroforestali e venduti agli allevatori.
A livello europeo, l’Italia partecipa attivamente alle discussioni sulla definizione di schemi di remunerazione per le pratiche di sequestro del carbonio nel suolo. Tuttavia il mercato del carbon farming in Italia è ancora in fase di sviluppo e presenta alcune sfide significative. Tra queste, vi è la necessità di definire metodologie standardizzate per la misurazione e certificazione del carbonio sequestrato, oltre alla creazione di un quadro normativo chiaro che possa incentivare gli agricoltori a investire in queste pratiche.
Un altro elemento cruciale è la domanda di crediti di carbonio da parte delle aziende. Alcune grandi imprese italiane, soprattutto nel settore agroalimentare e dell’energia, stanno iniziando a investire in progetti di carbon farming per compensare le proprie emissioni e migliorare il proprio profilo ESG (Environmental, Social, Governance). Tuttavia, per garantire un mercato solido, è essenziale un maggiore coinvolgimento delle istituzioni pubbliche e del settore privato.
Un passo importante è stato fatto con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevede fondi per promuovere pratiche di agricoltura sostenibile, tra cui il carbon farming. Inoltre, l’Italia partecipa a diverse iniziative europee che mirano a sviluppare strategie comuni per integrare il sequestro del carbonio nei sistemi agricoli, rendendo questa pratica economicamente sostenibile per gli agricoltori.
Nel complesso, il carbon farming rappresenta una grande opportunità per l’Italia, sia in termini di mitigazione climatica che di sviluppo economico per il settore agricolo. Tuttavia, il successo di questa iniziativa dipenderà dalla capacità di creare un mercato trasparente ed efficiente, in grado di garantire benefici concreti per agricoltori, aziende e l’intero ecosistema ambientale.