Grazie alla capacità di assorbire i metalli pesanti, la canapa è sempre più preziosa nel fitorisanamento, una tecnica che utilizza le piante per la decontaminazione dei terreni.
Le proprietà della canapa hanno convinto il Parlamento italiano ad approvare una legge, la 242 del 2016, per sostenerne la coltivazione. Questa coltura permette di ridurre l’impatto ambientale in agricoltura, la desertificazione e la perdita di biodiversità. Non ultimo, è altamente efficace nella decontaminazione dei terreni grazie alla sua capacità di assorbire e biodegradare le sostanze inquinanti: soprattutto piombo, cromo, zinco, cadmio, rame, nichel, arsenico, cobalto, rame e ferro.
Da Taranto alla Terra dei Fuochi
La canapa è stata utilizzata in siti conosciuti per il loro profondo stato di degrado e contaminazione, come il complesso siderurgico di Taranto, l’area Caffaro di Brescia, la Terra dei Fuochi in Campania e nei siti minerari del Sulcis Iglesiente in Sardegna. Punti di forza nell’utilizzo di questa pianta sono la sua facile gestione, economica e sostenibile, perché cresce senza grande consumo di acqua e può fare a meno di fitofarmaci, grazie alla sua resistenza alle malattie. Non solo: si adatta bene ad ogni clima e terreno, ha un impatto ambientale minimo perché si accontenta di un’aratura poco profonda, cresce bene con i concimi naturali e può essere utilizzata come coltura da rotazione. Andando a spulciare la carta d’identità della canapa si scoprono anche altre caratteristiche: la bassa emissione di gas a effetto serra per unità di biomassa prodotta; la grande capacità di assorbire, grazie al suo rapido ciclo vitale (3-4 mesi), la CO2 ma anche l’ossido di azoto e l’ozono. La canapa viene utilizzata nel trattamento delle acque, grazie a nuovi prodotti come i bio-assorbenti, che realizzano una vera e propria estrazione di inquinanti grazie all’adsorbimento: un metodo fisico – chimico di separazione, in cui le sostanze presenti in un liquido si legano alla superficie di un materiale solido.Assorbendo grandi quantità di inquinanti, la canapa a sua volta si contamina, creando il problema del suo smaltimento. Tra le possibili soluzioni c’è quella di trasformarla in biomassa da utilizzare per la produzione di energia nelle centrali termoelettriche.